Anna, che non sa…
Era inverno inoltrato e il solo guardare fuori della finestra metteva il gelo nelle ossa.
Anna come sempre era l’ultima ad uscire dall’ufficio, d’altra parte, era stata talmente grata di quell’opportunità che non aveva obiettato quando la mole di lavoro con cui i Soci dello Studio Contabile la caricavano era lievitata tanto da non poter essere smaltita in orari canonici.
Anna spense il personal computer e la stampante, prese il giaccone dalla gruccia e lo indossò lentamente. Rialzò il bavero, diede due giri alla sciarpa ed uscì con i plichi da spedire sotto il braccio.
All’inizio non le pesava più di tanto arrivare prima ed andare via almeno un’ora dopo gli altri ma ora, dopo cinque anni, si sentiva stanca di quella pratica straordinaria, acquisita, di fatto, come normale.
Prese le scale come sempre, perché l’ascensore le metteva ansia, e nell’atrio travolse David, il custode tuttofare, facendolo volare a gambe all’aria, in mezzo alle raccomandate da spedire.
“Sempre distratta tu, eh?”
“Scusa David, non ti avevo visto!”
“Ok, ok, don’t worry; il caffè di domattina lo paghi tu!”
“Ok, contaci!!”
David le riconsegnò una parte di buste e la salutò con un sorriso.
Fuori faceva ancor più freddo di quanto Anna aveva immaginato e lei si ritrovò a pensare al caffè caldo che beveva con David ogni mattina.
Anna percorse in fretta la distanza che separava l’ufficio dalla sua casa.
Ad attenderla, come sempre, trovò solo Miou, la sua gatta.
David pensò ad Anna, ed un sorriso gli incurvò le labbra.
Era innamorato di lei da un sacco di tempo e lei nemmeno lo immaginava.
David era nato in Canada e dieci anni prima, fresco di college, era venuto a visitare il paese dei nonni, di cui sua madre gli aveva tanto parlato.
Non aveva previsto di rimanere vittima di un incidente stradale, il conseguente trauma e la perdita temporanea della memoria che n’era derivata.
Supportato dai ritrovati parenti, David era rimasto fino alla completa guarigione del fisico.
Per ritornare in possesso dei suoi ricordi, il medico che lo seguiva, gli aveva suggerito di scrivere tutto quello che gli passava per la mente.
David lo aveva fatto cosi bene, che si era ritrovato con un romanzo ed un editore disposto a puntare su di lui. In dieci anni, aveva scritto e pubblicato tre romanzi; il quarto era in presentazione per l’indomani.
Aveva incontrato Anna per la prima volta cinque anni prima; lei aveva il suo secondo romanzo tra le mani e lui non aveva saputo resistere alla tentazione di chiedere il suo parere.
David, che firmava i suoi racconti con uno pseudonimo, non aveva mai rivelato di essere l’autore dei libri che lei aveva confessato d’apprezzare tanto.
Anna era molto graziosa, ma sembrava non rendersene conto; era una ragazza dai modi tranquilli e gentili.
Nel tempo, avevano parlato di tante cose e David aveva scoperto di avere molto in comune con lei.
Più cose scopriva di lei e più se ne innamorava.
Anna varcò il portone dello stabile con la solita ora d’anticipo e David la dirottò immediatamente verso il bar di fronte.
“Anna, questa sera Jacob walker presenta il suo ultimo romanzo…”.
“Dove?”
“Al Teatro Piccolo. Si entra con l’invito ma ho un amico che può farci passare. Ti va se ci vediamo lì?”
“Mi piacerebbe molto; tu sai che adoro Jacob Walker. Davvero si può fare?”
“Certo!! Bene, è deciso. Ci vediamo all’entrata degli artisti alle 21.00, ok?”
“Ok”
“Ah, Anna! Abito da sera…”
“Si, come no!!”
Per la prima volta in cinque anni, Anna uscì dall’ufficio ad un orario decente e, nonostante il freddo, sentiva un piacevole calore dentro di se, un misto d’attesa e timore.
Era contenta di poter incontrare il suo scrittore preferito ma l’era ancora di più di passare una serata in compagnia di David, anche se, per il momento, non voleva analizzare il perché.
Dopo la doccia ed il trucco, ci mise un’ora solo per decidere che vestito indossare e quando s’accorse che le tremavano le mani, si arrese all’evidenza: era acutamente e nervosamente consapevole che David le piaceva e non sapeva come comportarsi con lui che la considerava una simpatica amica.
Si diede della stupida per venti minuti e poi chiamò un taxi per recarsi a teatro.
Davanti all’ingresso, al posto di David, c’era un ragazzo che sventolava un cartello con scritto “Anna”.
Lo raggiunse ed il ragazzo la condusse sul palco, al riparo dietro il sipario; la lasciò lì, sola, dicendole di aspettare.
Un brusio ed un applauso scrosciante seguirono l’annuncio del presentatore, che introduceva Jacob Walker.
Anna si guardò intorno, in cerca di David, mentre l’ospite parlava, raccontando per sommi capi la trama del suo ultimo romanzo.
“… Anna, che non sa… è dedicato ad una persona speciale…”.
Anna tremava dalla testa ai piedi.
La voce che udiva era quella di David, n’era certa; non sapeva cosa pensare.
Improvvisamente, non ci fu più tempo per pensare perché con sibilo si scostarono i due pannelli di pesante tela e la mano di David era li, a cercare la sua.
“Anna, che non sa… che sono innamorato di lei da quando l’ho vista per la prima volta e che non ho mai avuto il coraggio di dirglielo, fino ad ora”.
Anna avanzò sul palco, guardando Jacob Walker, David, che diceva d’amarla; con il viso rosso d’imbarazzo, non riuscì a trattenere le lacrime, che si trascinarono dietro il mascara.
“Anna, dolcissima Anna, ora che sai, lascerai che io ti ami?”
Il sussurrato sì di Anna si perse nel bacio che David le rubò, su quel palco, davanti a quella platea impazzita che applaudiva e gridava, in segno d’approvazione.
Loro, non li sentirono nemmeno.
Massimo voto per questo tuo piacevolissimo racconto, scritto con tanta perizia. Hai fatto un lavoro davvero delizioso. Hai un modo di raccontare di una simpatia unica. Applausi per te.