Il ritorno di Libero
I primi sprazzi di primavera erano giunti anche a Milano dopo un inverno piovoso, nevoso e freddissimo. Libero, uscito che fu dall’ufficio, perso nei suoi pensieri leggeri, si incamminò come al solito lungo via Torino trapassando le migliaia di solitudini che affollavano la strada con un sorriso appena abbozzato sulle labbra, un sorrisetto di chi è felice e se ne fotte di quello che sta intorno e forse neppure lo vede. La prospettiva era cambiata.
Prese a camminare e senza avere una meta mentre si guardava intorno senza vedere con la testa tra le nuvole. Senza accorgersene si ritrovò in piazza Cinque Giornate. Il palazzone ad angolo della Coin era già illuminato a giorno e primeggiava lucente nella piazza.
Libero pensò di andarsi a fare un giro. Non aveva fretta di ritornare a casa e poi Valeriè era andata in trasferta a Londra e mancava da Milano già da una settimana. Era stata la loro prima separazione, il loro primo periodo di lontananza da quando quella sera, dopo la festa aziendale natalizia, avevano iniziato la loro storia. Era stato una cosa improvvisa e fortissima, una attrazione che aveva vinto le dighe costruite dalla ragione, dalla paura d’amare e di soffrire, dall’abitudine a stare solo. La diga era crollata davanti ad una piena tanto inaspettata quanto ciclopica da lasciare imbambolati, attoniti e stupiti a chiedersi che cosa fosse successo. Ma certe cose non hanno spiegazione, sono belle proprio per questo, perché non hanno un motivo, accadono e basta ed è inutile stare a scervellarsi per comprendere. L’unica cosa è arrendersi alla piena e godersene le piacevoli conseguenze.
Liberò attraversò la porta automatica della Coin e fu catapultato in quel mondo perfetto di profumo, musica diffusa e scaffali ordinati e studiati per attirare il cliente e stimolare gli appetiti di acquisti.
Si diresse verso la scala mobile per raggiungere il piano uomo: qualche acquisto per la primavera non avrebbe guastato, anzi, ora che si sentiva “nuovo”, avvertiva anche l’esigenza di rinnovare tutto nella sua vita, anche il suo look e il suo guardaroba.
Diretto verso la scala s’accorse della profumeria, gli venne una idea malsana e tornò indietro. Passò tra gli scaffali del reparto donne e cominciò a cercarlo. Lo vide. Riconobbe la scatola della confezione dorata. Il tester c’era. Si guardò intorno per un po’ di pudore e se ne spruzzò abbondantemente. Posò subito il tester e voltandosi chiuse gli occhi e inspirò profondamente col naso. Era il profumo preferito di Valerié e se la immaginò proprio lì al suo fianco, il tempo si fermò un attimo, e poi, ridendo un po’ anche di se stesso, si incamminò verso la scala mobile.
Molto carina questa versione di Libero!
Un libero stimolato in tutta la sua persona, a partire dal look e soprattutto, innamorato.
5st e buon proseguimento.
Sandra
Sì Sandra, un libero in versione Primavera! 🙂 Tutto era possibile allora e Libero camminava su un tappeto di stelle cadenti, come di sogni che ad ogni passo s’avveravano, un giardino incantato di possibilità, di speranza, di futuro…
Vero il passaggio sul profumo.
Lo sai che ricordiamo più facilmente gli odori che le immagini?
So di bancomat che rilasciano denaro e profumo.
Un modo per fidelizzare il cliente.
Non a caso l’idea di cliente è maschio.
Un sorriso.
anna
5 stelle
a
Io amo molto di più l’odore della mia compagna… mi mette serenità… comunque bello il racconto.
Anche io lo amo di più, ma quando la compagna va via e magari non per ritornare, anche il suo profumo può darci una parvenza di vicinanza…