Quante volte cerchiamo di dare un senso alla vita, cerchiamo di capire la differenza tra vita e morte, cosa sono, a cosa di realmente materiale possiamo associarle per capire meglio.
Io non sogno quasi mai, ma ultimamente un pò di insonnia mi trasporta in un dormiveglia che mi permette di ricordare un qualcosa che può sembrare sogno o visione. Una signora in abito rosa, mi continua a guardare mentre dormo, ma non mi spaventa, mi fissa come per tranquillizzarmi e farmi riposare, dopo troppe notti mi siedo sul letto, a piedi penzoloni e mi aggiusto pure i capelli, ma con un fare strano, come se io mi vedessi dall’esterno e so bene dove abbassare i ciuffi che il troppo rigirarsi sul cuscino rendono dritti e scompigliati. Questo potermi vedere, guardare come se non fossi io mi accomuna alla Signora di rosa vestita e ci guardiamo un attimo, lei mi fa capire che è pronta a rispondere alle mie domande, ma come se mi dicesse non troppe, il tempo corre, mi rifisso un attimo, con la faccia pallida e i capelli crespi, noto il brizzolato che avanza dietro le tempie e penso che sto invecchiando, la domanda la faccio, ed è proprio la differenza tra la vita e la morte.
Lei, con una mano che facevo più giovane, molto rugosa ma morbidissima mi rispinge nel mio corpo e finalmente la vedo di fronte dai miei occhi, mi sento meglio anche se non vedo più quanti capelli bianchi ci sono sulla mia testa.
Inizia a parlare come se la bocca nemmeno si muovesse, un cinguettio delicato che trapassa nel mio cervello prima dei movimenti delle labbra.
Sai, non esiste una cosa materiale da associare alla morte se non la stessa, ma posso farti un esempio che forse può aiutarti. LA VITA è come un fiume, LA MORTE è il mare. Come la vita anche il fiume parte dall’alto, ed inizia il suo percorso verso il mare, alcuni hanno un cammino lungo da fare, altri percorrono meno ed alcuni addirittura pochissimo. Prima di arrivare al mare si effettuano curve dolci e curve obbligate, si sbatte contro le rocce o si accarezza fondali morbidi, si accompagnano pesciolini che vanno nella stessa direzione o ci si scontra con chi risale la corrente, ma la velocità non la gestisce il fiume, ma tutto ciò che lo circonda, ci possono essere borghi o cascate, ci sono percorsi diritti o tortuosi, ma l’arrivo al mare è comunque inevitabile. Al mare ci si arriva dolcemente o in corsa, dipende dal percorso effettuato, paradossalmente più curve e sassi hai incontrato e più dolcemente finisci nel mare. Il mare poi ti accoglie in tante maniere, mischiandosi piano piano o con un impatto forte e deciso. Vedi tu come tutti sei un fiume che percorri un percorso a volte tortuoso a volte morbido e diritto, ogni sasso o roccia che incontri ti lascia qualcosa che ti trascini dietro, che comunque ti serve, (a cosa servono, penso io, e come se già capisse la domanda) ti serve proprio per quando arriverai al mare, i detriti che trascini saranno utilissimi ad addolcire il tuo ultimo tuffo, fanne tesoro. Non capisco, ma come faccio a capire quando arriverò al mare e soprattutto come ci arriverò, lei mi fissa, noto degli occhi così profondi da potercisi tuffare, la sua fioca voce ricomincia, sai il modo in cui ci arrivi è dato da come ti comporti durante il percorso, la sua lunghezza l’ha decisa la montagna, dipende da dove ti fa sgorgare, puoi scegliere come camminare, dove morire ma non dove nascere. Mi faccio coraggio, non so se davvero lo voglio sapere ma con la voce quasi soffocata azzardo, Tu lo sai io dove sono nato… un’accecante luce si scaglia sui miei occhi costringendomi a chiuderli, ho paura, mi porto le coperte sino agli occhi e delle morbidissime labbra si appoggiano sulla mia fronte.
Semi terrorizzato chiedo se siamo al mare, la voce, calda e diversa mi risponde:
– Buongiorno amore, non siamo al mare ma ti porto il caffè lo stesso.
Sbircio fuori dalle coperte e la dolcezza di mia moglie che ha aperto le persiane è il mio muschio vellutato, chiedo se ho parlato nel sonno e lei mi passa la tazzina del caffè e con un meraviglioso sorriso dice:
– Bevi in fretta che si stanno per scagliare sul tuo letto i nostri tre pesciolini.
Tenera e dolcissima. Quella Signora in rosa ha dato una spiegazione travolgente, la migliore che abbia letto o ascoltato. Ma tornando sul quotidiano…, fai tesoro dell’altra Signora che ti porta il caffè, e ai tre pesciolini, goditi quel tragitto che spero sia lunghissimo, prima di finire, come tutti, in mare.
5st.
sandra
L’idea di essere un fiume non mi aveva mai sfiorato ma in questo caso mi ha affascinato e da ora in poi “voglio” essere un fiume.
Complimenti da Luxia
Grazie dei Vostri commenti, a te Luxia auguro di essere un fiume lunghissimo, ed a te Sandra assicuro che l’altra signora che mi dà il bacio sulla fronte la mattina e mi porta il caffè è il mio mare, il mio tesoro e tutti i detriti che mi porto dietro. I tre pesciolini poi sono Chiara (11) Sara (7) e Pasquale (4).
Grazie infinite per i commenti e Vi auguro una Pasqua felice