Sera tiepida,
Il primo caldo mi è dolce
Sulla pelle appena profumata.
Lo guardo mentre guida,
Così sicuro e bello
Del suo desiderio giovane e ricambiato.
Ed appare la nostra stradina,
Piccolo e dissestato ingresso
Tra le foglie
Del nostro paradiso privato,
Verso due corpi pronti a confondersi.
Finalmente le sue mani,
Le nostre bocche
E poi ancora le sue mani,
Un fruscio leggero,
Un fruscio più forte
D’improvviso altre mani
E in un lampo dov’è lui?
…
Grida zittite e troppe mani
Che mi tengono chiusa la bocca
Che mi tengono aperte le gambe,
Quanta puzza, troppe TROPPE mani
Dove sono? Chi sono?
CHI SONO?
Sporca e lurida in quest’ospedale,
Come laverò la memoria?
Tocco il simbolo ferito e dolorante
Della mia femminilità,
Lo maledico,
Lo vorrei strappare.
Cosa sono ormai?
Vedo la finestra aperta
Ma manca la forza per seguire il pensiero
E allora lascio che si perdano
Tutti i sensi
In un oblio dove il mondo non esiste!
Così è silenzio fuori.
Come può succedere non so, ma a volte il paradiso si trasforma in inferno e tutto intorno diventa improvvisamente buio e freddo.
Una poesia che rappresenta troppo spesso una realtà.
La poesia nasce dall’anima e dentro di essa spesso non sempre c’è il sole.
5st.
sandra
Fuori il silenzio, dentro la disperazione.
La visione svilita della femminilità e dell’umanità in generale, culmina nell’abuso.
Sei riuscito ad esprimere la drammaticità in modo poetico.
anna
5 st.
Molto filmico questo componimento, dolorosamente realistico. Bravo/a per il coraggio dell’argomento e per il cambio di tono e registro tra il “prima” e il “dopo”.
Un saluto
Katia
Molto bello il tuo scritto, hai descritto perfettamente le emozioni dell’anima, quasi da sentirle, leggendole, purtroppo, questi “delitti” sono frequenti nella nostra società, la cosa più difficile è, come hai detto nei tuoi versi, pulire la memoria, il corpo guarisce con il tempo, ma l’anima sanguina, sempre. Bravissimo/a. Buon Natale, ciao da Betta
Il tuo testo dipinge a tratti d’inchiostro il senso di una violenza, complimenti.