Il bancone del bar al quale Guido sta aggrappato non lo tradirà, non si sposterà, anche se, a momenti, pare di gelatina e, a momenti, di nebbia inconsistente.
Ezio gli ha dato la seconda birra. Non ha messo sul banco la bottiglia, come al solito, l’ha aperta e versata in un bicchiere. E’ una birra analcolica, schifosa, ma Guido è troppo caldo per accorgersene. Remo sta dicendo a Ezio che un’ora fa Guido è stato buttato fuori dal bar Corallo: “Se l’è presa con la barista, solo perché è mora come… Bé, lo sai”. Sì, Ezio lo sa e sa che, più tardi, dovrà portare e sorreggere Guido in bagno perché si liberi la vescica di tutti liquidi, alcolici e non, che s’è scolato, frugargli nelle tasche, prendergli le chiavi dell’auto, nasconderle, fargli credere che le ha perse e poi, portarlo a casa. Troppo tardi per convincerlo a non bere ancora, pensa Ezio, e finché non si accorge che sta bevendo un’acqua colorata che fa un po’ di schiuma, tutto va bene. Guido allegro per un paio di bicchieri di rosso s’è già visto, anche se è capitato di rado, ma caldo da far schifo così, come questa sera, mai. La sua mora o ex mora, a questo punto, deve avergliene fatta una grossa; è palese, visto quello che è successo al bar Corallo, che ce l’ha con lei. Magari è stato Guido a farla sporca, ma è improbabile, troppo cotto, troppo inebetito, per accorgersi che esistono altre donne, oltre a lei, la stronza. Sicuro. Questo pensano Ezio, Remo e Antonio, che appena arrivato, ha capito al volo, ha ordinato in silenzio il suo caffè e non ha detto nulla. Che cazzo c’è da dire? Guido non è il primo e non sarà l’ultimo degli amici a finire con la testa nel cesso a vomitare. Capita.
Nessuno fiata. Tutti controllano che Guido non cada dallo sgabello alto sul quale si è arroccato. Sembra un gufo scemo: capelli arruffati, occhi gonfi, mezzi chiusi, orecchi e naso rosso semaforo e labbra esangui. Sta male e crollerà da un momento all’altro. Guido farfuglia qualcosa d’incomprensibile e Remo, anche se non ha capito niente, gli risponde: “Tranquillo, vedrai… Passa tutto”.
Pur stordito Guido ha capito che Remo non ha capito e, scandendo al meglio delle sue capacità le parole, lo manda a cagare. Remo glissa e si ripete: “Tranquillo, vedrai… poi passa…”.
Antonio posa la sua tazzina sul banco e guarda Remo, di traverso, come a dire: “Cazzo passa? La sbornia passa, ma il resto? Non te la ricordi più la tua Marisa e le botte che ti sei preso perché volevi, ubriaco pure tu, sfasciarle la macchina?”.
Remo capisce, ricorda, deglutisce e gli pare di sentire ancora in bocca il gusto del sangue, del suo sangue. Gli amici sanno farti male quando a pensare al tuo posto è il vino. Guido non parla e non lo farà nemmeno domani, quando si sarà ripreso. Ha preso una tramvata e vuol confondere i fantasmi che ha in tasca, spera che non lo riconoscano e che lo lascino in pace, almeno questa notte. Sa benissimo che la sbornia è solo una sospensione di pena, un allontanamento provvisorio dalla realtà, un sentiero che fa un giro largo e tortuoso che si ricongiungerà, inevitabilmente, con la strada di casa, la solita. Istintivamente ha misurato la sua resistenza all’alcool e ha deciso che il giro di giostra doveva finire lì, al solito bar, dove tutti lo conoscono e un amico lo raccoglierà, quando non riuscirà più a sollevare il bicchiere.
Guido non parlerà e nessuno gli domanderà niente, aspettando che sia lui a raccontare, se lo vorrà fare; ha comunque già detto molto bevendo in quel modo, non c’è bisogno d’essere dei geni per capire la situazione. Non è il primo…

3 pensiero su “Non è il primo”
  1. Ah… le storie da bar…!
    Ligabue ci ha scritto un capolavoro.
    E nei paesi, appoggiati a quei banconi, si raccontano sottovoce vite intere che entrano poi a far parte dell’epica locale.

    anna

    5 stelle

  2. E di sicuro non sarà neanche l’ultimo…
    Succede all’essere umano di abbandonarsi all’alcool,
    sia per la perdita di una gonna che di un paio di pantaloni…, poi ci si rimette in piedi e la vita continua.
    Ciao. 5st.
    Sandra

  3. Ho letto da qualche parte che ubriacandosi per un paio d’ore i problemi sono degli altri.
    Un bello scrivere il tuo.
    Uno scrivere a 5 stelle!

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