C’era una volta un uomo come tanti. Quale fosse il suo nome, che aspetto avesse il suo viso, quali imprese compì mentre era in vita – tutto ciò non ci interessa. Molto più importante è invece quello che avvenne all’interno del suo corpo.
Quando quest’uomo nacque conobbe un mondo brulicante di batteri. Perciò fu inevitabile, sin dai primi giorni di vita, che molti di questi batteri volessero introdursi nel suo corpo in cerca di fortuna. Alcuni erano incuranti di ogni legge, entravano di nascosto e provocavano malattie. Il corpo imparò a combatterli: globuli bianchi pattugliarono le arterie e vennero costruite imponenti difese ai principali ingressi del corpo. Altri invece arrivarono ugualmente determinati, ma decisi a lavorare in simbiosi con l’organismo. Questi ultimi si stabilirono nelle profondità sudicie dell’intestino e svolsero laggiù lavori umili e degradanti, occupandosi degli ultimi prodotti della digestione e ricevendo in cambio alcuni resti non digeriti coi quali si nutrivano. La situazione conveniva a tutti e nessuno si interessò al loro lavoro. Col tempo, però, le difese dell’organismo si fecero sempre più deboli e gli attacchi esterni più violenti. Alcune malelingue imputarono questo alla cattiva gestione dei neuroni. Gli anticorpi e i globuli bianchi, sempre più deboli e mal organizzati, non riuscivano a far fronte alle continue minacce. Molte terribili malattie sconvolsero il corpo e fra le cellule l’odio per questi invasori crebbe sempre di più. Nei palazzi encefalici del potere i neuroni sapevano, pur senza ammetterlo, che l’organizzazione non era stata delle migliori. Terrorizzati all’idea di perdere il proprio potere decisero quindi di dover fare qualcosa, e in fretta. Così sondarono i sentimenti delle cellule. E i loro sentimenti dicevano: non ne possiamo più. E le lingue maligne proclamavano: è colpa del cervello. In cerca di una soluzione, i neuroni rivolsero il loro sguardo a quei miliardi di batteri che lavoravano ora per ora, senza mai fermarsi, nelle profondità dell’intestino. Già da un po’ di tempo le altre cellule li guardavano con sospetto e diffidenza. Nacque così un nuovo movimento e alla sua fondazione questo fu il discorso del presidente:
“Popolo cellulare! Terribili minacce scuotono il nostro amato organismo. I batteri ci stanno invadendo senza tregua. Sono feroci, spietati, e nonostante i nostri eroici sforzi i loro attacchi non cessano mai. Anzi, essi si trovano qui, nel nostro corpo, in questo stesso momento. Si fanno chiamare flora intestinale nel tentativo di mostrarsi utili e importanti: in realtà non sono che vili invasori! Strisciano, perfidi, sulle pareti delle viscere e si nutrono del nostro cibo. Si fanno chiamare simbionti: ma sono solo dei parassiti! Nelle tenebre dell’intestino complottano con gli altri batteri esterni, i traditori! Subdolamente spianano loro la strada poichè sperano un giorno di poter invadere tutto l’organismo. E quel giorno, nello spaventoso incedere della necrosi, loro avranno un posto d’onore! E’ questo che volete? E vi dirò altro, miei cari amici: questi nostri nemici non sono soli, ma hanno degli alleati che si nascondono tra di noi. Non conoscono ottimismo o amore per l’organismo, ma criticano in continuazione il cervello e cercano di difendere i batteri: io li chiamo faziosi! disfattisti! Ebbene, miei amati fratelli, questo io vi dico: è tempo di reagire per la nostra sicurezza e mondare una volta per tutte il nostro corpo da questi sudici immondezzai! Via i batteri dall’organismo! Rispediamoli da dove sono venuti!”
L’annuncio, trasmesso all’istante in tutte le terminazioni nervose, arrivò a tutti ed ebbe un grande successo. In seguito la tensione nei confronti dei membri della flora intestinale crebbe esponenzialmente, e ci furono molti spiacevoli incidenti. Certo, non mancarono le critiche contro il nuovo Movimento neuronale, ma furono poche le voci che si levarono per protestare, e quando molte delle suddette cellule sparirono misteriosamente le proteste cessarono del tutto. Si mormorava, difatti, che i disfattisti venissero puniti con la fagocitazione. Ma apparte queste poche voci discordanti, l’entusiasmo cellulare crebbe sempre di più e i membri del movimento neuronale aumentarono costantemente. Nonostante tutto ciò le difese immunitarie continuavano ad indebolirsi, e ad ogni nuova invasione di batteri il centro cerebrale dell’informazione dava la colpa ai traditori dell’organismo o alla flora intestinale. Quando alcuni dei miliardi di batteri ammassati nell’intestino reagivano alle provocazioni o infrangevano qualche regola, la notizia dei loro crimini veniva amplificata e ritrasmessa in tutto il corpo in modo quasi ossessivo. Non passò molto tempo prima che cominciassero le prime retate dei globuli bianchi contro i batteri intestinali e, già che c’erano, anche contro eventuali funghi e protozoi che si trovavano nell’area. Da lì a poche settimane la flora intestinale era stata decimata, chi fagocitato, chi messo in fuga. A seguito di questa gloriosa impresa, tuttavia, con grande sorpresa di coloro che l’avevano messa in atto, la situazione anzi che migliorare peggiorò sempre di più. I centri gestionali del cervello registravano continui problemi nell’area intestinale. Quando i batteri vennero a mancare le viscere vennero invase da ogni sorta di tossine: lisina, putrescina, cadaverina, ornitina. Il processo digestivo si complicò dolorosamente e venne registrata la presenza di una malattia che i neuroni più colti chiamavano “colite”. Gli stessi membri del Movimento, all’apparenza per nulla scossi dalla situazione, non trovarono difficoltà nell’infiammare ulteriormente le cellule contro i batteri, addossando loro la colpa. Nel cervello, però, l’ippocampo aveva fissato una precisa informazione quando un libro era stato letto, e ora si trovava immagazzinata nelle sinapsi. Questo libro snocciolava i sintomi e le malattie causate dall’alterazione della flora intestinale, tra cui figurava anche la colite. Molti neuroni, avendolo saputo, non furono più disposti a tollerare il Movimento e nella corteccia si innestò quindi uno scontro interno. Di conseguenza il pover’uomo, che non era altro che l’entità risultante dall’unione di tutti coloro che partecipavano a questa vicenda, e quindi si poteva considerare sia vittima che colpevole, dovette aggiungere alle sue innumerevoli malattie anche una certa dose di stress derivante dal conflitto interiore che infuriava nel suo cervello.
Per molto tempo la situazione continuò a degenerare finchè un giorno le ostilità cessarono improvvisamente. Non si erano acquietate; i vecchi rancori rimanevano nell’aria come un vapore invisibile. Nulla era risolto, non ci furono tregue, accordi o compromessi. Tuttavia all’improvviso le fiamme del conflitto gelarono e un velo di inquietudine si stese sull’organismo. Correvano voci di una catastrofe che si sarebbe abbattuta a breve. Ogni cellula, dal neurone della corteccia cerebrale al globulo rosso che nei suoi viaggi si era spinto ai confini remoti dell’organismo, ciascuno di quei cento mila miliardi di esseri che componevano il corpo umano, avvertiva un oscuro presentimento. E c’era chi già sapeva. Preoccupazione e angoscia irradiavano palbabili dal cervello e, come al solito succede in queste situazioni di stress, tutti iniziarono a lavorare freneticamente. I muscoli erano contratti, gli occhi vagavano senza sosta sulla sala d’attesa dell’ospedale, il cuore pompava furiosamente sangue nelle arterie. Ad un tratto tutta l’attenzione si concentrò sul nervo ottico, che riferì il costante avvicinarsi di una figura che altri neuroni interpretarono come “il dottore”, per poi spostarsi sul sistema uditivo che si limitò a riferire, come sempre, suoni che non comprendeva. Ad ogni parola che venne decifrata, in alcuni milionesimi di secondo, i neuroni si rabbuiarono sempre di più. Quelle parole erano pugnali, e i pugnali gridarono: Lei ha un tumore all’intestino. Lacerarono la psiche ed urlarono: Probabilmente dovuto alle inspiegabili alterazioni della flora batterica.
Allora tutto perdette di significato e il sipario calò su ogni scontro. Sconfitti, i neuroni e le altre cellule, a cui la notizia trapelò poco dopo, continuarono semplicemente il loro lavoro quotidiano, nella grigia attesa del momento in cui tutto sarebbe finito.
Oh, se avessi avuto un’insegnante di scienze che mi avesse fatto amare questi argomenti…..!
La mia raccontava che i cervi volanti sono animaletti con macchina fotografica posizionata sulla schiena e utilizzati per lo studio dell’atmosfera!
Ecco perchè tutto perse di significato non appena uscii dal liceo….
anna
5 stelle (astronomiche!)
Molto piacevole e istruttivo. Ma in fondo tutto ciò che hai raccontato è anche ciò che in realtà si svolge “all’esterno”, nella vita….
Complimenti. 5st.
sandra
Complimenti per la precisione e per come hai impostato il racconto, molto scorrevole e piacevole! 5 stelle!
Bellissima narrazione…
…sembra come se il finale fosse il motivo per il quale hai avuto la “neccesità” di scrivere questa storia…
michele8
Un racconto piacevole da leggere e istruttivo.
Tanti complimenti in compagnia di 5 stelle
Molto istruttivo, spiega degli argomenti in modo molto dettagliato che si svolgono fuori dal nostro mondo e li paragrafa a ciò che succede dentro a noi 5 stelle meritatissime ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
Bellissima metafora! Complimenti non solo all’idea, ma anche al modo in cui è stata esposta.