Un giorno, una gocciolina che altalenava sul rosso petalo del fior d’amore disse ad un uomo:
– “Non riesco a capire se sono acqua o lacrima, e soprattutto non so se sono figlia del dolore o della gioia…”.
L’uomo, assorto nei suoi pensieri, non sentì quella voce, ma una soffio di vento, mentre passeggiava nel prato, fece entrare della polvere nei suoi occhi così poco attenti alle sfumature cromatiche e ai particolari.
Egli allora iniziò a lacrimare e abbassando lo sguardo vide il fiore, ne apprezzò il profumo, stranamente fu colpito dal suo ardente colore scarlatto, era come se un morbido sentimento bruciasse fra quei petali, che al tatto erano come velluto infuocato.
L’uomo toccò il fiore, era caldo e si bagnò piacevolmente le mani con esso, ma non lo colse.
Ancora oggi, quel fiore vive solo fra le erbacce e fra le alte ortiche cerca la luce del sole affinché il suo pianto possa evaporare, e quando il cielo è grigio aspetta la pioggia, perché ha bisogno di lavarsi dallo sporco sconforto.
I suoi petali lacrimano ogni giorno nel nostalgico ricordo di quella mano che, sfiorandolo, per un attimo lo asciugò dal suo dolore misto a gioia.
In questo modo così crudele anche i fiori piangono, e noi crediamo che sia rugiada.
Bellissima attenta riflessione.
Cinque stelle e ben arrivata, a leggerti ancora.
Sandra
Una storia triste e bella.
Di facile comprensione la sua morale: il dolore è per tutti, ma è per tutti anche la speranza di una carezza e, quindi, anche la possibilità di un riscatto e di un amore felice.
Brava.
anna
Brava Roberta. Hai un modo del tutto particolare di esprimerti. Ottima riflessione anche sul modo di esseri umani di percepire la realtà: gioia mista al dolore, un mix molto particolare di sensazioni. L’unico neo è l’ultima frase chiaramente copiata essendo omologata e conosciuta da tutti. Brava, comunque.
Mi fa piacere sapere che le mie poche righe vi siano piaciute….
L’ho scritta così, di getto, senza pensarci molto, che a dirla tutta poi è la prima volta che mi avvicino un po’ alla scrittura, non l’ho mai fatto in passato…
Questa storia sarebbe anche potuta essere più lunga, dentro di me c’era un fiume di petali che avrei tanto voluto soffiar fuori, ma la rugiada del mattino mi annebbiava un po’ la vista e bagnava le mie gote scavate (un tempo non lo erano…), mi faceva male continuare quella storia e così ho smesso, lasciando ancora tanto dentro di me…
Tanti saluti a Sandra e ad Anna.
Grazie dell’apprezzamento anche a te Vali, in effetti ho anche dimenticato di metterla fra virgolette l’ultima frase e comunque l’avrei voluta anche cambiare, perchè è un po’ troppo tragica rispetto al resto della storia, ma ormai avevo inviato il tutto… sarà per la prossima volta; sbagliando si impara no?
Di nuovo saluti a voi che leggete.
Molto bella questa storia, fare una carezza è tanto bello come riceverla, e non costa nulla.
Grazia
Cara Grazia,
una carezza può comunicare un’infinità di sentimenti, a seconda della sua intensità e della “parte” che va a toccare.
Hai ragione, non costa nulla, ma sovente le carezze rimangono inespresse e svanisce quella bellezza di cui tu parli, che consiste appunto nel donarla e/o nel riceverla.
Per te, una mia carezza “virtuale” di ringraziamento.
Che dire? 20 secondi di profumata dolcezza.
Ho colto la tua goccia.
Milici, possa la mia goccia solleticare la tua mano ed esser fonte di nuova ispirazione….
A te, che stai “già puntando il tentacolo monco del polipo aggrovigliato nella rete” e stai per compiere il tuo “prossimo evento”, auguro di coglier sempre quella “profumata dolcezza” di cui parli.
Non tutti ne sono capaci, tu lo hai dimostrato e per questo ti ringrazio.