La prima volta che ho volato in aereo avevo diciotto anni ed era un Fokker.

La settimana dopo lessi che lo stesso era precipitato in Calabria.

Pensai al disastro e alla morte di tanta gente, ma non formulai mentalmente la famosa frase: “Non volerò più”.

Sono sempre stata più terrorizzata dalla “strada” e “dal mare”, considerando quest’ultima, una lenta e angosciante morte con dolorosa agonia; quella in cielo, penso che non fai in tempo a comprendere ciò che sta succedendo, che è già tutto finito.

Ancora oggi, a metà della vita, continuo a prendere le ali di ferro e a volare nel cielo.

 

Di recente sono stata a Las Vegas, il Paese dei Balocchi, io l’ho chiamato così, dagli Alberghi a tema, da favola, riproduzioni sognanti, perfette e tutti questi scenari si abbinano bene alla curiosità di tentare, almeno una volta nella vita, la fortuna ai tantissimi Casinò, tutti locati all’interno degli Alberghi.

Sono arrivata a Las Vegas di notte ed ho potuto costatare la meraviglia delle luci, il luogo più illuminato del Mondo, e il via vai dei taxi, il lustro, i negozi aperti tutta la notte e il buio…, che è proprio inesistente. Tuttavia, a mio avviso, visitarla una volta nella vita, a meno che non si vada esclusivamente per il gioco, può bastare.

 

Lo spettacolo indimenticabile, che ha addirittura sorpreso la mia fantasia è stato il Gran Canyon. Un piccolo aereo traballante, di una delle tante compagnie turistiche, ci ha accompagnato in questo giro entusiasmante.

Mi sono seduta accanto al finestrino e non mi sono sentita per niente sicura,

tutto precario, così almeno mi è sembrato. A parte noi italiani, che eravamo in sei, c’erano alcuni spagnoli che facevano fatica, data la mole, a stare seduti sulle “poltroncine”, il pilota, elegante e di colore ed il suo aiuto, una Signorina, altissima, magrissima, biondissima e pallidissima, ed erano tutto l’equipaggio.

 

Ho subito pensato: “Speriamo bene”.

 

Quando il velivolo si è alzato traballando, ho iniziato a guardare il cielo completamente azzurro e ad ascoltare con la cuffia le nozioni nella mia lingua.

 

Sono stata subito rapita, mi sono persa nella visione spettacolare di quell’immensa gola creata dal fiume Colorado. Abbiamo percorso prima la parte settentrionale, dove si ritirano per settimane gli Indiani Navajos e a questo pensiero la mia fantasia si è accesa ancora di più.  Mi sono venuti in mente gli indimenticabili film western con il mitico John Wayne ed è allora che ho iniziato a vedere indiani a cavallo. 

 

Li ho proprio visti gli Apaches, adesso non c’era più il silenzio di prima, sentivo i cavalli e le urla e Lui, il temuto e brutale Cochise, tutto pitturato da guerriero, le carovane, gli spari, il sangue e poi l’altro Grande Capo: lo storico Geronimo.

Sono tornata indietro nel tempo, a quando giovanissima andavo al cinema con la mia famiglia la domenica e i film con gli indiani erano i miei preferiti, piangevo alle loro stragi e li ho perfino odiati, ma poi una volta visto “Soldato Blu”, un film che mi ha colpito molto e che ricordo ancora benissimo, ho capito che probabilmente la brutalità non ha colore, perché purtroppo è un bagaglio scomodo dell’essere umano.

 

Quanta storia fra queste rocce, quanto sangue, quanta fierezza chiusa in seguito nelle riserve…, anche questo sono riuscita a vedere: gli Indiani osservati come attrazione per i loro costumi, eppure dietro ai loro occhi stanchi e rassegnati c’è una storia antica di tradizioni, di vita e di morte.

 

La parte meridionale del Gran Canyon invece, presenta tutto un altro Mondo, un fascino variopinto e lussureggiante, bellissimo paesaggio che scorre tra le foreste di Kaibab sulla destra e l’orlo dell’abisso rosso sulla sinistra, poi il canyon si allarga e lascia ampio spazio al Colorado.

I colori sono da mozzafiato, vanno dal giallo acceso al rosso fuoco.

 

Traballando si ritorna al piccolo aeroporto e vedo un indiano vero, forse attrazione per fotografie, ha una bancarella, ed è lì che ho acquistato un braccialetto in pelle, con infilato un sasso particolare, grigio-verde, potrebbe assomigliare ad un occhio. Capisco che è un porta-fortuna, lo acquisto e lo metto. Mio marito e gli amici mi dicono che “puzza”, no,  odora di pelle, dico io  e ancora , col passare del tempo, profuma di Indiano, di Colorado, di Arizona, di Storia  e spesso lo indosso.

 

Fa parte di tante emozioni, vissute, fantasticate, immagini lontane eppure vicine, e stranamente le associo a quella ragazzina timida, diciottenne, a quel Fokker che non esiste più, a quanto tempo è trascorso da allora e a quanto cammino ancora avrei voglia di continuare a fare…, Buona Vita concessa,  permettendo.

8 pensiero su “Ali di ferro e anima”
  1. Le emozioni, i ricordi, la vita vissuta sono parte di noi e ci modellano, ci cambiano, ci fortificano, a volte ci induriscono, più spesso ci fanno conoscere sfaccettature del nostro carattere e di quello altrui.
    Volare, poi, è uno dei sogni ancestrali dell’uomo, forse un confronto con quella nostra parte angelica che ci permette di raggiungere vette impensabili e di ogni tipo.
    Il coraggio accompagna l’esperienza e dà sapore ad ogni avventura che non è agire incosciente, ma capacità di introitare il mondo di fuori.
    Un abbraccio.
    anna

    5 st.

  2. Una buona lettura, mi ha colpito la semplicità nello scrivere.
    Sembrava di leggere un racconto di una bambinetta che spiega cos’ha fatto ieri.
    Complimenti!

  3. Mi è piaciuto tantissimo, mi è parso di volare al di sopra degli scenari descritti, di vedere con i miei occhi tutta quella bellezza… respirarne la magia, il senso di libertà.
    E il finale… rende omaggio alla vita e al percorso di ognuno di noi…

  4. X Anna
    Grazie carissima.
    Dalle ali di ferro alle ali di carta!
    Un caro saluto.
    Sandra

    X FOLLETTO
    Si vede che sto iniziando il viaggio a ritroso: neanche dall’adolescenza, addirittura dall’infanzia!
    Grazie del tempo dedicato alla lettura.
    Sandra

    X greta28

    Lusingata. Sì, hai letto e interpretato bene, il finale rende omaggio alla vita e al suo percorso.
    Non hai letto solo con gli occhi.
    Grazie.
    Sandra

  5. Ciao Sandra,
    Trovo questo tuo racconto molto bello, perché ci parla di emozioni vissute attraverso il volo.
    Quel volo che però non è solo un volare in aereo, ma è anche volare con la fantasia; e tu con i tuoi scritti ci fai sempre volare in alto, riflettere e sognare.
    Complimenti e 5 stelle

  6. X Lucia
    Volare è il sogno degli Umani. Trasmettere emozioni, è un tentativo affidato alla mente e al cuore. Recepire è un cocktail di volontà, gentilezza, educazione, capacità di raccogliere emozioni mescolate, per poi ritrovarle nell’anima.
    La tua nobiltà interna si respira.
    Grazie.
    sandra

  7. Anch’io odiavo gli indiani “cattivi” poi crescendo ho capito da che parte stare e che alla tv non bigogna mai credere del tutto e ora sto con gli indiani…
    5st…
    Un abbraccio

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *