Nell’afa estiva di una serata caldissima un uomo ed una donna attendono alla fermata l’arrivo del tram.
Poche persone, stanche e perse nei loro pensieri, aspettano insieme a loro.
La donna, infastidita, attira l’attenzione dell’uomo sul tizio in shorts e maglietta di un bel giallo canarino che passeggia tenendo un mazzo di chiavi in una mano, mentre con l’altra, disinvoltamente, attraverso una tasca, ravana parti basse forse pruriginose o forse no.
Ecco il tram sfrerragliante che finalmente giunge.
Il tizio sale e si posiziona, guardando come un falco la fauna femminile.
La coppia prende le distanze: lei si siede, lui le si pone accanto protettivo e dalla posizione in cui è, nel caldo collettivo ed esterno, ha una perfetta visione di quanto accade nella vettura.
Vede che il tizio in giallo si accosta e lentamente si appoggia ad una ragazza che assorta sta leggendo un libro.
Il maledetto continua a ravanare nella tasca, forse alla ricerca di qualcosa che non c’è, con lo sguardo perso nel nulla e flessuoso nel corpo, pronto ad assecondare rallentamenti ed accelerazioni brusche del mezzo che attraversa la città e gli fornisce motivi di strofinamenti sull’ignara che continua a leggere.
La frenata per un semaforo improvvisamente rosso fa cadere il tizio anelante sulla ragazza che, rendendosi di colpo conto di quando succede, chiude il libro, si guarda intorno e, arrossendo vergognosa, – lei !-, si allontana.
L’altro, come se niente fosse, si sposta di poco e trova un altro sostegno, una di quelle ragazzotte debordanti che non si curano dell’estetica e nella calura estiva non disdegna la canottiera ombelicale e le braghe calate sui fianchi. E’ tutta presa in una conversazione animata con un’amica, gesticola un po’, si muove ed ondeggia nel procedere lento del tram.
Anche il tizio ondeggia, maneggia, spinge.
L’amica della tiziotta capisce e si lascia andare a voce alta ad un : “Ma… allora…!”
Non è la vettura giusta, il maiale incompreso recupera un po’ di compostezza, spintonando guadagna l’uscita e scende alla prima fermata.
La coppia si guarda negli occhi e i due tirano un sospiro di sollievo mentre il tram continua la sua quasi corsa nel traffico cittadino.
Alla fermata successiva salgono due giovani: uno è un giovanotto con uno zaino giallo a tracolla, con l’iPod nelle orecchie, il labbro inferiore pendulo che avrebbe suscitato l’interesse del Lombroso e grandi occhiali scuri con la montatura gialla che dovrebbero, forse, nelle sue intenzioni dargli un che di anonimo, mentre non riescono a nascondere che è il chiaro anello di congiunzione tra l’uomo e la scimmia; l’altra è una donna giovane, di bell’aspetto, vestita con gusto, non vistosa, ma decisamente capace di catturare lo sguardo di un maschio.
La donna trova da sedere, estrae dalla borsa un giornale e legge; il lombrosiano le si piazza davanti, in piedi.
Ad un certo punto comincia ad armeggiare nelle tasche dei pantaloni, ma non trova ciò che sta cercando.
Dando inizio a mille contorsioni, alla fine riesce a recuperare il cellulare, giallo!, dallo zaino.
Mentre con una mano si tiene alla sbarra di sostegno, con l’altra sembra che stia leggendo un sms.
No.
Lo invia.
Nemmeno.
Ecco.
Prende la mira e fotografa il decolleté della signorina che se ne sta seduta a leggere, incurante di quanto succede e ignara del suo ruolo di probabile diva di You Tube.
La coppia è stupefatta.
E’ troppo per loro.
Guadagnano l’uscita.
Alla prima fermata scendono bofonchiando, fermano al volo un taxi e partono insieme alla volta della loro meta.
Anch’io ho visto.
Mi ha sorpreso la costante del colore giallo che lega i due porconi in questa sera di mezz’estate di quotidiana indifferenza all’oscenità.
Non so che dire.
Mi sento accaldata e sporca.
Una volta a casa la mia doccia sarà più lunga del solito.
Forse sono molto indignata.
Di sicuro mi sento parte dell’impotente folla di un girone dantesco e dannata per contrappasso.
Alla prossima fermata devo scendere.
Chiudo il testo di Tennessee Williams che avrei voluto leggere.
Il titolo?
Un tram che si chiama desiderio!
Delle scene reali viste anche nella mia città, cara Anna, a dir poco disgustose, e pensare che i controllori dei bus, quando occorre non ci sono mai…, eh sì, purtroppo.
Ricordo una scena simile, ma la signorina fiorentina dal tacco alto, con abile mossa, riuscì a conficcarlo sul piede del porco e forse centrò in pieno un tilone, lei, quasi subito, scese dall’autobus perchè non sopportava più le urla di quella degna persona.
E’ un piacere leggerti.
5s.
sandra
Per le strade delle nostre città purtroppo ci sono molti che si comportano così, ci dovrebbero essere più controlli.
Un racconto bello che naturalmente merita 5 stelle.
Complimenti un abbraccio.
E’ sempre un piacere leggere i tuoi scritti: un saluto Angela.
Che bello rileggerti Anna… Sono tempi confusi questi… Una colata di cemento e asfalto la nostra civiltà che cerchiamo di esportare in tutto il mondo come il migliore modello di progresso possibile… e la colata cemento ed asfalto ha ricoperto tutto, ideali, morale, anime, cuori…
Mi viene una tristezza e una amarezza a leggere queste cose purtroppo vere!
Bravissima come sempre!
Grazie per leggermi e per trovare interessante ciò che scrivo, anche pezzi apparentemente umoristici.
La vita è così, ci permette di assistere a scene edificanti che stimolano all’imitazione e a fare sempre meglio nonchè ad essere aperti di vedute e generosi, ma vediamo anche spettacoli squallidi che ci invitano a propositi di vendetta.
Forse è meglio un sorriso amaro (ma ancora per quanto?) che senz’altro suggerisce la condanna e l’autodifesa morale, perchè se fosse concessa quella reale, saremmo tutti sceriffi.
a
Bisogna ricercare costantemente i sempre nei mai, la bellezza nello squallore…