È notte. La luce opaca della luna avvolge la camera, immersa in un profondo silenzio. L’aria fresca si espande rapidamente nella stanza. Regna un’atmosfera strana, che sa di tristezza e meditazione, atmosfera adatta a quei momenti in cui cessiamo di giocare senza senso i nostri ruoli e necessitiamo di un’acuta analisi introspettiva.
Un ragazzo siede sulla sua poltrona con le gambe allungate su una sedia di legno appositamente spostata dalla scrivania rivolta verso la finestra. Con le braccia incrociate e lo sguardo fisso su di una vecchia fotografia, è immerso in una silenziosa meditazione; i lunghi capelli ondulati gli coprono la parte sinistra del viso, lasciando qualche piccolo spiraglio per gli occhi scuri, brillanti insieme di gioia e pianto… I suoi pensieri si susseguono sinceri, sicuri, procedono senza inibizioni; la verità gli appare così vicina ma irraggiungibile, quasi sfiorabile con un dito ma così pesante da trattenere.
Fuori tutto tace. Il caos del giorno è ora per la mente qualcosa di lontano, di fastidioso; soltanto qualche automobile sfiora l’asfalto delle infinite strade della cittadina e tiene compagnia a tutte quelle anime che ancora siedono pensierose e tardano a prender sonno..
Le lunghe mani accarezzano i volti nella fotografia: immaginano di toccare realmente il viso di quelle persone, di esser finalmente riuscite nell’intento di stabilire un contatto con quelle persone fino ad ora così irraggiungibili; e divengono all’improvviso pesanti come blocchi di metallo. Non reggono l’emozione che nasce dal ricordo, dal ricordo del tempo passato e degli attimi in cui giacevano vicine e sicure tra quei volti amorevoli ed erano protette dalle loro mani altrettanto sicure, forti e colme di speranza.
Le ore scorrono e intanto fuori la vita comincia a riprendere il suo ordinario corso; le persone si alzano per affrontare un’altra giornata di lavoro e inizia a sentirsi a malapena il frastuono che viene dalla piazza del vicino mercato.
Il ragazzo si appoggia alla ringhiera del suo balcone e contempla la bellezza del cielo mattutino. Gli uccelli con le loro traiettorie sembrano voler comunicare qualche strano messaggio, qualche misterioso segreto. I pensieri gli premono dall’interno come se sul punto di esplodere… non regge più la situazione, è stanco di pensare, del ricordo, di tutto ciò che appartiene al passato. Conosce la soluzione. Partire è la soluzione. Poter finalmente conoscere cosa sarebbe diventato se quel maledetto giorno non fosse stato costretto alla fuga.
è carino.. scrivi bene.. però sento che manca qlcs.. bravo cmq…