Non so dove collocare la razza umana alla quale io stessa appertengo. Leggo atrocità disumane sotto il nome di follia e fredda malvagità. Rifletto su quanto sia sottile quel limite oltre il quale si produce il danno.
Nelle notti in cui faccio fatica a prendere sonno, mi rigiro nel letto e poiché non dormo da sola, osservo la persona che riposa accanto a me e mi chiedo se é davvero facile arrivare alla follia così come si apprende dai mezzi di informazione o bisogna essere belve umane. Sono piena di dubbi e preoccupata. Io, ad esempio, penso di essere una creatura sensibile, sicuramente molto diretta, estroversa e forse dolce, ma alla guida mi trasformo, specialmente se sono in ritardo. Credo che la più alta componente dell’intelligenza sia il buon senso e so di non averlo mai perso, almeno fino ad oggi, ma sono sempre più insicura visto che persone considerate “sane” sono state capaci di nefandezze persino dentro la propria casa.
Mi sembra di ricordare che l’uomo abbia compiuto anche atti altamente nobili, ha un’intelligenza, sa costruire, studiare, realizzare, sa riprodursi, una volta era capace perfino di amare…, possibile una così viziata, fredda, perversa trasformazione? Almeno speriamo che non sia contagiosa!
Ora non sono tormentata, sono triste e amareggiata, stringo forte quei tre, quattro valori che mi porto addosso da sempre e cerco di rimanerci aggrappata.
Mi piace questo modo di riflettere solitario e notturno e il senso di impotente amarezza che accompagna l’essere umano, che deve ammettere che non sempre e non tutto può essere controllato.
La scoperta del limite proprio e altrui conduce alla presa di coscienza di ciò che può essere evitato o anche, e spesso, migliorato.