9 Marzo: quel giorno di festa, accadde quello che non mi sarei mai immaginato.
Era andata in gita con la scuola a Torino, lontana da me da ben due giorni e due lunghissime notti. Quando quella mattina mi svegliai, pensai subito a lei che avrei finalmente rivisto la sera. La mia piccola, la luce della mia vita: Kristen. Ero il suo ragazzo da tre anni; io, che l’avevo tanto desiderata e che ogni giorno volevo la sua felicità. Solo stando con lei avevo acquisito più autostima, più fiducia. Infatti ero appena riuscito a coronare un mio grande sogno: ero finalmente meccanico, non un meccanico qualsiasi: ero in un team GT (Gran Turismo), nella Porches.
Salii in macchina per andare al lavoro, la radio suonava “Surrender to love”: Ray Charles accarezzava il suo jazz suggerendo:”sometimes we had to be like a werrior in battle, 
fighting all our fears…”. Che calore mi dava quella musica! Per tutto il tragitto non feci che tradurre quelle parole, quella “poesia”, come la definiva Kristen.
I minuti passavano lenti, come ore. In tutto vedevo lei: i fanali della Porches Carrera 4S parevano splendenti come i suoi occhi, i fianchi larghi della vettura erano come le curve del suo corpo. La pensavo, continuamente.

Stanchezza. L’autobus non l’avevo mai amato, e mai l’amerò. Al mio fianco sedeva lui, il Ventu, così lo chiamavano. Quanto era carino! Quanto mi era piaciuto la sera prima chiacchierare con lui in camera. E Riccardo? A Verona. A casa, nel nostro paesino. Feci una carrellata di tutti quei bei momenti passati insieme, come quella notte d’autunno che si tuffò nel lago di Garda per recuperarmi l’anello che mi era caduto. Oppure quando il giorno del mio compleanno mi portò a Milano per il concerto di Laura Pausini, la mia cantante preferita. Lui, il ragazzo più buono del mondo, era riuscito a darmi emozioni come nessun’altro.
Ma durante la gita l’avevo tradito, sì, con il Ventu. Non era questo ciò che volevo, c’ero cascata. Da troppo tempo mia madre mi diceva di lasciar perdere Riccardo, e non capivo il perchè, e ancora  non lo capisco. Continuava con questo Ventu:”il Ventu di qua, il Ventu di là…” e sentirsi dire così tutti i giorni ti limiti nelle tue scelte. Riccardo ha 19 anni, io 16 appena. Tre anni insieme, tre anni di pressione da parte di mia madre: non mi ha mai lasciato scegliere da sola. Sono una burattina fra le sue mani, devo fare quello che dice lei. Per questo ho scritto una lettera al Riky; gliela darò stasera, quando verrà a prendermi.

Timbro il cartellino e finalmente esco. Sul muretto due ragazzi si baciano, si fanno mille promesse, che poi non manterranno. Non bisogna promettere troppo, presto lo capiranno. Ero fortunato io, avevo lei da cui non mi sarei mai separato per alcuna ragione. Adoravo la sua fragilità, quel suo essere un po’ bambina dietro il quale si  nascondeva una grande maturità, e adoravo quei suoi messaggi caldi che mi mandava quando la luna risplendeva in cielo prima di addormentarmi, per sentirla più vicina nel freddo del mio letto.
Si era fatta sera ed io me ne stavo a casa lasciando scorrere il tempo. Alle nove montai in auto, sistemai alla mia destra la mimosa che non avevo potuto darle alla festa della donna. Quante volte avevo fatto quel tragitto con la mia Kry, seduta dov’era sistemato il regalo; parlava, parlava tanto ed io l’ascoltavo, senza stancarmi: fantastica.

Verona, al mio istituto d’arte.
Mia madre era già ad aspettarmi, come mi aveva detto prima al telefono. Poco più in là l’autobus illuminò delle Adidas bianche su sui cadevano dei blue jeans: Riccardo, appoggiato a un palo della pubblicità come solo lui sapeva fare. Mani in tasca, sguardo sicuro: lo sguardo in cui mi ero sempre ritrovata. Scesi stringendomi la busta al cuore; le mani mi tremavano, il sangue pareva d’improvviso congelarsi: era sempre così quando lo vedevo. Lui, vittima innocente del complotto di una mamma impicciona, che aveva centrifugato ingiustamente il cervello della figlia. Ma solo ora mi accorgo di quanto sia stata crudele e perfida quella strega. Mi arrabbiai con me stessa perché non ero riuscita a capire il vero valore della mia vita; non sono riuscita a difenderlo.

Quando parcheggiai alla sua scuola, il pullman non era ancora arrivato. Vidi che ad attendere Kristen c’era anche sua madre e questo mi colpì: non ero forse io a doverla riaccompagnare a casa? Bhà, le mamme. Non ero mai piaciuto a quella donna; Kristen soffriva molto a causa sua: non era compresa dalla sua famiglia quando aveva dei problemi. Solo io le davo quell’attenzione di cui aveva bisogno, quella minima e sincera comprensione; non chiedeva poi tanto. La salutai con un sorriso, finto, che la quarantenne contraccambiò con uno malefico. Lei sola sapeva cosa sarebbe successo: la sua non era una testa con un cervello dentro, ma una fabbrica di idee crudeli per distruggere la bellezza della vita.
Una grande sagoma si intravide all’inizio della via. Pian piano due grandi occhi luminosi mi perquisirono dai piedi per poi accecarmi: eccola. Scrutai dietro ad ogni vetro dell’autobus per incrociare il suo sguardo, perché sapevo che la mia Kry era lì. Si aprirono le porte e scese lentamente dall’autobus. Non pareva lei, qualcosa l’aveva cambiata, come se a Torino avesse lasciato il sorriso. Pareva neutra ad ogni emozione, senza anima, tetra. Stringeva una busta al petto come se non volesse darla a nessuno, tranne a me. Mi si avvicinò con lentezza: i metri che ci separavano diventarono chilometri. Rimasi paralizzato dalla sua espressione incolore e mi ritrovai tra le mani una lettera. Corse dai genitori, montò in auto e se ne andò.

L’avevo fatto. Quello che era stato il mio ragazzo ora non lo era più. Non capivo il perché di quella lettera, di quelle righe, sapevo solo che l’avevo dovuta scrivere e che dovevo dargliela. Tutto questo però non aveva un senso, non lo trovavo. Mi misi a letto con i miei incubi; forse dopo sette ore mi sarei risvegliata pensando di aver fatto solo un brutto sogno.

Non ebbi il tempo di reagire, l’auto la rapì. Scorsi le righe di quello scritto con paura, indecisione, amarezza. Mi lasciava. Lei, piccola donna, non aveva avuto il coraggio di dirmelo in faccia. Lasciato da una lettera. Una pugnalata mi attraversò il cuore e il sangue gelido faticava a circolare nelle vene. Ma a quale scopo? Non aveva mai dato cenno di debolezza in questi anni la ragazza, famosa per il suo coraggio. L’adoravo per quella sua virtù, ma quel coraggio l’aveva perso per strada, tornando a casa. Volevo parlarle, chiarire, sapere il vero “perché”. Mille cose mi venivano in mente, troppi pensieri. Credevo di essere un fantasma, più nessuna emozione riusciva ad arrivarmi. Ero trapassato da tutto, da ogni sensazione.

Cosa mi stava succedendo? Non ero in me stessa. Pareva che il mio corpo fosse posseduto, non riuscivo a fare ciò che volevo. Il Ventu. Lui ora era diventata la mia droga, il mio svago, la soluzione alla mia vita, mi permetteva di staccare la spina ai miei pensieri. Ora c’era lui, ma per quanto? Fino a che punto gli volevo bene? Non era qualcosa di spontaneo quello che provavo per lui, qualcuno mi aveva fatto il lavaggio del cervello. Mia madre cercava di distruggere tutti i miei sogni da quando ero adolescente, era invidiosa della mia felicità; era riuscita a perdere due mariti e scagliava la sua rabbia su di me. Lei non era mai riuscita a tenere in piedi una storia più di me. Da qui cominciai a ragionare sul “chi voleva me e il Ventu insieme”? Io non l’avevo desiderato così tanto. Non lo sognavo, non l’avevo sognato nemmeno una volta, come succedeva con il Riky. Quando stavo vicino a lui non provavo la stessa felicità che avevo con Riccardo, non avevo la stessa voglia di viaggiare con la fantasia e non parlavo così piacevolmente come accadeva con quel diciannovenne duro, ma fragile. Mia madre aveva pensato a tutto, continuando a parlarmi di questo Ventu, che dovevo andare da lui e uscire con la sua compagnia. La lettera che avevo dato a Riccardo non era frutto della mia pianta: come se un brutto verme si fosse messo a consumarmi pian pianino il mio interno. Quel verme mi aveva fatto tradire Riccardo e mi faceva frequentare persone che non erano per me, solo per invidia. Mi sentivo il nulla dentro, tradita da mia madre che non sapeva niente di me, eppure si prendeva la più anormale libertà di decidere per la mia vita.

I giorni passarono. Non mi era permesso dalla vecchia strega di vedere quella che era la mia principessa, imprigionata nel castello custodito dal drago. Non potevo parlarle, come se un fossato circondasse quella fortezza; la distanza era troppa perché lei potesse sentire le mie parole. Io, che non le avevo mai fatto nulla di male, desideravo solo la sua serenità, non volevo che sbagliasse.
Non l’avevo più vista da almeno un mese, neppure al nostro bar preferito veniva. Cercai di ridare un senso alla mia esistenza continuando a ripetermi che ero troppo buono e non meritavo tutto questo, che avrei trovato un’altra; ma in tutto quello che mi dicevo non ci credevo. Parlavo con i miei amici di lei, di quello che avrei voluto dirle incontrandola. Mi sentivo incompreso, credevo che nessuno potesse capirmi. Non ero mai stato così egoista.

Erano più di due settimane che non parlavo con quella strega di mia madre, dopo il complotto organizzato per distruggere me e Riccardo. Due settimane in cui mangiavo da amiche e giorni in cui andavo a casa solo per dormire.
Era un brutto pomeriggio di pioggia, come quelli che si vedono nei film drammatici, quando ero stata colpita da una solitudine aggravata. Non riuscivo a stare in casa, tra le mura della mia camera mi sentivo soffocare. Avevo bisogno di ossigeno.

Come un pazzo correvo sotto la pioggia nel parco, in cerca di lei. Andavamo sempre su quella panchina, ci passavamo ore con i nostri amici. Non mi fermavo di correre, tutto quello che mi circondava apparteneva solo al passato, solo ricordi. Ora lei non c’era più ed io me ne stavo a correre sotto la pioggia in t-shirt e pantaloncini corti. Già, ero proprio fuori di testa, spaesato, perso.

Una meta avevo in mente, era il posto più bello del mondo. Quel parco giochi, reduce di tanti ricordi, era il posto più frequentato da me e Riccardo. Quante risate in quel posto e per la prima volta ci stavo andando con le lacrime agli occhi e con la pioggia che mi colava da ogni spigolo. Correvo, continuavo a correre come se solo senza fiato non riuscissi a pensare al mio clamoroso errore.
Il parco aveva l’aria triste: non c’era il vento che rallegrava le foglie delle betulle, non c’erano bambini sulle due altalene con il sorriso stampato in faccia e non c’era una panchina che invitasse a sedersi. Ma…  

…Un angelo apparve ai miei occhi. Un sorriso mi guarì il cuore e dopo molto tempo i nostri sguardi si ritrovarono complici. Kristen: i suoi occhi non erano mai stati così azzurri, lucidi. Vidi una vita in quei due oceani: momenti belli, stupendi ma anche tristi e sofferenti, ma tutto questo è passato ma sopratutto superato. Non sentivo più il freddo della pioggia: un’ondata di calore mi stava attraversando. Mi misi a correre più veloce, l’abbracciai. La mia piccola grande donna era finalmente venuta a cercarmi, per urlare che mi amava e che non mi aveva mai lasciato. Non ci furono parole, era impossibile parlare in quella situazione. Le nostre labbra si sfiorarono e il silenzio si espresse.

Il destino, quella cosa che ci legava con l’amore non si poteva spezzare, non poteva essere rotto così. Perché è qualcosa di già scritto su un materiale durissimo, indistruttibile: su una base d’amore.

 

Anna Tommasi

40 pensiero su “Un amore già segnato”
  1. Mi presento!!! Mi chiamo Anna, ho 16 anni e vengo da un piccolo paesino nella provincia di Verona! Anche se frequento un Istituto Tecnico, il mio sogno è di diventare una giornalista!! Speriamo che con i vostri commenti mi aiuterete a migliorare la mia scrittura…ciao!

  2. Carino e ben scritto. ma chi ti ha consigliato l’Istituto tecnico? Continua per la tua strada e auguri.

  3. Davvero ti piace? ^^ sono contenta!! Beh, anni fa avevo idee diverse di adesso: il mio scopo era l’ingegneria…non ero ancora conscia di questo “talento”, se così si può azzardare a definirlo!! Beh, Grazie! Appena ho tempo vi lascio un altro testo che ho scritto tempo fa…! ciao e grazie!!!

  4. Bello!… Complimenti!
    Non importa cosa tu faccia o cosa tu studi. Continua a scrivere!

  5. beh anna.. io l’avevo già letto un bel pò di tempo fa.. anke le mie amike e tutte abbiamo detto: STUPENDOOO!
    complimenti
    ti voglio beneee

    lau la vicentina!!!

  6. un bellissimo racconto. complimenti a questa ragazzina di soli 16 anni. continua così!

  7. Davvero bello e scritto piuttosto bene, continua cosi, in bocca al lupo!

  8. complimenti è veramente un raconto bello anche se fai un’Istituto Tecnico continua a scrivere e cerca di coronare il tuo sogno… sei veramente brava, non ti conosco ma da come scrivi te lo meriti….^^ ciao

  9. Grazie grazie veramente grazie! ^^ non m sarei mai immaginata di ricereve così tanti bellissimi commenti =)

  10. Cara Anna,
    non riesco a vedere la tua mail, e rispondo così alla tua.
    Grazie per avermi letta e per lo stile “impressionante”.
    Non sono laureata in lettere, ho fatto studi contabili.
    Scrivo di getto e faccio attenzione a tutto ciò che vedo e che sento fuori e dentro me stessa. Sono passata per strade sassose, ho sentito male, ma mi sono sempre rialzata,
    qualche volta da sola, qualche volta con l’aiuto di chi mi ama.
    Complimenti ai tuoi genitori, hanno fatto un buon lavoro, e non é facile, credimi.
    P.S. I concorsi si vincono a provare a farli, ricordalo. Un bacio. sandra

  11. wow.. davvero complimenti.. credevo ke ad averlo scritto fosse stato qlkuno già molto esperto.. auguri e in bokka al lupo per la tua carriera!! ciao!!

  12. complimenti! passionale, intrigante… sono episodi ke sicuramente tutti nella prorpia giovinezza hanno vissuto… io ho 15 e mi ritrovo beniximo nel meraviglioso brano ke ho appena letto… bravissima Anna! mi raccomando continua così! ciao!!

  13. NON HO PAROLE è SEMPLICEMENTE EMOZIONANTE… UNA STORIA COSI FA SOGNARE QUELLE PERSONE CHE SONO STATE FERITE “DALL AMORE”… E CHISSà SE QUALCUNO LEGGENDO LA TUA STORIA NON ABBIA FATTO CHIAREZZA DENTRO DI SE… CIAO

  14. Vi ringrazio di cuore… vi comunico che sto cominciando a scrivere un libro!! Ovviamente sono all’inizio, faccio i preparativi: schemi, scalette etc… vi farò sapere!!! Ciao a tutti e grazie dell’affetto che mi dimostrate!!!
    Mi raccomando, leggete, leggete tanto, perchè sognare attraverso gli occhi di altri personaggi è una delle avventure più straordinarie da vivere!!

  15. Credo tu abbia letto “Ma le stelle quante sono” di Giulia Carcasi e ne abbia tratto ispirazione per lo stile.
    Complimenti, sei davvero brava…
    Avevo sedici anni proprio come te la prima volta che ho tentato di scrivere un libro… ma mi è mancato il coraggio. Tu ne hai da vendere, invece. Continua così…

  16. Non ho letto “Ma le stelle quante sono”. Quello che ho scritto è pura fantasia, il mio stile. Non l’ho copiato o preso spunto da qualche autore proprio perchè io non leggo questo genere di storie. Vi sembrerà impossibile, ma io leggo praticamente solo Thriller firmati RC!

  17. ciao bello il tuo racconto… pensa ke è la stessa storia ke è successa a me e il mio moroso… ormai sono 4 anni ke siamo insieme e per colpa di mia mamma ke nn lo può vedere l’ho fatto molto soffrire in passato… ora ho capito xò cosa voglio ma sopp ho capito ke bisogna ascoltare sempre il cuore….
    ciao continua così

  18. ciao, ho letto la tua storia è magnifica, mi ha toccata nel più profondo del cuore e sei riuscita a farmi piangere. Sei bravissima a scrivere, sai dare emozioni..complimenti davvero la tua storia è fantastica..spero che anche la mia storia d’amore risulti così bella come quella di Kri e Ricky…. ancora complimenti…
    teresa

  19. Grazie a tutti!!! Grazie veramente… sono queste le soddisfazioni che mi fanno continuare a correre verso i miei sogni… siete voi… vi voglio bene! Vorrei abbracciarvi uno ad uno per ringraziarvi… solo per aver letto fino in fondo il mio racconto siete stati speciali, e questo mi riempie di entusiasmo!!
    Buon Natale e buone vacanze!
    Anna

  20. Cara Anna, ho anche io 16 anni e come te frequento l’Istituto tecnico, a Vicenza. Ho anche io la passione della scrittura ma appena ho letto il tuo racconto.. mi sono accorta di essere proprio una dilettante! E’ bellissimo! Ti esprimi a meraviglia, e hai tanto talento.. perchè non provi a partecipare ad un concorso? Avresti ottime possibilità di vincere! Non vedo l’ora di leggere qualche tuo altro racconto.. perchè sei davvero brava! Un bacio! Emily

  21. Emily sono senza parole, credimi!!
    L’anno scorso ho fatto il mio primo e unico concorso e, guarda caso, l’ho vinto! Niente di eccezionale, solo un concorso interno alla scuola, ma pur sempre una soddisfazione!!
    E’ vero, ho promesso altri racconti, ma nemmeno le vacanze mi concedono il tempo di scrivere!! …Però, se devo essere sincera, ero qui al computer che scrivevo qualcosina… se lo finisco prima di stasera lo messo sul sito… ciao! un bacio anche a te e buon anno!!!
    Anna

  22. Ciao letiiiiiiiiiii!!! questo l’avevo già letto in classe durante l’ora della Geo ovviamente =) …6 veramente brava a scrivere… continua così xkè scrivi in maniera semplicemente fantastica!! LETI 6 LA MIGLIOREEEEEEEEEEEEE!
    P.S. Si sente la tua mancanza in classe eh…=)! Un bacione…

  23. Avril amore mio!!!!!! Ciao!!! Ke cara!!! Non mi asp di trovare un tuo mex qui!!! T voglio un mondo di bene!! Mi manki un casino!!! Ciao bellixima…grazie….e vienimi a trovare ogni tanto!!!!!! XD ^^
    Leti

  24. Molto bella, fuori dalla mia portata per ovvi motivi di età, anch’io ho una figlia, ma ha appena 3 anni, ma di sicuro non permetterei mai a mia moglie di condizionarla sull’amore, almeno quello, deve restare libero.
    Complimenti ancora, sei incline alla scrittura e se vuoi fare la giornalista devi solamente crederci, le uniche battaglie che potrai perdere nella vita saranno solo quelle in cui avrai paura di perdere.
    Ciao da oblitas, marco.

  25. ciao anna, mi piacerebbe pubblicare la tua storia sul mio blog , la trovo veramente ben scritta e piacevole…sempre con il tuo permesso…attendo notizie

  26. Certo Raffaello! Sarebbe un vero piacere!! Dai, mandami l’indirizzo del tuo blog così poi vengo a farti visita!!! Grazie mille, sono lusingata!
    Anna

  27. Ah è il testo che hai fatto per il concorso di scuola….sì sì bellino
    PS:giornalista tssssssss x) lol

  28. grazie MR. Simpatia!!!! Detto da te che è “bellino” lo prendo come un super complimento…ciao a domani! Studia elettronica!!
    Anna

  29. complimenti anna! è veramente stupenda… complimenti veramente!! se posso vorrei publlicarla sul mio blog perkè la leggessero i miei amici.. è veramente eccezzionale!!! ankora complimenti.. e fammi sapere.. baci roberta

  30. certo non c’è problema!!! Anzi, mandami pure l’indirizzo così ti faccio visita sul forum!!! ciao ^^
    Anna

  31. ehi.. finalmente una mia coetanea.. anke a me piace scrivere.. ma di più le poesie… cmq mi è piaciuto.. se è davvero opera tua complimenti.. è scritto bene.. anche se io preferisco i racconti raccontati in 3° persona. 🙂 brava… e non lasciar il tuo sogno…!

  32. Certo che è opera mia!!! E di ki altrimenti??! XD XD Cmq grazie! ^^

  33. Ciao Anna! E’ meraviglioso il tuo racconto. Mi ha coinvolta fino all’ultima riga… Complimenti!

  34. Grazie Greta!!!!
    Ricevere dei commenti e complimenti m riempie d’orgoglio!!!!!!! Grazie mille a tutti ke leggete!!!

    Anna

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