Il Pianeta Terra è la nostra culla. Noi adulti dovremmo garantire il minimo di dignità e sopravvivenza almeno ai cuccioli della nostra stessa specie nel Mondo le cui condizioni rappresentano il risultato del nostro intelligente operato. (Salvatore Castaldo)
Nel mondo ci sono 2,1 miliardi di bambini, il 36% della popolazione mondiale, ogni anno nascono 132 milioni di bambini, di questi il 33% non viene denunciato alla nascita, non ha quindi un’identità, può diventare facile preda di traffici illeciti, adozioni illegali, traffico d’organi, sfruttamento lavorativo sino alla vera e propria schiavitù, abuso sessuale. Chi non esiste non può avere diritti! 10 milioni di bambini (il 13% del totale dei nati) sotto i 5 anni muoiono ogni anno per malattie evitabili e per malnutrizione. Praticamente per fame, per sete e mancanza di semplici antibiotici. Il 18% dei bambini non ha accesso all’acqua potabile ed il 39% vive in zone prive di impianti igienici o fognari. 14 milioni di ragazzi al di sotto dei 15 anni sono sieropositivi (l’80% di essi vive in Africa, in Europa il triste primato spetta ai bimbi rumeni: 3000 infetti). Esistono nel mondo 300.000 bambini soldato e si stimano 250 milioni di bambini lavoratori, spesso in stato di schiavitù vera e propria nelle piantagioni africane o nelle cave di pietra e nelle fornaci dell’America latina. In India i bambini lavoratori producono il 23% del prodotto interno lordo e guadagnano in media 150 vecchie lire al giorno, ma non dimentichiamo i circa 500.000 bambini che lavorano in Italia, impiegati soprattutto nell’industria dell’imitazione ed in agricoltura. Il lavoro infantile perpetua lo stato di povertà, perché impedisce la frequenza scolastica, quindi l’istruzione e la possibilità di riscatto. 130 milioni di bambini in età scolare non ha accesso alla scuola (73 milioni sono femmine) ed ancora milioni di bambini usufruiscono di scadenti condizioni di apprendimento. Ogni anno almeno 1 milione di bambine è avviato e costretto alla prostituzione per un giro di affari di diversi miliardi di dollari. Il 4,1% dei bambini tailandesi è coinvolto nel commercio sessuale, tale commercio è in netto aumento nelle Filippine, in Cambogia ed in Cina. Per quanto riguarda l’America Latina ed i paesi caraibici è in pieno sviluppo il turismo sessuale, in ascesa pure nei paesi dell’Est europeo. Poche le notizie dall’Africa, dove la prostituzione infantile e la prostituzione in genere sono favorite dall’estrema povertà. Dagli enunciati alla realtà la distanza è enorme, ma molti progressi sono stati fatti e sicuramente la globalizzazione intesa come conoscenza reciproca ed evidenza delle diverse realtà, non ammette di ignorarle e quindi impone di proseguire nella strada della risoluzione dei problemi dei bambini nel mondo.
Da: “La condizione dell’infanzia nel mondo 2004”.
Milioni di bambine sono tagliate fuori dal processo di sviluppo, con gravi conseguenze anche per il futuro dei loro stessi Paesi. Gli sforzi compiuti nel campo dello sviluppo internazionale hanno finora prodotto effetti decisamente inadeguati per ciò che riguarda la condizione di bambine e adolescenti, lasciando centinaia di milioni di donne e bambine prive d’istruzione. La Condizione dell’infanzia nel mondo 2004 rivela che le bambine alle quali viene negata l’istruzione sono le più vulnerabili alla povertà, alla fame, alla violenza, agli abusi, allo sfruttamento e al traffico di esseri umani; corrono maggiori pericoli di morire durante il parto e sono a più alto rischio di contrarre malattie, incluso l’HIV/AIDS. Secondo il rapporto UNICEF, però, l’istruzione delle ragazze produce in positivo un impatto altrettanto notevole: divenute madri, le donne istruite hanno maggiori possibilità di mantenere i figli in salute e di garantire loro, siano bambini o bambine, il completamento degli studi.
La regione che necessita di maggiori aiuti è l’Africa sub-sahariana, dove il numero di bambine ogni anno escluse dalla scuola è aumentato da 20 milioni nel 1990 a 24 milioni nel 2002. L’83% delle bambine senza accesso alla scuola vive nelle tre regioni dell’Africa sub-sahariana, Asia meridionale, Sud-est asiatico.
“Per un bambino la mancanza di istruzione non solo limita le sue potenzialità come individuo, ma riduce drammaticamente le prospettive che, una volta divenuto adulto, i suoi figli siano in grado di sfuggire a una vita di povertà e sofferenze” – ha sottolineato Carol Bellamy, Direttore Generale dell’UNICEF: “Per tali ragioni l’UNICEF individua nell’istruzione un aspetto chiave per l’intera agenda dello sviluppo. L’istruzione previene lo spreco di un enorme potenziale di capacità umane”.
Un anno fa, l’UNICEF ha lanciato la Campagna per l’istruzione delle bambine “25 entro il 2005” finalizzata ad aiutare i 25 paesi con la più accentuata disparità di genere e i più bassi tassi di iscrizione scolastica a eliminare le barriere che impediscono l’accesso a scuola di bambine e bambini. La Condizione dell’infanzia nel mondo descrive nel dettaglio i progressi finora conseguiti dall’iniziativa, con un variegata tipologia di strategie rivelatesi efficaci.
“Istruire egualmente bambine e bambini, affrontando le esigenze di tutti, non è un investimento facoltativo” – ha affermato il Direttore Generale dell’UNICEF: “Nessuno dei paesi più ricchi della terra si è sviluppato senza un significativo investimento nell’istruzione. Questa è la lezione che dobbiamo tenere a mente se intendiamo seriamente produrre un cambiamento per il nostro mondo. Ciò rappresenta per noi un banco di prova: sia se riusciremo a superarlo sia se falliremo, le conseguenze saranno per noi importanti e di lungo periodo”.
Durante la presentazione ufficiale de “La Condizione dell’infanzia nel mondo 2004”, al Vertice mondiale sulla società dell’informazione di Ginevra (WSIS), Carol Bellamy ha dichiarato che la tecnologia potrebbe portare benefici ai bambini, ma che non può sostituire l’alfabetizzazione di base e il processo di apprendimento.
“E’ realmente sbalorditivo il progresso compiuto dalla tecnologia informatica nel corso degli ultimi 25 anni, mentre ancor oggi, ogni anno, 121 milioni di bambini non hanno la possibilità di vedere come sia fatta un’aula scolastica” – ha affermato il Direttore Generale dell’UNICEF: “Tutta la tecnologia del mondo non può sopperire a ciò che questi bambini stanno perdendo, e questa è una conferma ulteriore che, quando si tratta di garantire a ogni bambino un’istruzione di qualità, non è necessaria una rivoluzione, ma semplicemente un’assunzione di responsabilità”.
Piccola postilla
– questa è la mia risposta a coloro che per mesi hanno smosso le loro atrofizzate coscienze e pianto e pianto per la povera storia di una povera ragazza di nome Eluana, amen e pace a lei. Che possa presto ritornare risplendente di sola libera energia. Ora sarei curioso di sapere cosa provano le tante coscienze dopo gli incontestabili dati soprariportati. Bene a conoscenza e molto documetabili da parte di giudici, politici e gente comune come voi. Cosa ne pensano di migliaia di bimbi sani, che quotidianamente muoiono semplicemente di fame e di sete. Le storie di questi, però, non vengono proiettate continuamente sullo schermo e purtroppo le coscienze collettive sono smosse solo da quei fasci luminosi detti pixel vero? Già! Le risate, i pianti e le forti commozioni sono alla totale mercé della TV, dei bar, dei giornali e degli spettegolezzi di condominio! Però, almeno di questo potreste iniziare a prenderne coscienza, un giorno, chissà…
Essendo questa una pagina riservata al caffè letterario, credo che anch’io possa dire la mia, dopo aver letto quanto sopra.
Ritengo, infatti, che sia valida la ricerca di dati e di riferimenti ad analisi e report di grandi organizzazioni mondiali; penso che sia ammirevole il richiamo alle coscienze, ma credo che siano discutibili prologo ed epilogo.
Questo non certo per una mia sterile opposizione allo scritto in sè, ma per il fatto che l’anelito personale al buono e al bene non può essere imposto con la frusta.
Mi spiego.
La specie umana si differenzia dalle altre proprio per la sua ferocia.
Credere che solo l’animalità possa guidare il comportamento è, non dico ottimistico, ma addirittura utopistico.
Se gli altri gruppi di animali si autoregolino non so, ma non credo che sia cosa così facilmente dimostrabile al di fuori del documentario naturalistico buonista.
Mi pare che leoni e gazzelle, per parlare di mammiferi, non abbiano poi rapporti così amicali da farci sostenere che l’amicizia tra animali sia diffusa e forse neanche tra leoni o tra gazzelle vige l’idea di nursery protettiva per gli orfani del gruppo.
L’uomo forse è intelligente, nel senso che ricorda, gestisce l’esperienza, ricerca una soluzione, ma la storia ha a tal punto differenziato i comportamenti che su uno stesso problema la proposta di soluzione, quando c’è, è differente.
Anche egoistica, se preferiamo usare questo termine, ma sicuramente diversa.
Come dire che l’analisi della realtà, utilizzando categorie proprie della filosofia occidentale, non può avere soluzione unilaterale.
Altro aspetto e, a mio giudizio, per nulla affatto collegato, è il problema dell’opportunità di salvare o piangere la morte di un solo individuo, quando milioni muoiono come mosche.
Partendo dall’idea che per una madre, forse anche per un padre, vedere il proprio figlio morire significa porsi difronte all’unicità del suo dolore, non significa affatto che, siccome tanto tanti muoiono, allora il suo dolore vale poco.
Questo perchè, sempre per le categorie filosofiche occidentali, che credo di conoscere meglio, ogni uomo è unico e poco mi importa in questo caso degli altri.
Cosa intendo dire?
Che il modo di vedere e valutare dell’Occidente, nel bene e nel male, paga pegno alla sua storia, filosofica e culturale, che il valore della persona è stato stabilito dal percorso storico e culturale fatto nei secoli e che, come si diceva che la rivoluzione non può essere esportata, ma deve nascere all’interno dal popolo che la genera sentendone la necessità, così non credo che si possano imporre modi di vivere ad altri popoli che in altro credono e differente storia hanno alle spalle.
Fallimentare il mio modo di pensare?
Forse sì, perchè se è vero che un’idea smuove una montagna, è necessario che quell’idea sia riconosciuta come valida e che sia possibile applicarla.
Che poi ciascuno di noi, grazie all’educazione occidentale ( e dico e ribadisco “occidentale”, perchè su altro termine molti sono pronti a sputare, se non l’hanno già fatto con stolta supponenza) faccia ciò che può, non vedo perchè chi appunto denigra, presenti il conto a livello mondiale.
Mi rendo conto di essere poco duttile, ma è il caso e il tempo storico ormai di aprire gli occhi.
Per quanto mi riguarda, infine, guardandomi indietro e valutando le mie scelte di vita, non mi vergogno affatto di essere un essere intelligente.
L’esserlo mi crea spesso molta sofferenza, ma per nulla al mondo preferirei essere un’oca.
Grazie per avermi dato la possibiltà di dire la mia su una così vexata quaestio.
a.
Salve, avendo la passione per la scrittura mi piace anche, tra uno scritto e l’altro, dire qualcosa di serio. Hai posto tanti e tali quesiti che mi ci vorrebbero dieci o più paginette per risponderti. Dico solo come la penso sulle questioni principiali (che non vedo il bisogno di chiamarle “quaestio”.) L’intento principale dello scritto è quello di smuovere coscienze sensibili portandole ad un ragionamento consapevole, non certo obbligare chi odia il genere umano ad amarlo. I leoni sono leoni e devo fare i leoni e mi sembrano che lo facciano in modo ineccepibile. L’uomo è un progetto intelligente della natura ed il suo compito non è quello di sbranare gazzelle mi sembra, né di essere feroce, se lo è qualcosa non ha funzionato nella sua evoluzione. Non mi sembra neanche ch’io stia imponendo niente a nessuno. Riguardo al fatto di auto-ritenerci intelligenti da soli non mi sembra una buona idea, dovremmo chiedere agli altri abitanti della terra che stanno da milioni di anni prima di noi, se lo siamo o meno. Potremmo osservare i risultati dell’impatto dalla comparsa dell’uomo sul Pianeta a questo, ora, com’è ridotto. Un progetto è valido se funziona non se siamo convinti che esso funzioni. Ovviamente ognuno può pensarla come meglio crede, ma deve prendersi le proprie responsabilità di fronte ai bambini nel Mondo che rappresentano il futuro e l’evoluzione della specie umana e le condizioni vivibili o meno della Terra, perché queste dipendono anche dal singolo. Forse a te non starebbe bene l’essere un’oca anziché una donna, ma ti confesso ch’io baratterei senza pensarci la mia vita addirittura con un qualsiasi albero. Saluti…
La vexata quaestio è proprio il genere di problema che viene voltato e rivoltato e non trova soluzione.
Ecco perchè non l’ho chiamata questione.
Avrei dovuto chiamarlo “problemone senza soluzione”.
Non mi piaceva e ho preferito la scorciatoia.
Spesso nel mio modo di esprimermi mi lascio tentare dal comportamento di Cappuccetto Rosso.
Circa le coscienze da smuovere, il nobile intento non si giustifica con il solo naturalismo.
Non basta un ideale generico, per quanto nobile, per “smuovere”.
La coscienza affonda le sue radici in convinzioni che sembrano al momento di secondaria importanza, marginali ed invece di coscienza sono e la coscienza presuppone conoscenza a morale.
Neanche quelle 10 paginette potrebbero affrontare la sola introduzione.
Il fatto che l’uomo dal suo apparire abbia mutato l’ambiente é ovvio visto il numero sempre in crescita.
Nè basta che una piccolissima parte ne prenda coscienza, perchè un incredibile numero è lontanissimo dal valutare la realtà secondo lo stesso metro, le stesse categorie, gli stessi principi che guidano i comportamenti.
Il grido di dolore è al momento vano, perchè chi dovrebbe ascoltare parla altre lingue, è figlio di un’altra storia ed ha maturato un’altra filosofia di vita.
Per costoro l’assenza di una proposta moralmente giustificata non coinvolge chi di molta parte della terra ne ha poi governo.
a.
16 (sedici) milioni di persone (individui) hanno seguito con molto accanimento…il festival di san remo. Complimenti!!!