Ti ho chiesto di suonare il piano,
mentre io mettevo a posto le mie cose
– Il nostro modo di salutare questi giorni
In cui abbiamo giocato, bene o male
A vivere insieme –

Un attimo prima facevi qualcosa di sentimentale, accordi profondi
Adesso tra le dita ritorna
La consueta anarchia cosciente: il tuo disordine ricercato.
Mi fermo per forza. Si ferma il tempo.

Qualsiasi cosa tu faccia con quelle mani, ha sempre un solo nome.
Qualsiasi cosa tu faccia, anche a caso, è puntualmente Musica
che a turno mi scuote, a turno m’incanta.
Musica, che il più delle volte mi indovina dentro.

Io non so cosa sarai domani per il mondo.
So cosa sarai per me.

Quello che senza l’uso delle parole, impone alle parole di tacere.
Quello che mi ha insegnato un altro modo di ascoltare.
Quello che, certe volte prodigiose, copre i rumori assordanti del pensiero,
le voci stonate,
E il chiasso di fuori
E diventa l’unica cosa che valga la pena di stare a sentire.
L’unica cosa
che valga il silenzio.

4 commenti su “Poetica diaristica – Episodio secondo – Ripiegando lenzuola bianche”
  1. L’ultima parte è un magnifico ritratto personale di cosa può essere MUSICA… in particolare ho trovato molto bella e al quanto malinconica la frase “io non so cosa sarai domani per il mondo”.

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