Mi trovavo in vacanza, qualche anno fa, in una baia del Mar Rosso nel mese di giugno.
Ero di ritorno dalla prima delle due o tre uscite di snorkeling quotidiane, avevo appena esplorato una grossa formazione corallina che sorgeva isolata da un fondo di sabbia bianca e che conferiva all’acqua un vivissimo color turchese.
La sommità della formazione raggiungeva quasi la superficie mentre il fondo sabbioso si trovava a circa quattro metri di profondità.
Questa graziosa architettura vivente, quasi arboriforme, offriva dimora e cibo a varie specie di pesci tropicali.
Tra questi avevo notato un bell’esemplare di pesce scorpione, tipico predatore dei mari tropicali, affine ai nostri scorfani ma con i raggi delle pinne notevolmente allungati, come a formare delle specie di piume, colorate con bande trasversali di marrone chiaro e scuro.
Questi raggi terminano con dei pungiglioni molto velenosi, che offrono al pesce un’ottima difesa dai predatori più grossi.
La natura tranquilla e sedentaria del pesce lo rende avvicinabile senza problemi.
La sua tecnica di caccia, infatti, consiste nel fare degli agguati fulminei alle prede che gli passano accanto; per questo motivo rimane immobile, a ridosso del fondo o di formazioni coralline, nell’attesa che qualche incauto pesciolino entri nel suo limitato raggio d’azione.
Costituisce un serio pericolo, invece, se inavvertitamente calpestato senza sandali o scarpette protettive, oppure se, non vedendolo, gli si va addosso.
Arrivato al pontile, notai mio figlio maggiore, all’epoca aveva sette anni, e gli raccontai del piacevole avvistamento.
Affascinato dall’aspetto visto nelle fotografie, dal fatto che fosse velenoso e perché gli ricordava il suo segno zodiacale, volle che lo accompagnassi a vedere il suo primo pesce scorpione.
Indossata la sua piccola muta, maschera e pinne, mi seguì agevolmente fino alla formazione che si trovava a circa cinquecento metri dal pontile. Ero meravigliato nel vederlo nuotare così agilmente.
L’azzurro ci avvolgeva come il silenzio, rotto solo dal nostro respiro e da quel misterioso ticchettìo metallico irregolare che si sente quando le orecchie sono immerse nell’acqua.
Giunti in prossimità della formazione di coralli, mi prese la mano destra e si fece abbracciare tenendola sul suo petto.
Voleva sentirsi al sicuro, era trepidante ed impaurito per l’imminente incontro.
Raggiunto il pesce, che nel frattempo si era spostato in una zona d’ombra, rendendosi ancor più difficilmente individuabile, iniziai ad indicarglielo insistentemente.
Vedevo il suo sguardo vagare attorno al punto da me indicato e pensavo che mi sarebbe stato difficile capire se e quando, mio figlio, l’avrebbe individuato, dato che non potevamo parlare.
Mi sbagliavo di grosso.
Improvvisamente, sulla mia mano destra, che una coincidenza generosa aveva fatto posare proprio al centro del suo petto, giunsero attraverso la muta, tanti piccoli sussulti, via via più intensi e più frequenti.
Erano così percettibili, così chiari!
Colto di sorpresa, impiegai qualche secondo per capire che si trattava del suo cuore che galoppava sempre più forte.
Appena me ne resi conto, l’istinto mi fece ritrarre la mano, quasi imbarazzato, con la sensazione di essere entrato abusivamente nella sua sfera dei sentimenti.
Così mio figlio quel giorno ha visto il suo primo pesce scorpione.
Io invece ho imparato che le emozioni si possono toccare.
Sì, le emozioni si possono anche toccare, renderle ancora più vive col ricordo della penna e farle conoscere anche agli altri.
Gli scorpioni, segni zodiacali o non, sono poi particolari.
Parlo per conoscenza.
Bravo. 5st.
Sandra
Fino ad oggi non avevo mai pensato alla possibilità di toccare con mano un’emozione. Da oggi non sarà più così. Grazie per avermi arricchito con il tuo racconto.
5st.
Ciao Greta
Un animo sensibile, una mente vulcanica, e “una penna” che va dritta al cuore!
Sei grande!
Mariarosa
P.s. guarda che ho la lacrima facile!
Le emozioni…
Abbiamo un segno in comune, anch’io ho un figlio scorpione.
Bel segno d’acqua pulito limpido folgorante, curioso e acuto.
Bene.
Da piccola arrossivo sempre e mi batteva il cuore per ogni novità, ogni sensazione nuova, ogni scoperta che mi accompagnava nella via profonda della vita.
Crescendo, piano piano, ho imparato, come tutti, a controllare e a custodire le mie emozioni.
Ma quel cuoricino che batte per la meraviglia resta, in me come in ognuno, perchè è l’essenza di quel fanciullino che ogni adulto è.
5 stelle per il modo dolcissimo in cui hai saputo raccontare l’incanto di un padre che scopre il mondo affettivo di suo figlio.
Ciao
anna
Bellissima e toccante. Parole dolcissime di un padre che arrivano diritte al cuore di chi legge. 5st
Ringrazio tutti. Troppo gentili, in fondo io non ho creato niente… ci ho messo solo le parole…
Ma Simone, a Giugno sul Mar Rosso fa caldissimo! Via la piccola muta!
Anche se immagino foste a Sharm, dove fa un po’ meno caldo che dall’altra parte, data la presenza del pontile…. A parte il caldo, un racconto molto carino!
X Germana: Per quanto mi riguarda non uso mai la muta nemmeno quando rimango in acqua per due ore con una temperatura di 25°C. Non ho usato la muta stagna quando ho fatto un’immersione ad ottobre a Cortellazzo, vicino a Venezia per visitare un relitto del ‘700, al contrario dei miei freddolosi compagni… Un bambino di 7 anni, specie mio figlio, è molto più freddoloso. Alla maggior parte delle persone il Mar Rosso sembra freddo a causa dell’enorme sbalzo termico, fuori dall’acqua 40° e passa ed in acqua 26… Ho visto adulti usare la muta stagna per fare immersioni in Mar Rosso… Concordo pienamente con te.