La nonna diceva che quando si cerca di mettere il piede su tutti i sassi che si incontrano, non si arriva più a casa, come a dire che talvolta, quando si subisce un sopruso, bisogna chiudere un occhio e passare oltre, evitando di soffermarsi sui particolari e mirando all’universale…

Facile da dire, difficile da realizzare.

E’ come inghiottire un rospo.

Bisogna provare: fa su e giù e non vuole neanche pensarci, il disgraziato rospo, a scendere nello stomaco; se ne resta lì, a mezzo, con le sue belle zampone puntate in gola, pronto a scappare fuori appena possibile per riconquistare la libertà e far strage di nemici.

Niente perdono, non si fanno prigionieri!

Così pensava il Maresciallo di prima classe Gaetano Cocuzza, ormai in pensione, camminando tutto solo sul lungolago alla volta di casa.

Tornava in tutta fretta dalla locale stazione dei Carabinieri dove era stato convocato d’urgenza dal Maresciallo Bastoni che si era addirittura recato da lui personalmente, in ossequio alle convenienze, alla normativa e al grado di anzianità, per convocarlo in Caserma, gettando così nel panico la povera moglie un po’ sorda che non aveva compreso quanto stava succedendo, ma che di certo non poteva essere una bella cosa.

“Maresciallo, mi segua!” era stato l’invito perentorio e il Maresciallo in pensione Cocuzza aveva obbedito immaginandosi un gran guaio, perché nessuno mai in tanti anni di onorato servizio attivo lo aveva accusato di alcunché e gli anni di pensionamento lo vedevano trascorrere le giornate come tranquillo pescatore o nonno affettuoso per i nipotini che ospitava durante le vacanze scolastiche e che erano la sua gioia.

Non aveva mai fatto nulla di male.

Giunto nella Caserma dei Carabinieri, era stato ricevuto nell’ufficio con i dovuti convenevoli, ma quando aveva ben capito di cosa veniva accusato, si sentiva crescere dentro una grande ira e rispondeva compunto alle domande, fornendo particolari e spiegazioni come uno scolaretto beccato in fallo a rubare la merenda del compagno di banco.

Cosa era successo?

Qualche mese addietro, passeggiando con la moglie in piazza Garibaldi,  aveva incontrato un ex commilitone e parigrado, il Maresciallo in pensione Guzzini con la consorte.

Si erano salutati con reciproco piacere ed avevano scoperto di condividere la scelta di trascorrere gli ultimi anni di vita nella medesima cittadina lacustre dove si godevano la vita tranquilla e il buon clima lontano dalla frenesia che aveva caratterizzato la loro vita precedente.

Entrambi non tornavano in città se non per qualche incombenza burocratica e giustappunto il Maresciallo Guzzini si lamentò di essere in procinto di dover fare il gran viaggio verso il caos della civiltà, perché doveva rinnovare i documenti personali prossimi a scadere.

Fu allora che il Maresciallo Cocuzza si offrì di consegnarli a nome dell’amico nella comune caserma di riferimento per le pratiche di rito, poiché proprio l’indomani sarebbe andato a trovare la figlia che viveva nella grande metropoli con la sua famiglia.

Tutto fu fatto, come promesso, ma il problema si pose al momento della riconsegna.

Una serie di inconvenienti, dovuti all’età avanzata, impedì al Maresciallo Cocuzza di agire in modo tempestivo: dapprima un’accidentale caduta per le scale di casa che lo costrinse all’immobilità per qualche settimana, quindi la recrudescenza dell’otite della moglie che gli consigliò di attenderne la guarigione completa, causarono un ritardo nel dare i nuovi documenti al Guzzini che in un impeto sclerotico si ritenne offeso e danneggiato.

Stimando la faccenda come un atto lesivo della sua immagine di militare in riposo, pensò di denunciare l’ormai ex-amico Gaetano per sottrazione di documenti personali con le conseguenze di un quasi arresto, così almeno percepiva la cosa il povero Cocuzza.

Disgraziato, pensava arrancando verso casa.

Sclerotico, incosciente… denunciarmi per furto …

Cretino … irresponsabile, aterosclerotico…non c’è parola che ti definisca meglio!

Come poteva fargliela pagare?

Come poteva vendicarsi?

Il Maresciallo Bastoni era stato comprensivo, aveva subito capito che non c’era stata cattiveria da parte sua, men che meno un’intenzione delittuosa ed aveva accettato che rimediasse consegnando i documenti personalmente e al più presto.

Così fu fatto ed ognuno dei tre Marescialli fu soddisfatto: il Maresciallo Bastoni si tolse un grattacapo per aver sistemato la controversia tra i due anziani commilitoni; il Guzzini, recuperati i suoi documenti, si mise il cuore in pace; il Cocuzza, tutto scombussolato per l’accaduto, mise a punto la sua vendetta e ritrovò la tranquillità.

Non suonò il campanello di quel disgraziato che non si era nemmeno reso conto che avrebbe potuto rovinarlo.

Non gli urlò contumelie irripetibili.

Non gli piazzò in faccia un bel pugno, come gli sarebbe piaciuto fare.

Su suggerimento della moglie, una anziana personcina molto ammodo, citofonò a casa del nemico, porse le sue scuse e gli comunicò freddamente di aver lasciato i documenti di riconoscimento nella casella postale.

E i documenti personali di identità di Giovanni Guzzini erano custoditi in un bel pacchetto avvolto in un rotolo di carta igienica e legato con un nastrino marrone.

Vendetta, tremenda vendetta!

… perchè la vendetta, si sa, è un piatto che si serve freddo.

7 pensiero su “Vendetta, tremenda vendetta!”
  1. Un racconto spiritoso e ben scritto, dalla morale eccellente. Sì, la vendetta è un piatto che va servito freddo, nel senso di non dar retta all’impulsività ma alla riflessione, solo così si arriva alla soddisfazione, ovvero, alla “vendetta”.
    Complimenti. 5st.
    Sandra

  2. Povero il Maresciallo Cocuzza, che si è visto denunciare da un amico: un rospo troppo grosso da mandare giù.
    Complimenti Anna! Un racconto bello e divertente.
    Come sempre 5 stelle.

  3. Complimenti Anna, davvero molto carino questo racconto: 5 stelle e un saluto Angela.

  4. Ritengo questo racconto particolarmente umoristico poichè solo pochi sono in grado di intercettarne il lato che ci fa ridere o sorridere. Vi sono grandi esagerazioni

  5. Anna come sempre un ottimo e memorabile racconto umoristico. Ritengo che sia di gran impegno perché come ha detto Gregorio sono in pochi in grado di farci ridere a crepapelle.

  6. Sono contenta che questo racconto vi sia piaciuto, perché, come è ovvio, molto nei miei racconti rispecchia la vita quotidiana, riecheggia racconti che mi sono stati fatti, caratteri di persone che ho avuto modo di incontrare.
    In effetti conosco di persona il protagonista della vicenda e se scrivessi da ora in poi anche solo di lui, avrei materiale infinito.
    Non è detto che non vi racconti un’altra delle sue prodezze, soprattutto del fatto che ora, vedovo, si è innamorato di una procace sudamericana e fa pazzie per lei.
    Un sorriso.
    a.

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