Presi con calma la mira, inquadrai bene l’obiettivo, poi spinsi il dito.
La vittima si dibatté un attimo, poi cadde a terra rantolante!
Non tradivo nessuna emozione, o forse un senso di soddisfazione era lasciato trapelare dai miei occhi, niente più di un guizzo, una luce rapida come il flash di un fotografo.
Mi guardai intorno e riarmai.
Fra me pensavo e quasi mi dicevo:
“E ora la prossima. Niente di più facile. Un lavoro semplice, ma necessario. Una bella ripulita da questa marmaglia che ci assedia ogni giorno.
Arrivano a centinaia, ma che dico, a migliaia, e nessuno fa niente per arrestare questo flusso.
Il cittadino deve difendersi da sé, perché lo stato non se ne cura.”
Un altro colpo, un’altra vittima.
“Quasi mi diverto, anche se ammetto che la soddisfazione scemerà presto, perché per oggi il problema è risolto, ma domani si ripresenterà.
E se non ci sono io che faccio qualche cosa, che do il buon esempio, tutto passerebbe nell’indifferenza.
Si lamentano, sopportano, i pecoroni, ma non alzano un dito!”
Riarmai, spinsi il dito ed ecco un’altra vittima dibattersi negli spasimi dell’agonia.
“A volte mi domando il perché di questo lassismo, questo sopportare e non cercare di rimediare. Sembra che tutti dicano:
Ce ne sono tante, altre ne arriveranno ancora, è impossibile porvi rimedio!
Questo modo di ragionare è tipico degli smidollati, gente senza nerbo, esseri amorfi, pronti a criticare, ma quando è il momento di agire preferiscono ritornare nell’ombra.”
Un altro colpo, un’altra vittima.
“Certo! Non fa piacere sporcarsi le mani, ma prima o poi bisogna pur farlo.
Che civiltà è mai la nostra se subisce passivamente queste quotidiane aggressioni, questo ripetuto fastidio che avvelena l’animo?”
Mi spostai all’altra finestra della stanza, scrutai i vetri.
Fuori c’era il massimo silenzio, come in casa, e le vittime ignare del loro destino continuavano la vita di tutti i giorni, come se nulla fosse accaduto.
Riarmai, un altro colpo e un’altra vittima.
Mi mordicchiai il labbro:
“Questa pulizia mi sta venendo a noia; ancora una e poi smetto, almeno per oggi.
Vorrà dire che almeno per questa notte potrò dormire sonni tranquilli”.
Un altro colpo e un’altra vittima cadde a terra.
“Porca miseria, ne vedo altre due.
Mi sono sfuggite, ma adesso provvedo.”
Feci per riarmare, ma inutilmente.
Mi venne un moto di rabbia che sfogai con un urlo:
“Christiane, ho finito il flit e ci sono ancora due mosche in giro!”
Piacevolissimo e divertente. Ben scritto. Lasciava intendere altre cose e poi il risvolto…, merita gli aggettivi sopra menzionati e 5 st.
Sandra
Hai saputo tenermi con il fiato sospeso fino all’ultimo. Il titolo azzeccato ha aiutato a dare per scontato l’esito della narrazione permettendo così un più significativo colpo di scena. Una domanda: che cosa sono i flit? Scusami per ignoranza e complimenti.
5s Greta
Bellissimo!
Una grande caccia al nemico, descritta con partecipazione e perizia.
Nessuna pietà, nessuna titubanza, nessun ripensamento.
A morte le mosche… e pure le zanzare!!!!
Ciao.
anna
5 st.