Roberta guardava quella brutta macchia apparsa sul soffitto del suo studio in cantinetta. Non le piaceva, ovvio, e non solo, le dava molto fastidio, la rendeva irrequieta e nervosa. Lei, sempre così calma e pacata.
Possedeva una bella casa e la teneva in ordine occupandosi di tutto. Aveva un ordine quasi maniacale per tutte le sue cose: i diplomi, le coppe, le medaglie; tutto senza polvere e ben lustro. Che ci faceva quell’infiltrazione d’acqua sopra il soffitto, da dove era partita? Da lontano pensò, da molto lontano. Già perché l’acqua nasce da una parte e arriva a sciupare l’intonaco da un’altra.
Quell’inverno era piovuto molto, ma ciò non giustificava la macchia sopra il soffitto.
Chiamò immediatamente il muratore di fiducia: Giovanni. Era nei dintorni per i soliti controlli condominiali e Roberta riponeva una gran fiducia nelle sue capacità.
Roberta:- Giovanni, venga a vedere, in cantinetta si é formata sopra il soffitto una macchia ed é pure venuto giù un pezzo d’intonaco, incredibile! Com’é possibile? Sono costruzioni nuove!
Giovanni: – Dovrò fare le prove, Signora, per vedere da dove viene. Sicuramente si sarà rovinata la guaina da qualche parte, basta poco….
Roberta: – Basta poco? Caspita, con quello che queste case sono costate! Giovanni, deve provvedere immediatamente…
Giovanni: – Signora, farò il possibile, ma devo trovare l’origine del danno. Sicuramente provvederò. Deve avere un po’ di pazienza. Quella macchia é brutta a vedersi, lo so, ma nell’immediato non può succedere niente. Cerchi di tollerarla, io, poi, provvederò prima possibile.
Ogni mattina, nel frattempo, Roberta, prosciugava la polverina umida sopra il soffitto ed aspirava il pavimento. La guardava con occhio sospetto anche perché le sembrava che aumentasse sempre più, mentre la ricerca di Giovanni, assidua, non portava a nulla. Poi, una mattina la donna si stancò, la umanizzò ed iniziò a parlarle: “Farò come con quel ragno che toglievo in continuazione o così mi sembrava e poi puntualmente, invece, ritrovavo. E’ andata a finire che c’é rimasto e poi un giorno non l’ho visto più…, e così farò con te, quando troveranno il danno, lo ripareranno e il mio intonaco tornerà nuovo.”
Incredibile come una persona efficiente, ordinata e metodica come Roberta riuscisse in seguito, a lavorare con in testa la macchia sempre più grande, dato che la pioggia aveva continuato copiosa e Giovanni aveva dovuto interrompere i suoi sondaggi. Sì, era una donna prolissa ma aveva capito che era inutile arrabbiarsi su un evento il cui risultato non aveva niente a che vedere né sullo stato di salute della casa, né sull’infiltrazione di per se stessa. Avrebbe atteso il tempo buono, la pazienza e l’esperienza del buon Giovanni, forse si trattava di una rottura alla guaina sicuramente, l’avrebbero cambiata e probabilmente sostituita con una migliore e Lei forse, avrebbe fatto dipingere il soffitto di un altro colore, forse avrebbe fatto pitturare tutto ad incausto che le piaceva tanto…
Mentalmente pensò: “Vedi a cosa porta l’avanzare negli anni? Chi l’avrebbe detto? Io che aggiro l’ostacolo invece di sfondare con la testa anche la porta solidamente chiusa… Ci vuole impegno ed ingegno per saper baciare il cielo, gli alberi, i fiumi e perfino la nebbia…, cos’é in fondo una macchia sul soffitto?”
Ci sono avvenimenti che turbano la nostra tranquillità, oscurano il nostro cielo sereno.
Cos’è poi una macchia sul soffitto?
Niente solo un piccolo fastidio, eppure resta là nel nostro cervello come un tarlo a roderci finchè non troviamo soluzione.
Per quante cose è poi così?
Un’infinità.
A meno che non decidiamo di passare oltre e guardare più lontano.
Una bella metafora questo racconto.
Come vivremmo più felici se imparassimo ad andare “al di là del muro”…
Ma io per prima non sempre ne sono capace e sto cercando affannosamente di imparare.
Brava, Sandra, la vita può essere più leggera di quello che ci sembra.
Basta capirlo…
Ciao
anna
Complimenti Sandra, molto bello questo racconto, per me è sempre un piacere leggerti.
Un abbraccio.
X Anna
Grazie per averlo definito “una bella metafora”, cara Anna.
X Lucia
Grazie Lucia per la lettura e per leggermi sempre.
Caramente.
Sandra
“Bella metafora” è la definizione più azzeccata per questo bel racconto… Bravissima come sempre.
Significativa la scelta (apparentemente banale) del titolo: bello il passaggio da un’infiltrazione reale sul soffitto a quella mentale, una “macchia” che rischia di insinuarsi come un’ossessione nei pensieri della protagonista, e che nelle considerazioni finali viene saggiamente ridimensionata e (quasi) dimenticata.
Le porte chiuse su cui ci accaniamo, sprecando non poche energie, a volte necessitano della chiave dell’indifferenza per schiudersi a noi.
Un sorriso
Katia
X Katia
Grazie Katia, per la lettura e per la tua versione del pezzo.
Un abbraccio.
Sandra
Ciao Sandra, molto significativo il tuo racconto, che, mi fa riflettere su come a volte ci perdiamo dietro cose risolvibili, perdendoci il sonno. Mi è piaciuto molto, il tuo racconto, scritto, come al solito, con grande bravura e saggezza. Brava come sempre. Ciao da Betta
X Betta
Io arrossisco sempre ai tuoi commenti…, grazie e ti mando un bacio.
Sandra
L’albero della saggezza ha trovato terreno fertile nel tuo giardino.
Con stima.
Nico.C
X Nico
Grazie Nico della lettura. il commento e la stima che contraccambio.
Un saluto. Sandra
Brava anche in veste comica, mi hai fatto sorridere.
X Chiara
Grazie per aver apprezzato…
Sandra
Se penso alla voglia di caffè sul mio braccio…
piacevole racconto.
X milici
Grazie della lettura e per aver apprezzato…
In quanto alla voglia di caffè sul braccio…, é possibile nascere senza inflitrazioni, difficile é non acquistarle strada facendo…
Un saluto.
Sandra
Bene… per aver sottolineato come niente deve turbare la nostra vita… niente che non sia vitale. 3s
Se poi cadeva il soffitto? Meglio prevenire che curare…