C’è il silenzio che cade nel vuoto di questa stanza senza tempo e le pareti mi contengono immobili. Captano di volta in volta i suoni delle giornate che trascorrono l’una dietro l’altra senza filo logico, solo per necessità. Magari le mie parole si infrangono sul muro della tua indifferenza, inoltre lo sapevamo già che il narciso se ne frega.
Raccoglievamo i fiori e passeggiavamo lungo il viale guardandoci negli occhi come due bambini persi nei loro pensieri di splendida e ingenua incoerenza. Un po’ troppo cresciuti per tenersi per mano ma non troppo cresciuti per tenersi in una distanza che strazia e logora gli animi. Tu mi dicevi “Non lo sai” e io non lo sapevo davvero.
Il fatto del desiderare ardentemente di sentirmelo dire una volta per tutte faceva di me una ladra di confessioni. Sì a me può dirlo e poi scordare di avermelo detto. Così ci sedemmo e mentre accarezzavi i petali di (guarda un po’) un narciso, eri un uomo audace. Lo raccontasti così bene che desiderai essere quella donna per pochi minuti pur di potermi sentire amata. Da ladra quale sono ti rubai quell’istante in cui non mi guardasti e fissando il tenero fiore è probabile che la tua mente tornasse indietro a quei giorni con Lei, solo Lei, sempre Lei. La tua Diva gloriosa la tua Dea mistica, la tua Dama nera.
Mentre ascoltavo le tue parole così soavi e fluttuanti nell’aria, osservavo con grande interesse anche i più sottili movimenti delle tue dita sui petali e le tue palpebre. Sei così bello ed è così banalmente banale dirlo e ne rido, mi derido e mi compiaccio. Chè anche se hai sofferto il tuo sorriso ha una punta di zucchero a velo mischiato al veleno. Ed io sono instupidita e me ne compiaccio. Lei è la tua eroina.
Un sentimento così credo di averlo provato anch’io, forse, solo per un bambino, quand’ero bambina. Era il più carino della scuola materna – questo lo ricordo bene – e tutte le bambine lo volevano per sé. Io me ne stavo in disparte, tra le bambole di pezza e gli accessori di cucina. Quel giorno lui si avvicinò e mi chiese se volevo giocare con lui e il pongo. Io capii subito, in realtà mi stava chiedendo di sposarlo. Era l’uomo della mia vita, era lui senza alcun dubbio. Gli diedi un bacio sulla guancia e ci fidanzammo ufficialmente. Le nostre mamme ne ridevano ma noi volevamo stare insieme per sempre. Poi i tempi cambiarono di molto e ci cambiarono entrambi. Quel genere di sentimento però, di una purezza incontrastata, non l’ho mai più provato. Così come l’atmosfera, anch’esso si è inquinato.
E tu tra quegli alberi e quei fiori avevi ancora voglia di starmi a parlare di amori perduti invece di tendermi le mani.
Mi ha vestita di malinconia. Forse sarebbe bene non voltarsi indietro e guardare avanti in ciò che ci rallegra e può regalarci serenità e appagamento. Ma il passsato ci ha forgiato. Io non credo però nell’inquinamento di “ieri”, forse dovremmo stare più attenti a non inquinare l’oggi.
Non ti ha teso le mani, ma ti ha dato modo di scrivere un bel pezzo.
Ciao.
5st.
Sandra
Io rischio tutti i giorni di restare a fissare quelle mani che non vogliono tendersi verso di me, eppure lo ringrazio sempre per ogni sentimento che riesce a trasmettermi.
“Poi i tempi cambiarono di molto e ci cambiarono entrambi”
Ecco cosa succede, non è vero che non hai più provato un sentimento così pulito, è che lo hai vissuto in maniera diversa…..
Sei brava ma da rileggere, difficile e nello stesso tempo profonda 5 stelle per te.
ciao.