Pensava Carla. Pensava al perché tra donne fosse così difficile mantenere un’amicizia vera. E soprattutto pensava al perché per lei fosse praticamente impossibile. Le risuonavano in testa tutti i luoghi comuni relativi all’impossibilità dell’amicizia al femminile: le donne non sanno fare gruppo, sono sempre in competizione; tra donne c’è invidia, e via dicendo. E contemporaneamente, le passavano di fronte agli occhi le immagini delle varie amicizie in cui aveva creduto, da quando era bambina fino ad oggi, e che poi erano sfumate in un batter d’occhio.
Era veramente rimasta delusa tantissime volte, rimanendo per settimane e talvolta mesi, piena solo del vuoto che la rottura di un legame creduto indissolubile le lasciava.
Ma con Michela credeva fosse un’altra storia. Lei non era nemmeno un’amica, era una sorella. La sorella che le era sempre mancata, a lei che era cresciuta in mezzo ai maschi.
Negli ultimi anni si erano allontanate è vero. “Ma quando si cresce e si diventa adulte è così” aveva sempre pensato Carla. “Ognuno poi ha la sua vita, il suo lavoro, si fanno altre amicizie, ma comunque un legame quando è vero ed importante resta, se le persone lo vogliono”.
L’errore che aveva fatto Carla era stato proprio questo però, ossia l’aver dato per scontato che anche Michela, come lei, volesse mantenere quel legame. E nei dieci anni trascorsi dalla fine dell’Università, percorso che avevano affrontato insieme e che le aveva unite anche nella vita al di fuori dello studio, non si era mai resa conto che era sempre stata lei a cercare Michela. Che partivano sempre da lei le telefonate, o i messaggini sul cellulare, o le e-mail per sapere come andavano le cose o per organizzare qualcosa da fare insieme. A volte Michela le era sembrata un po’ più fredda, questo è vero. Senza considerare che per il suo trentesimo compleanno Miche, come lei la chiamava di solito, aveva organizzato una cena dove Carla non conosceva praticamente nessuno, e nonostante Michela lo sapesse non si era preoccupata di farla sedere vicino a lei ma aveva lasciato che finisse in fondo ad una lunga tavolata circondata da perfetti estranei. “Non se ne sarà resa conto, presa com’era dalla festa!” aveva pensato Carla. “In fondo, mi conosce. Sa che non ho problemi a socializzare con le persone!”, aveva concluso, giustificandola anche in questo caso.

Poi Carla, un bel giorno, annunciò alle amiche il suo matrimonio. Tutte si mostrarono felici, tra baci, abbracci e congratulazioni varie. Lo stesso clima di contentezza e di gioia condivisa, si respirò alla cena che Carla aveva organizzato con tutto il gruppo, due giorni prima di sposarsi; cena che si concluse con la promessa di ritrovarsi tutte due giorni dopo di fronte al Comune alle 11.

 

Domenica. 
Carla arrivò in Comune emanando luce. C’erano proprio tutti. Baci, abbracci. Mancava Michela. Arriverà…
Iniziò la cerimonia. Semplice e intensa. Priva di tanti orpelli che Carla ha sempre considerato di contorno.
Finalmente marito e moglie! Gli sposi uscirono felici dal comune. Gli amici erano fuori ad attenderli con il riso in mano. Inizia la battaglia. Riso nei capelli, nella scollatura, nelle scarpe con il tacco che iniziavano a fare male. Qualcuno aveva portato lo spumante e lo aprì dopo averlo agitato, inondando la faccia e il vestito corto di Carla, che rispose con una delle sue risate. Tutti gli amici brindarono, alzando i bicchieri di carta al cielo.
Guardandosi intorno però, Carla si accorse che non c’era. La sua amica non c’era. Si era persa una dei momenti più importanti della sua vita. Avvicinandosi ad un’amica comune, Carla le chiese se sapeva come mai Michela non ci fosse. Questa le rispose, anche con un po’ di imbarazzo, che la cara Miche le aveva mandato un SMS quella mattina alle 8, dicendo che non sarebbe venuta perché la sera prima aveva fatto troppo tardi e non ce la faceva ad alzarsi.
Rieccola apparire quella sensazione che Carla credeva non dover riprovare più. Quel misto di rabbia, delusione, senso di abbandono e di tradimento.
“Non te la prendere dai”, le disse la ragazza alla quale aveva chiesto notizie di Michela. “E’ il tuo giorno oggi!!”
“Hai ragione”, rispose Carla, e con un pezzettino di cuore incrinato, si strinse forte a suo marito.

5 pensiero su “Amiche”
  1. Nelle amicizie, come nell’amore, non dobbiamo accontentarci dei surrogati, danno poco. Un pochino bisogna anche saper scegliere e intuire dove finisce l’amicizia ed inizia l’egoismo e qualche volta, pure l’invidia.
    5st.
    Sandra

  2. Credo che le donne vivano più di sentimento individuale e di cuore, non hanno quel sano spirito di corpo che affratella gli uomini.
    Sembra quasi che le donne pensino a se stesse come a competitrici per l’eterno ottenimento del favore altrui, soprattutto se maschile, come se si perpetuasse all’infinito il gioco al massacro del gineceo di antica memoria per quanto riguarda la nostra cultura, ma ancora presente in altre e molto vicine a noi.
    Non è così.
    Si può pensare a camminare sulle proprie gambe e a pensare con la propria testa, senza dipendere da nessuno.
    Si può essere amiche, avere ideali comuni, avere interessi simili, oppure il contrario di tutto ciò e conservare, tuttavia, stima e affetto reciproco.
    E’ molto semplice, ma spesso irrealizzabile.
    Chissà perchè…
    anna

    5 st.

  3. E quante Michela ci sono nella vita di ognuno di noi! E quante volte noi siamo Michela! A volte nella vita sembra quasi che ognuno di noi si affatichi sempre a volere bene immensamente a chi si affatica sempre a voler bene altri! Bel racconto, che sicuramente farà pensare a tanti che questa è anche la loro storia. Complimenti e 5 stelle.

  4. L’amicizia tra donne… ma esiste davvero? Nonostante l’esperienza del racconto che è totalmente autobiografica, continuo a sperare e a crederci… un abbraccio a tutte!

  5. Io non ci spero più. Ogni volta il finale è lo stesso. Fotocopia identica della volta precedente. Ogni volta la legnata è più pesante, ma perchè non si impara mai la lezione?

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