Giulio aprì con notevole sforzo la palpebra sinistra, poi lentamente anche l’altra. Il dolore gli era addosso per tutto il corpo e non si poteva muovere. Intorno vide la luce fredda delle lampade, numerose, e uomini, no… anzi, medici, dedusse dai camici verdi e dalla mascherina al volto.

Da dove veniva? Poc’anzi aveva gli occhi chiusi e si trovava in un luogo bellissimo, mai visto; sconosciuti anche i colori, l’aria, la vegetazione, uno sfondo irreale. Innanzi tutto il cielo: riusciva a toccarlo con la mano e ne ricavava un calore dolce, ancora più della carezza di un bimbo. La luce era come quella di una giornata di sole, vista, però, con gli occhiali scuri; la gente sembrava non conoscersi, camminava leggera, ma veloce, sembrava alzarsi da terra. Intorno non c’era nessun odore, nessun profumo, solo tanto azzurro e bianco. Anche gli abiti erano diversi, tutti indossavano vestiti lunghi fino a terra, di stoffe mai viste, soffici, trasparenti e colori pastello. Il suo corpo non avvertiva nessun dolore, ma neanche emozioni. Non pensava a niente, osservava e basta.

Il Dottor Carlo Giorgi avvicinandosi a Giulio:- E’ con noi ? Ce l’ha fatta, sa? Temevano…, ma abbiamo avuto fortuna.-

Giulio non ricordava niente, a parte i giorni di nausea in Ufficio e i colleghi che gli dicevano:

-Giulio non sarai incinto?- Dai sarà la nuova forma di influenza, però, che brutto colore ha il tuo viso! Fossi in te mi farei qualche lampada…-

Scherzavano, fra una pausa e l’altra. Era uno Studio allegro, quello…

Poi non ricordava più niente. Tutto annientato nella sua testa.

Il Dottor Fabrizio Mugnaini si avvicinò anche lui e sorridendo gli disse: – Non ricorda vero? Coma epatico, travaso di bile, transaminasi alle stelle, epatite A, avvelenamento del fegato! Abbiamo temuto di perderla. Ha per caso mangiato pesce crudo? Non lava le verdure?-

Giulio pensava che costui dovesse  essere “fuori di testa” a causa  della stanchezza. Pranzava al solito bar vicino all’ufficio con gli altri colleghi, ma il pesce crudo poi…., le verdure? Sempre cotte. Epatite A? Poi cadde nuovamente nel sonno. Ed ecco di nuovo quella luce particolare, sconosciuta. Ora però non gli piaceva più, voleva stare sveglio, voleva vedere il volto dei medici e degli infermieri, voleva sapere. Sentiva una grande confusione intorno, un vociare, gli dava fastidio e non riusciva ad aprire gli occhi. Poi udì di nuovo la voce dei medici.

– Sbrigati, lo perdiamo di nuovo. Si… di nuovo la flebo! Forza, apri, chiudi, boia… Com’é possibile, era con noi….-

Poi il silenzio.

Quando Giulio riaprì gli occhi, aveva più cannelli di prima, ma gli pareva di essere sveglio e presente.  Provò a muovere le gambe da sotto le coperte, sentì una fatica enorme. La sua bocca era amara, ma gli occhi erano sempre più aperti e guardavano quella luce delle lampade con confidenza e riconoscenza. Avrebbe voluto essere in mezzo al traffico, riassaporare quel nervosismo al semaforo rosso quando era in ritardo ad un appuntamento, o l’intolleranza ad una giornata afosa e irrespirabile; tutto andava bene, purché fosse vita.

Poi udì i due medici ed i loro discorsi:

– Che nottata! Guarda Fabrizio io me ne vado a letto, fino a domani sera non voglio vedere proprio niente di -verde-.

– Beh, Carlo, io invece vado a perdermi nel verde degli occhi di Moira… e lì, rimango.

– Codesto é tutto un altro tipo di “verde”: Ti consiglio però di berti  subito un bel caffè bollente… Stasera a quello lì é andata di lusso.-

Il “lusso”, Giulio non lo conosceva, ma con quella parola “stasera” si era vestita la sua stessa vita. Si addormentò sereno, chiudendo le palpedre, mentre la quiete vellutata del buio lo accolse cullandolo dolcemente, poi allentò ogni tensione, respinse ogni paura e un miliardo di candele illuminarono la sua mente.

Nei momenti di solitudine, l’incantesimo dell’animo é un aspetto della felicità.

 

11 commenti su “Oltre la luce fredda”
  1. bella e valida questa riflessione sulla precarietà della vita.
    io credo che vivere sia un insieme di coincidenze fortuite che portano poi a quell’unico che siamo e su questo non riflettiamo quasi mai, se non quando corriamo il rischio di perder tutto.
    del resto l’uomo ama gli eccessi: civiltà costruite sulla morte e altre che allegramente la ignorano.
    eppure noi siamo qui, fragili e delicati…
    ciao
    anna

  2. X Anna
    Grazie carissima. Nella “passerella” della vita a volte si inciampa, rialzarsi, ci rende consapevoli di quanto tu sopra hai commentato…
    sandra

  3. Quante volte si vive? Diceva Paul in 21 grammi…
    21 grammi è il peso che si perde quando si esala l’ultimo respiro…
    ma quanto si perde e quanto si guadagna… in quei 21 grammi..?
    f.

  4. Cara Sandra, va precisato che l’epatite A tra le epatiti è quella più benigna, quindi mi sembra un po’ esagerata la reazione nel tuo racconto, comunque è molto bello e soprattutto mette in mostra di quando a volte i medici siano così poco delicati nei confronti dei problemi dei loro pazienti

  5. Cara Chiara, so benissimo che l’epatite A é quella meno grave, praticamente si tratta della vecchia itterizia, ma ti garantisco, che quando le transaminasi sono alle stelle, il fegato diventa grosso come una casa, lo so per esperienza, fidati, anche se lavori in Ospedale, queste cose succedono, fortuna che qualche volta si raccontano….
    Nella mia scrittura spesso si amalgama realtà e fantasia, ma il capriccio del -a caso-, mai.

    Grazie della lettura.
    Sandra

  6. Scusa Sandra, ma credo che quando si trattano argomenti come la salute bisogna essere precisi ma qui cade la mia deviazione professionale le transaminasi sono alte ed è normale quando si parla di epatiti mi sembrava eccessivo parlare di coma epatico per un’epatite, ma scusa ma da infermiera era chiaro che non potessi accettare una digressione così poco verosimile, comunque il tuo scritto mi è piaciuto

  7. X Chiara
    scusa se insisto Chiara, forse non hai letto il mio precedente commento. Lo so che lavori nell’ambiente medico, so che sei anche molto giovane, allora ti ribadisco che nel 1980 é accaduto quanto ho raccontato. Nessuno meglio di me scriverebbe una cosa inverosimile su questo campo, credimi.
    Son contenta che comunque ti sia piaciuta.
    Un saluto.
    Sandra

  8. Caro Frank, grazie della lettura e del commento.
    21grammi sono veramente pochi, li potrei anche regalare alla Sinora in Nero, però in quei 21 grammi ci sono tantissime particelle della mia/nostra essenza, vita, sofferenza, anima, testa, cuore…, troppa roba…., che se li prendesse più tardi possibile…, siamo animali disposti alla lotta….
    sandra

  9. Cara Sandra, la vita si apprezza quando si sta per perderla, infatti il tuo personaggio rimpiange persino il nervosismo del traffico nell’ora di punta, se tutti, ci ricordassimo, ogni tanto, di come è precaria la vita, forse l’apprezzeremmo di più, nelle sue piccole cose di ogni giorno. Comunque, mi è piaciuta molto, questa lettura, e come sempre, è una piccola lezione di vita. Brava Sandra, e grazie per i tuoi scritti sempre così piacevoli da leggere. Un abbraccio da Betta

  10. Grazie Betta, per soffermarti sempre a leggermi e per il gradito commento. Gli episodi di vita, in genere, invitano alla riflessione, piacevole o meno…
    Un saluto.
    Sandra

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