Leggevo con raccapriccio la notizia di questi giorni battuta dalle agenzie sul bambino di pochi anni sbranato dai cani.
Mi si rivolta l’animo per la rabbia.
Pare che i vicini di casa “proteggano” il padre e la madre dalla curiosità dei giornalisti.
Io non so quando l’informazione smetterà di raccontarci storie di letto o di rimorchi tra esseri umani di generi incerti per le vie della Capitale e comincerà a fare l’esame di coscienza sul tipo di notizie che, in ossequio o forse in spregio al diritto di cronaca, trasmette. Perché invece di megafono di pruriginosi pettegolezzi, non si fa tramite di formazione e di cultura?
Dopo due giorni di tamtam della giungla sulla caccia senza quartiere agli spregevoli possessori dei cani, ora viene fuori che il reo confesso è il fratello del bimbetto “sbranato”, che uno dei cani è stato rubato, che praticamente i cani, sono cani di famiglia.
Mi spiace molto per il bimbo morto.
Chi è madre non può che essere addolorata, pensando a cosa significhi portare in grembo un bimbo, partorirlo, allevarlo, coglierne il primo sorriso, vederlo cresce ed esplorare la vita.
Quel piccolino è un essere infelice, inconsapevole, a cui è capitata una sorte crudele.
Ma per il resto sto con i cani.
Non me ne frega nulla del parallelo terrestre in cui è capitata la disgrazia; men che meno delle attenuanti, e saranno pur moltissime, che faranno del Caino e dei suoi genitori, parenti, amici e vicini di casa, dei giustificati, grazie al solito codicillo che li salverà dalle patrie galere e dalla condanna loro dovuta.
Perché il problema è un fatto di educazione, parola che, guarda caso!, deriva dal latino “educere”, cioè “portare fuori”, quasi un salvare, estrarre dalla bestia che uno normalmente sarebbe, la persona, l’uomo che DEVE, invece, essere.
Voglio illudermi che non sia vero quanto leggo sui giornali di sottinteso addestramento al combattimento tra cani, di scommesse clandestine su questi poveri animali che nessuna colpa hanno se non quella di finire nelle mani di uomini che uomini non sono, ma pretendo di illudermi che persone così, famiglie così, comunità così, siano “costrette” ad educarsi a vivere.
Che possa esistere un sistema, o lo si possa inventare, per obbligare la folla ad essere persone.
C’è chi pensa di arricchirsi scommettendo sui cani…
Che non mi si dica che, tanto, in regioni lontane qualcuno i cani se li mangia, perché potrei rispondere che in regioni vicine c’è chi fa asportare la clitoride alla figlia, altrimenti teme di non trovarle marito, o chi ancora, e molto più vicino, non solo va a puttane, ma anche senza profilattico…
Io parlo di uomini, esseri umani, intendo, non bestie!
Che tipo di educazione abbiamo ricevuto ed impartiamo ai nostri figli?
La mia nonna diceva che ci vogliono sette generazioni per fare un signore.
Mi sono spesso chiesta cosa significasse, ma ormai mi è chiaro.
Non è il possesso di un carretto o di un’automobile, di una stamberga o di un grattacielo con aria condizionata e idromassaggio, di una candela o di un televisore con 900 canali, di una foglia di fico o di un paio di pantaloni finto-usato a vita ultrabassa con pube e natiche in bella vista che fanno l’uomo o la donna che dir si voglia, ma è la capacità di giudicare, di scegliere, di decidere, di sapere cosa è bene e cosa è male, di essere responsabili di sé, di avere il senso di appartenenza ad un gruppo con il quale si è solidali e pronti ad agire in sua difesa avendo di mira il buono.
Essere cittadini non significa credere che lo Stato ti parerà le spalle sempre e comunque, che ti farà da balia offrendoti un seno gonfio di latte ogni quattro ore per sfamarti a tuo piacimento, ma vuol dire chiederti, ogni mattina che ti svegli, cosa fai tu per far diventare migliore la comunità in cui vivi, secondo l’antico concetto di “res publica”, cioè “cosa di tutti”.
E lo Stato non è una cosa lontana da noi, vaga, una vacca da mungere a più non posso, ma l’insieme di tutti noi, che viviamo sotto questo stesso cielo e che intendiamo questa stessa lingua.
Sembra una scemenza, ma lo Stato siamo veramente noi.
E uno Stato deve essere convinto che il suo compito primario è educare chi lo costituisce.
Ecco perché non ho mai avuto pena di chi non ama sapere, chiedere, fare e farsi domande, pretendere risposte.
Lo Stato è un insieme di piccole comunità.
Non ci si può voltare dall’altra parte.
Non possiamo vivere tranquilli, sapendo che ciò che succede nella casa a fianco, non è buono, non è bene, non è morale, perché travolge il sentire di tutti, fa male, colpisce al cuore, dà la morte e lascia solo lo strazio. Il silenzio omertoso è male.
La scuola a cosa serve?
A sconfiggere la bestia che è in ognuno di noi, a farci conoscere realtà diverse dalla nostra, a metterci in comunicazione con ciò che c’era prima e con ciò che c’è adesso, preparandoci a ciò che saremo, perché non è vero, non è morale, pensare che vivremo di scorciatoie.
Cappuccetto Rosso per prima ci ha lasciato le penne.
La scuola, lo Stato e anche i mezzi di comunicazione devono insegnarlo.
Non è con la pietà del coccodrillo che se ne uscirà da queste sabbie mobili della facilona speranza di successo. E’ una specie di selezione naturale della specie.
Che sia chiaro per i ragazzi, di ogni età, quelli che maggiorenni ancora non sono e quelli che non vogliono esserlo mai.
L’uomo di Neanderthal si è estinto, perché non ha saputo o voluto cambiare.
E l’uomo di Cro-Magnon, l’Homo sapiens, l’Homo sapiens-sapiens hanno preso il suo posto.
Vediamo di non estinguerci, pensiamo in grande e oltre ad urlare i nostri diritti, compresa la pretesa di soddisfazione dell’ “esigenza” di paradisi di oblio, facciamoci parte diligente nell’adempimento dei nostri doveri.
La perdita di un figlio é il fardello più grande che l’essere umano possa sostenere. E’ perfino inumano sopravvivere ai propri figli. Se davanti ad una malattia non resta altro che combattere e là dove c’é il fallimento, piegare la testa, davanti a morti così tragiche esiste, oltre al dolore, anche la convivenza con la rabbia e l’indignazione, ma, a mio avviso, non certo verso il/i cani, ma bensì, rivolta verso l’essere umano.
Perché dotato di intelligenza, informazione, studio, capacità di capire, di vedere lontano e purtroppo anche di a m a r e oltre misura il dio quattrino.
Mi riferisco a quelle indegne persone che fanno ruotare intorno a sé un mercato di soldi sui programmati combattimenti di cani.
Sono stati creati per combattere, addestrati alla violenza, al combattimento e non li sanno neppure gestire.!
Basta pensare ai secoli passati con il bull-dog, animale oggi per lo più dolcissimo, ma nato a tavolino per i combattimenti con i tori. Poi aveva pochissima importanza la loro breve esistenza data da una respirazione precaria e difficoltosa, data la minuscola trachea su un corpo enorme, quattro zampe corte e un naso schiacciato da cattiva respirazione. L’importante era il momento: animale forte, grossa resistenza al dolore fisico e soldi a palate.
Questo, può essere anche, l’essere umano. Quando si mette allo studio e alla creazione di ciò che può disonestamente fabbricare soldi é lui stesso un grosso fabbricatore di Danni.
Personalmente possiedo un bovaro dell’Etlenbuk, ossia un pastore guardiano di mucche. Animale rustico, da lavoro, forte e muscoloso. E’ buonissimo, io dico, ma in strada non lo slego mai, é amato dai bimbi del vicinato, ma quando si avvicinano tengo corto il guinzaglio. Perché?
Perché gli animali non hanno il nostro stesso sistema di ragionamento. Il cane può sentire un rumore diverso e agitarsi, una mano, anche se piccola che viene dall’alto può essere presa per un qualcosa da cui l’animale si deve difendere, oppure, può saltare addosso in forma di gioco, il bambino spaventarsi in quel momento, e al cane non può piacere quella reazione… Voglio dire, chi possiede un cane, a meno he non sia di dimensioni piccole etc, deve stare attento, é lui e soltanto lui il responsabile di ciò che può accadere.
Un’altra cosa pericolosa sono le gelosie del cane.
Alcuni danni fatti agli umani dal cane di famiglia, a meno che non impazzisca, sono dovuti a forme di gelosia incontrollata.
Personalmente non potrei concepire la mia vita senza il cane, ma sono consapevole di essermi creata un grosso impegno che devo saper gestire bene, però come sempre mi dico, il cane è UNA SCELTA.
E alle indegne persone che costruiscono cani a tavolino, o li lasciano abbandonati di modo che si trasformano in belve affamate e addestrate alla difesa dico: é giusto che anche a causa vostra, prenda la voglia di cancellare l’essere umano dalla faccia della Terra? Chi é la belva?
Carissima, come sai, hai trattato un argomento a più corsie, la mia opinione tu già la conoscevi, ora la conoscono anche altri.
Un saluto a cinque stelle anche per come lo hai scritto.
sandra
Cara Sandra,
ti posso solo ringraziare per il tuo commento.
Io non sono una di quelle che si baciano in bocca col cane di casa, cosa che, per la verità, mi fa schifo.
Penso che i cani e gli animali, in genere, sono animali; gli uomini sono uomini e non sono per la confusione dei piani di scorso.
Ma a casa abbiamo una coppia di dogue de Bordeaux, massicci, fedeli, dolcissimi, come chi conosce questa razza ben sa.
Ora, che qualcuno si provi a far del male a qualcuno di famiglia, oppure a non dar loro del cibo o acqua oppure a non offrire loro un riparo quando la temperatura esterna supera i quaranta gradi…. si scatenerebbe in loro la belva.
Ancora: non si scatena la belva nell’uomo violentato, torturato, defraudato della sua dignità?
Dobbiamo sempre tirare in ballo San Francesco?
Dobbiamo ricordarci che di recente anche agli animali, al creato, è stata riconosciuta un’anima?
(un po’ tardi, forse, come si è fatto per le donne dopo che a lungo si è discusso sul fatto che avessero un’anima oppure no, oppure sulla faccenda se gli indios fossero stati salvati da Cristo in croce o no, ma non è il caso di metter troppa carne al fuoco).
Preferiamo persare alla “bellezza” dell’uomo gladiatore? schiavo? condannato alla galea o ad metalla, internato?
Credo che il mio indignarmi, il nostro indignarci, porterà a poco. Ma come pensiamo di andare a pensare di salvare il bambino martoriato lontano da noi, quando non abbiamo rispetto di ciò che ci è vicino, che chiede solo acqua, un po’ di cibo e qualche carezza in cambio di una fedeltà assoluta?
Bello parlare della grande impresa lontana e non vedere lo squallore vicino…
Ma nessuno si legge “Zanna Bianca”?
Nessuno ricorda il cane Argo?
Eppure Omero scriveva di lui almeno tremila anni fa.
Che vergogna vivere come fiera, essere uomini feroci, animali, animaleschi e senza cuore….!
Che vergogna che il gladiatore, uomo o animale che sia, susciti ancora emozione nell’animo di qualche depravato.
a.
Cara Anna, l’educazione é una roba troppo massiccia per essere recepita dalla mente umana in generale.
In questo mese di luglio uno scatolone con sette cuccioli labrador di circa due mesi é stato trovato in Sardegna, in una strada vicino al cassonetto.
Niente di male, diranno in tanti, lasciano pure i bambini… eh già…
Un cagnetta si può però sterilizzare, é un po’ triste, ma si può fare, visto che é il male minore, evitando così che dei cuccioli amorevoli, diventassero, riuscendo a sopravvivere, cani randagi, affamati e pericolosi, oppure carne da immondizia.
Ma é una fatica troppo grande ragionare, figuriamoci quando fa caldo.
Sandra
Cara Anna, sono indignata e addolorata quanto te per quello che è accaduto e che accade, il dolore di una madre per la perdita del figlio dev’essere insopportabile, specie quando avviene in modo così cruento e improvviso, dare la colpa ai cani, è troppo facile, e troppo comodo, io amo i cani, anche se non sono di quelle che si lasciano leccare in faccia, ma li rispetto, la vera bestia è l’ignoranza dell’uomo, ci si sente forti ad addestrare un cane all’attacco, possibilmente perchè si è dei vigliacchi, e quello è l’unico modo di sentirsi uomini, ma gli animali si difendono soltanto, se si sentono in pericolo reagiscono, è l’uomo che con la sua ignoranza, con la sua cattiveria, con la sua presunzione, fa di loro degli assassini. Cosa dirti Anna, questo argomento ogni volta mi fa stare male, perchè poi è facile, alzare le spalle e dimenticare, e fare finta che tutto sia normale, perchè tanto non cambia niente, ma quando apriremo gli occhi e capiremo finalmente che siamo noi il mondo, e che lo stiamo facendo a pezzi? Grazie per aver affrontato un argomento per niente facile, e avermi dato la possibilità di commentarlo. Un abbraccio da Betta
Nel tuo racconto trovo solidarietà verso un mio pensiero, e cioè che i governanti sono sulla terra molto pochi a monte dell’enorme numero di individui umani, e questo significa che poco possono fare senza la collaborazione dei cittadini.
Spesso, specie nel nostro mondo occidentale, si capisce più di diritti che di doveri, si fanno i propri comodi delegando ai governanti il gestirne le conseguenze, manca il senso di responsabilità civile, si vive solo come utenti di servizi da pretendere senza nulla offrire. Altro che civiltà!
Ciao
Anch’io, Betta, mi sento male quando sento notizie simili.
Mi chiedo cosa io possa fare di mio davanti a simili barbarie; una volta mi chiedevo cosa avrei potuto fare per cambiare il mondo…
Col passare degli anni mi sono detta che il mondo della scuola, forse mi avrebbe dato la possibilità di formare teste.
In un momento storico in cui i più inseguivano l’importanza della produzione fisica, io mi davo alla produzione mentale….
Ma mi sembra di aver fatto pochissimo, quasi nulla, perchè avverto sempre il divario rispetto al cammino da percorrere ancora infinito.
Avrei potuto scrivere cose simili sugli incendi dolosi di questi giorni.
Ma cosa può il raccapriccio o la sensibilizzazione, quando la pena per il delitto commesso non c’è?
Alla fine posso solo scriverne, sperando che qualcuno legga e recepisca, secondo il detto che la goccia col tempo scava la fossa, ma ti confesso che mi sento impotente, anche se non sono rassegnata.
Ciao
anna
Cara Anna, cosa dire: sono completamente daccordo con te. Mi è dispiaciuto tanto per quel povero bimbo: mi sono fatta tante domande. Capisco e comprendo il dolore dei genitori: ma può essere mai che i genitori di questo bimbo non sapessero niente di quei cani addestrati al combattimento? Per quanto riguarda l’uomo come essere vivente, pensante e dotato di inteligenza o presunta tale. Si può definire uomo chi addestra dei poveri cani al combattimento? Può essere definito uomo chi abbandona dei cuccioli in uno scatolone vicino all’immondizia solo per pochi giorni di vacanza? Può essere chiamato uomo chi investe i suoi soldi scommettendo su combattimenti clandestini di cani? Per tutti questi motivi e per tanti altri ancora che alle volte penso che le vere bestie siano proprio gli esseri umani: perché dotati di intelligenza o presunta tale. Peccato che non sempre l’uomo sappia usare il dono dell’intelligenza e del pensiero: se solo l’uomo si fermasse un attimo a pensare prima di fare forse il mondo sarebbe migliore. Complimenti un saluto Angela.
Ciao Anna, sono pienamente daccordo con te.
Quando accadono certe cose la colpa non è degli animali, ma è dell’uomo che non si assume le sue responsabilità.
Mi chiedo come la famiglia non se ne sia mai accorta dei cani addestrati per combattimenti: non tocca a me giudicare, ma mi sembra strano che non se ne sia mai accorto nessuno.
Come già sai ho 2 cani e Rudy quello più grande non ha mai morso nessuno; Lo chiamo il gigante buono perché è 30 kili di bontà.
Dico sempre che i cani sono come dei bambini, bambini che però non crescono mai e proprio come i bambini vanno educati anch’essi: ma l’uomo come può dare l’educazione quando ne è privo prima lui?
Poi, ci si mettono anche le istituzioni che risolvono tutto abbattendo i cani o rinchiudendoli in qualche canile, mentre chi li addestra a combattere o li lascia per strada affamati viene scagionato e dopo qualche mese ricomincia nuovamente a fare la vita di sempre e magari prende altri cani per fare quel che faceva prima dimenticandosi di qualsiasi tragedia accaduta.
Un abbraccio e naturalmente 5 stelle.
Grazie per aver letto, carissime Angela e Lucia.
Tutto comprendiamo, tutto possiamo perfino giustificare.
Ma la crudeltà verso gli indifesi è una barbarie.
Si può essere emarginati, avere problemi e condizionamenti per un elenco lungo quanto un lenzuolo, ma il male lo si percepisce e allora perchè farlo?
Al giorno d’oggi, poi, con la realtà di persone attaccate alla televisione e alla radio 24 ore su 24, non è vero che si vive isolati dal mondo.
Dire: “Io non sapevo” è quasi impossibile.
Un abbraccio ad entrambe.
Caro/a Rubino,
ti vedo da poco sul sito, ma ho gradito la tua partecipazione alla discussione.
E’ vero, molti vedono più i diritti che i doveri, ma credo che il parlare, essere di esempio, battersi per difendere un’idea giusta sia il primo passo. Grazie per il tuo commento e per il coraggio di dire quello che pensi.
Ciao
a