Quella settimana era andata bene per Giulia: Lui non si era fatto vivo.

Era una situazione che andava avanti da anni; quell’Uomo non riusciva a mandarlo via dalla sua vita. Era entrato di prepotenza, non senza una certa eleganza e allo stesso tempo con arroganza. Andava e veniva da quella casa con una chiave che Giulia non osava chiedere indietro, anche perché l’affitto veniva pagato regolarmente con un assegno di Lui: Alessandro.

Chi era Alessandro? Uno che prendeva senza chiedere, perché mentalmente aveva già calcolato il prezzo e si portava a casa l’acquisto. Era un noto commercialista, possedeva uno Studio ben avviato; lavorava molto, un valido professionista, generoso con i dipendenti, ma proprio col cuore, non sapeva amare.

Probabilmente non gli era stato insegnato, non aveva ricevuto amore nella sua adolescenza, ma questo a Giulia non importava più. Aveva smesso da tempo di educarlo, indirizzarlo verso un qualcosa che potevano costruire insieme, ma per Lui, quando facevano l’amore era sempre una “puttana”, o almeno la faceva sentire tale…, e pensare che c’era stato un tempo in cui Lei lo aveva amato, o almeno così pensava, aveva atteso per ore in quella bella casa il suo ritorno, aveva cercato invano, fra le pieghe del suo sorriso l’ombra della tenerezza…, niente.

Il tempo era passato, il sole aveva sbiadito leggermente l’azzurro delle tende, la casa aveva bisogno di una nuova pittura, il tappeto aveva perso quel senso di nuovo e di pulito, solo Lui era rimasto lo stesso! Adesso Giulia non sopportava più quelle mani sul proprio corpo; avvertiva una specie di fastidio che doveva in qualche modo mascherare, perché in fondo poi, dove sarebbe andata? Non aveva un lavoro suo, non possedeva denaro e non avendo mai invitato i pochi amici che aveva in città, semplicemente per non ritenersi libera di farlo, a mano a mano, l’amicizia non coltivata, non alimentata, era diventata semplice conoscenza. Questo Lei possedeva: conoscenti che sentiva telefonicamente di tanto in tanto.

Certo, avrebbe potuto reagire, andarsene, trovarsi un lavoro, ma la sua pigrizia e insicurezza erano talmente forti, da non farle varcare la soglia di quella bella casa.

Lo squillo del telefono la fece sobbalzare, era Lui, presto sarebbe arrivato. Infatti fu così.

Le mani di Alessandro erano belle, lunghe, magre, con unghie ben curate e nude da oro e argento. Si muovevano con abilità sul corpo di Giulia, ma Lei iniziava a provare solo avversione. Sicuramente Alessandro era un uomo che aveva vissuto i suoi cinquant’anni molto intensamente facendo tesoro delle proprie esperienze, ma a quella donna, Lui non procurava più nessun piacere.

Giulia trovò il coraggio di alzarsi dal letto. Probabilmente mai, come in quel momento, lo aveva visto così bello, anche se spettinato, stanco, sudato, eppure così luminoso! Lei si sentì in trappola e la rete l’aveva intrecciata Lei! Fu allora che prese coraggio, si riprese la propria dignità, la sua libertà.

Si alzò con estrema calma, tirò su i lunghi capelli, come faceva sempre “dopo” e disse:

“Ho bisogno di sensazioni forti, di amare e di essere amata”.

Prima che Alessandro capisse che intendesse dire, Giulia aveva afferrato i suoi pantaloni e la camicia lasciati alla rinfusa sulla poltrona della camera e dopo un attimo, respirava aria fresca in strada.

Niente sarebbe stato facile, Giulia lo sapeva bene. Alessandro l’avrebbe cercata o forse no, ma questo non le interessava più ormai. Aveva bisogno solo di lavorare, qualsiasi occupazione onesta le sarebbe andata bene e le venne in mente l’anziana Signora Adele conosciuta tre mesi addietro alla mostra fotografica in centro.

Era una giornata di pioggia, la mostra non era affollata e l’anziana Signora era sprofondata in una poltrona dalla quale non riusciva a rialzarsi; aveva guardato timidamente Giulia che intuendo il problema l’aveva subito aiutata. Non era stato difficile fare amicizia, tanto che in breve tempo la Signora le aveva raccontato quasi tutta la sua vita e confidenzialmente le aveva detto:

“Sono sempre la solita testona, devo decidermi ad ospitare in casa qualcuno che mi aiuti nei lavori domestici e non solo, dovrebbe accompagnarmi anche agli eventi a cui da sempre sono interessata e che non riesco a rinunciare”.

Per Giulia quella fu una giornata insolita, e poiché quando uscirono dall’Edificio pioveva sempre, decise di accompagnare la Signora Adele a casa, tenendola premurosamente sotto braccio, tanto non era neppure distante dalla Mostra ed inoltre, da tempo non faceva qualcosa di utile per gli altri… “Dopo” – pensò – “mi sentirò forse meglio”.

Ecco, offrire la sua compagnia e il suo aiuto, ad una persona anziana, in cambio di vitto e alloggio poteva essere un buon inizio. Alla sofferenza era allenata, ora doveva imparare a concretizzare, ma forse era già sulla buona strada.

Aveva la borsa a tracolla, frugò dentro, i soldi per un biglietto del bus c’erano e avanzavano pure, si avviò alla fermata dell’autobus 23 che l’avrebbe portata in centro dall’anziana Adele, ma non prima di aver acquistato un mazzolino di margherite per Lei.

12 pensiero su “Le mani sul corpo”
  1. Bello, mi piace. Mi fa pensare a tante signore che diventano importanti per altrettante giovani, in quel centro in cui si arriva col 23 e che racchiude migliaia di storie tra le mura di piccoli, antichi appartamenti. Invoglia ad essere liberi, a non sopportare perché è più comodo, a mettersi in gioco. Noi donne siamo forti, ma non basta esserlo, bisogna dimostrarlo. A noi stesse prima di tutto.

    Brava Sandra.

  2. Complimenti Sandra! Il tuo stile è sempre inconfondibile.
    Naturalmente come sempre 5 stelle.

  3. X Claudia
    Grazie della lettura. Sì, il numero 23 porta proprio nel centro della nostra bella Firenze e chissà quei vecchi palazzi, se potessero parlare, con quante storie potrebbero arricchire i nostri scritti.
    Sandra
    .
    X Lucia
    Grazie per considerare il mio stile “inconfondibile” e
    per esserci sempre.
    Sandra

  4. Un bel racconto sulle scelte e sulle svolte che la vita propone.
    Riesci sempre ad unire la trama avvincente alla morale.
    Bravissima.
    anna

    5 st.

  5. Molte di noi, nel bene e nel male, sono state (forse lo saranno per sempre? Spero vivamente di no…) prigioniere di quell’Alessandro e delle sue mani…
    Sicuramente non è la cosa giusta, ma essere allenate alla sofferenza, come tu dici, spesso ci rende così astute da farci cadere in quella rete da noi stesse sapientemente intrecciata.
    Sono belle queste due immagini che ci hai donato col tuo racconto e sono quelle che più mi hanno colpito.
    E’ probabile che un buon allenamento alla gioia possa senza dubbio aiutarci a non tessere più quelle trame di tribolazioni che intrappolano e stringono. Il corpo, se educato con costanza e passione, alla fine risponde: alcuni esercizi sono difficili anche per i più atletici sportivi, ma nessuno nasce campione.
    Salire sul podio senza aver sputato un po’ di amaro fiele non è leale vittoria…
    A Firenze il 23 porta in centro, in altre citta il 23 porta in periferia, in altre ancora il 23 non c’è; ma in ogni città c’è un autobus che ci porta da qualche parte: anche se non si ha l’abbonamento, il biglietto non costa molto.
    Iniziare ad acquistarlo può essere il primo esercizio del nostro allenamento…

  6. X Roberta
    Credo che siano molte le Donne che salgono sul podio e ne scendono vincitrici senza concorrenza sleale…..
    Convengo pienamente il tuo commento e ti ringrazio per il contenuto e la lettura.
    Un saluto.
    Sandra

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