Jake Walcott era un giovane adolescente che viveva nei prati verdi della ridente cittadina di Callistoga in California. Jake viveva con la zia Irma; suo padre lo aveva abbandonato in tenera età e la madre era ricoverata in una clinica psichiatrica ad Alameda nella periferia di San Francisco. Jake conduceva una vita sana e tranquilla, zia Irma gli aveva trasmesso i valori del rispetto della natura e dell’ amore verso il prossimo. Jake lavorava quattro ore al giorno dopo la scuola nella rivendita di articoli per ferramenta non lontana da casa; Il suo datore di lavoro era il Signor Terrel Harvey, un ometto paffuto e goffo, con una fronte molto ampia, dei baffoni folti di un colore a metà tra il rossastro e il grigio scuro, le braccia e le gambe tozze; aveva quasi sempre addosso un abito da lavoro color celeste e un taccuino con la copertina ricamata a mano da sua moglie dove vi scriveva gli ordini e i conteggi dei prezzi.
Il signor Harvey voleva bene a Jake, conosceva sua zia dai tempi del college e a Natale gli regalava sempre un enorme cesto contenenente ogni tipo di prelibatezza. Jake aveva attorno a sé solo persone gentili che gli volevano un gran bene, come ad esempio la sua amica Joy Patterson. Joy viveva a due isolati di distanza da Wellington Road, dove abitava Jake e ogni giorno facevano assieme la strada per andare a scuola.
Quel martedì era una mattina soleggiata con una lieve brezza primaverile che accarezzava i prati e le colline di Callistoga, la vita procedeva tranquilla e ognuno si occupava delle proprie mansioni, ad un certo punto squillò il telefono a casa Reely, zia Irma rispose e prima di riattaccare la cornetta salutò con un filo di voce.
Jake e Joy stavano fantasticando spensieratamente sul loro futuro mentre a bordo delle loro mountain bike Nevada imboccavano Churchill Avenue, svoltando per la Main Street e raggiungendo finalmente Wellington Road. Joy mangiava da loro come ogni martedì e i due andarono a riporre le cartelle salutando a gran voce zia Irma. La vecchietta spuntò dal corridoio salutando con un sorriso smorzato i due ragazzi e poi chiese gentilmente al nipote se potesse seguirla in cucina, Jake capì subito che era accaduto qualcosa.
“Jake” – disse la vecchietta con un filo di voce “c’è una cosa che devi sapere, non so come dirtelo perchè non so come potresti prendere la situazione” – e si sedette sulla poltrona di legno di ciliegio intagliata a mano dal suo defunto padre Arthur Reely.
“Zia spiegami che cosa è successo ti prego” sentenziò Jake
“Si tratta di tuo padre Jake, vuole vederti” disse con un tono fievole.
Ci fu un lungo silenzio prima che Jake pronunciasse la frase:
“Mio padre?!?” – tuonò – “non si è mai fatto vivo in diciassette anni e ora cosa pretende da me? Che mi sieda con lui al tavolo a mangiare hot dog e a ridere e scherzare sul più e sul meno?” disse con aria seccata ma sorpresa.
“Jake, lo so che non è una cosa facile da affrontare per te ma prima di negargli di vederti, prova a chiedere al tuo cuore che cosa vuole veramente” disse la zia con un espressione affettuosa.
“Zia Irma non lo so! Non lo so veramente… io non lo so” disse e corse fuori, lasciando Joy seduta al tavolo a fissarlo esterrefatta mentre si precipitava fuori dal porticato in legno e sfrecciava a gran velocità sulla sua Nevada grigia.
Da quel giorno passarono sei anni prima che Jake decidesse di telefonare a suo padre, ma quando gli telefonò scoprì che era troppo tardi; il padre era morto in un grave incidente aereo a Memphis due anni prima e neanche zia Irma ne era venuta al corrente.
Jake si accasciò a terra in un mare di lacrime, non riusciva a credere che ora che voleva riabbracciare suo padre non ne avrebbe più avuto la possibilità.
Mi è piaciuta 🙂 spero di leggerne altre tue…
Una bella storia con una bella morale.
A presto rileggerti.
5 stelle
anna
ps:
Correggi alcune cose che una pedante e antipatica vecchia zia, come me, vede subito:
– giovane adolescente (hai mai visto un adolescente vecchio o un vecchio adolescente? Spesso qualche incivile dice o scrive “un piccolo bambino”, quasi giocando sulla tenerezza che un bambino dovrebbe suscitare, ma anche qui: non si ha notizia di un bambino gigantesco, sarebbe da Guinness! Un bambino è un bambino ed è più che ovvio che sia anche piccolo) o giovane o adolescente, non tutti e due.
– dove vi: dove è un pronome relativo di luogo, il “vi” è assolutamente inutile.
– mangiava da loro: pranzava, cenava non andrebbero meglio?
Sopportami, sto attraversando giorni da matita blu!
Ciao
a.
A me è piaciuta questa storia, per alcune cose sono daccordo con Anna, anche se per la verità in questo caso le critiche sono minime… è scritto molto bene, ha una bella trama e delle dettagliatissime descrizioni, specialmente dei sentimenti dei personaggi e del paesaggio… ciao