Un suono freddo, d’astio, e nient’altro.
Perchè sembro sentirlo
soltanto io?
Dividi, umano, con me questa paura.
Confortami!
Nulla.
Ed eccolo, ancora.
E’ il canto profano della disperazione,
famelica guerriera,
signora della mia viltà.
Mi prende,
mi devasta,
mi sussurra,
Pace.
Poi torna e mi regala illusioni,
che oggi cantano,
domani mi urleran,
“Vi è un solo modo per uscire dalle rotaie”:
parole acri,
lamine ammaestrate dalla
Disgrazia
al macabro teatro.
Di quale libertà si ornava
le parole quel finto
saggio,
al quale udire il canto portava
consolazione?
Di Scilla e di Cariddi paiono a me,
razza meticcia,
le sue strofe;
seppure ammaliano,
lasciano l’amaro in bocca.
Sarei felice,
si, ma in quale vita?
Non più stelle,
non più Luna,
non più rose per distillarne il vino.
Sguardi profani se ne approprieranno,
e guarderanno te,
Aylliss,
rubandoti l’ingenuità e lo stupore,
mentre mi spegnerò,
portandoti nel cuore.
Sorriso.
Non ho parole per desciverti il mio stato d’animo ma sappi che questa è l’amara verità che sto passando, è una bellissima poesia, scusami se la copio per portarla con me a rigeggerla quando mi setirò piu solo…
Bellissima poesia… rispecchia tutto il mio essere….