Agosto era ancora giovane ma l’estate sembrava essere già al tramonto. Pioveva, la giornata si era fatta buia, forse, probabilmente, dopo sarebbe uscito il sole. Si respirava odore di erba bagnata e l’aria era fresca; un vero godimento per chi era rimasto in città. Guia allungò le sue gambe abbronzate sulla sdraio, al riparo sotto il portico di casa sua, sbadigliò e voltò la pagina del libro a cui aveva dedicato la sua lettura. Suo fratello Igor la salutò cordialmente e lei rispose:

-“Brutta giornata per adesso, tu che fai, parti?-“

-“Non ho voglia, rimango a farti compagnia.-“

-“Capirai che divertimento!-” pensò Guia fra sé.

Non erano realmente fratello e sorella; sua madre aveva sposato in seconde nozze un vedovo con un figlio di due anni meno di Guia, quando lei ne aveva dieci di anni e Igor otto, ed erano praticamente cresciuti assieme bisticciando svariate volte e con discreti attacchi di gelosia da ambo le parti.

Adesso, alle porte dei trent’anni, fra studi e lavoretti vari, ambedue si trovavano ancora dentro le mure domestiche, mentre i genitori trascorrevano circa sei mesi l’anno all’Isola di Capo Verde, dove avevano acquistato una casa.

Cresciuti insieme, i due anni di differenza avevano fatto sì che le amicizie erano diverse, però col passare del tempo Igor s’intrufolava nella compagnia di Guia criticandola, puzzecchiandola. A Guia la cosa non tangeva per niente e con il suo caratterino lo mandava al diavolo tutte le volte che sollevava critiche nei suoi confronti o dei suoi amici.

Abitavano in un terra-tetto a Fiesole. Fuori c’era un bel giardino con alberi da frutto, prato con erba sapientemente curata dal giardiniere, erbe aromatiche, fiori di stagione e rose bianche, rosa e gialle. La madre di Guia amava i fiori e in particolare la rosa. Telefonava da l’Isola di Capo verde per informarsi sull’andamento del giardino e dei suoi fiori ancora prima di chiedere notizie sulla salute dei ragazzi. Era una donna bizzarra. Guia si era rassegnata da tempo e le andava bene così, per Igor, meno erano presenti in casa e più sapeva gestire la sua vita, imparando anche a cucinare, a mettere in ordine le sue cose e quelle della sorella disordinatissima, almeno così lui l’apostrofava, soprattutto quando rientrava tardi e iniziava a spogliarsi ad occhi chiusi lasciando in ogni stanza un oggetto del suo abbigliamento.

Un fulmine squarciò il cielo illuminandolo di una luce dal colore indefinito, subito dopo seguì un tuono spaventoso. Era la mattina di ferragosto e Guia si svegliò impaurita e subito si recò alla finestra.

-“Andiamo bene,” disse fra sé, “caro agosto non sei più affidabile.”-

Seguì immediatamente un altro rombo…

-“Caspiterina che permaloso!”-

-“Sei sveglia?-” chiese Igor entrando in camera, senza bussare.

-“Per forza, con questo baccano…, non si é allagato il giardino, vero?”-

-“Tutto sotto controllo”-

-“Che facciamo disse Guia?”- Tornando a stendersi sul letto.

-“Mi pare ovvio: tutto letto.”- Rispose Igor sornione osservandola dall’alto in basso.

A Guia non era mai capitato di sentirsi in difficoltà con Igor, ma in quel momento le venne spontaneo tirare la coperta leggera su fino al mento.

Igor sembrò non curarsi di niente e le disse:

-“Ci vediamo, vado a fare una doccia.”-

Anche Guia si alzò e andò a preparare il caffé. Passando dal corridoio, l’occhio le cadde sulla porta del bagno aperta e lo vide attraverso il vetro sotto la doccia. Certo non era la prima volta, erano cresciuti insieme, ma non si spiegava perché quella mattina odiosa e piovosa le piacesse soffermarsi ad occhiolare, sì, proprio ad occhiolare, mentre tutto il suo interno reclamava qualcosa che non era proprio il caffé.

Igor entrò in cucina in accappatoio bianco, quello di sempre, i capelli leggermenti lunghi, neri e mossi, gocciolanti, lasciando intravedere un torace abbronzato e peloso.

-“Asciugati, o ti prenderai un malanno”- disse Guia lasciandogli la tazzina fumante di caffe’ sul tavolo. Poi sparì.

Doveva analizzare questo nuovo turbamento, di cui per la verità, un po’ si vergognava.

Aveva avuto le sue esperienze sessuali, un paio di volte si era innamorata, con il risultato di tante lacrime imbottigliate e tenute premurosamente in camera per non voler dimenticare. Non si era mai sfogata o consigliata con Igor, anche se a Lui niente passava inosservato, probabilmente per pudore. 

Igor era sempre circondato da belle ragazze ed il telefono di casa era sempre stato un centralino, almeno una volta, perché poi, con i cellulari la cosa si era calmata, squillava e Lui spariva, rientrando poco dopo e riprendendo il discorso lasciato a metà.

Adesso era mezzogiorno ed era uscito il sole. Il cielo era azzurro, neppure una nuvola, l’aria fresca e pulita. La finestra della camera di Guia era spalancata e Lei, magra, alta e con i capelli chiari, raccolti a coda di cavallo, smarrita e confusa per il suo nuovo stato d’animo, respirava forte quella fraganza di terra annaffiata dal cielo che veniva dal giardino, cercando di controllare quell’agitazione interna che la faceva rabbrividire. Non si accorse dell’entrata di Igor. Lui le passò il braccio intorno alla vita, poteva essere un semplice gesto d’affetto, ma Lei tremò e non si mosse.

-“E’ uscito il sole Guia, potremmo pranzare fuori, che dici?-” Lei sentì o immaginò complicità in quelle parole.

-“Si voltò e lo baciò su una guancia-“

-“Tutto qui?-“

Lei arrossì e si stizzì, cercò di allontanarsi, ma Igor, con abile mossa la prese fra le braccia baciandola con passione e stupore.

-“Accipicchia Guia, quanto tempo ci hai messo per capire, mi sono dovuto fornire di pazienza acquistandola col tempo, proprio non volevi vedere…”-

-“Ma come faremo con i nostri…, é un dramma…”-

-“Allora affrontiamo subito questo dramma…”-

Guia socchiuse la finestra della sua camera, adesso il sole era indiscreto, e lei mentre rispondeva ai sapienti baci di Igor, non voleva spettatori.

 

Un commento su “Sotto il cielo d’Agosto”
  1. Meritatissimo il voto massimo che ti ho testè dato, carissima Sandra. Prosa molto elegante, in uno stile che seduce e affascina. Chi si accosta alle tue opere più che leggerle le divora.
    Un abbraccio cordiale. Vedi che non è stato mai pubblicato il tuo commento alla mia poesia “Ai piè d’un castello” che mi preannunciavi giorni fa attraverso i messaggi del sito. Ciao.
    I.Amico

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