Mi reputo  una donna pacata.

Tranquilla.

Non ho mai cavalcato estremismi di nessun genere.

Non ho nemici.

Mi piace dialogare con tutti e trovare la soluzione ai problemi prima di salire sulla barricata, perché credo che la lingua serva per parlare e non solo per attaccare francobolli.

Non ho litigato quasi mai e quando ho incontrato nullità sulla mia strada, ho trovato il modo di aggirare gli ostacoli o dar loro di lungo.

Sono una donna.

Donna – Donna.

Con la D maiuscola.

Come tutti leggo i giornali, ascolto la radio e guardo la televisione.

Da qualche giorno, però, evito notiziari e approfondimenti giornalistici; preferisco musica, film e documentari.

Grazie a uno di questi ultimi, prima di accingermi a scrivere questa riflessione, mi sono fatta una cultura sul fenomeno del russare e sul fatto che la lingua di chi russa a pancia all’aria pare che possa cadere all’indietro arrivando a provocare la morte del russatore; ho scoperto anche che i cavalli respirano l’ansia e la gioia dell’uomo, ragion per cui un buon addestratore deve dare all’animale sicurezza e fiducia sapendo che tipo di legame si stabilisce tra conduttore e cavallo.

Ho verificato che sono in grado di rispondere in modo decoroso alle domande del Milionario, tanto che riuscirei ad arrivare ad almeno trentamila euro di premio senza alcuna difficoltà e zappingando riesco ad arrivare senza errori alla ghigliottina dell’Eredità, programma trasmesso contemporaneamente, e addirittura potrei vincere il premio finale abbastanza facilmente. Un ipotetico sacco di soldi nella stessa serata.

Nel resto di queste mie giornate senza news scrivo, passeggio sul lungolago, vado a trovare la mia mamma novantunenne, mi cimento in manicaretti ambiziosi e degni di uno chef a più stelle.

Leggo anche e mi sto perdendo in una bella scrittura intitolata “I mercante dei quadri perduti” di Sara Houteling, una bella vicenda e un buon ripasso di immagini di quadri famosi che sono parte della storia dell’arte pittorica dei Primi Novecento.

Rifletto molto su di me.

Tiro le somme delle cose che ho imparato, delle passioni della mia vita e confesso che sono molto contenta della donna che sono.

In poche parole, se dovessi definirmi, direi che sono una donna fortunata, perché nella mia vita sono riuscita ad essere quella che sono senza scendere a compromessi.

Non è poco.

E’ vero che non ho un gran bel carattere e dico pane al pane senza troppo girare intorno alla faccenda.

Godo, però, di una buona educazione e riesco a dire quello che penso in maniera impeccabilmente corretta.

Riconosco che non è facile farmi da marito, da madre, da figlio, da sorella o da amica, perché non sono particolarmente indulgente.

Ma è possibile contare sempre su di me.

Ho solo studiato e lavorato, fatto la moglie, la madre, la figlia, la sorella, l’amica.

Per tutta la vita non ho mai fatto nient’altro.

Quelli che mi conoscono, generalmente, mi vogliono bene da subito.

O subito o niente.

E sono felice di essere una donna.

Penso infatti di avere un cervello di buon livello a cui si aggiungono sensibilità personale e una fortissima capacità intuitiva.

Non ho mai pensato che essere donna fosse un limite.

Sono cresciuta in una famiglia normale, ma di vedute aperte.

Non mi è mancato nulla.

Ho parecchi anni sulle spalle e ne ho viste di molti colori.

Bene.

Perché con tutte queste premesse di donna felice, mi sento a disagio e quasi in fuga dal mondo reale, io che sono nata nell’immediato dopoguerra e che ho vissuto in un periodo caratterizzato dai cambiamenti sociali e dalle conquiste di una generazione di donne Italiane come non era mai capitato prima nella storia della nostra Nazione?

Perché perfino in un giorno in cui un Alpino Italiano muore in Afghanistan nessuno, tranne sua madre, lo piange mentre noi, il suo popolo, non lo sentiamo come un figlio, un fratello, un amico che muore inseguendo un ideale, una bandiera, una professione che gli permetteva una vita decorosa?

Perché siamo distratti da storie da suburra, vere o false che siano, che di patriottico non hanno nulla e che puzzano di falsità e travisamenti?

Io che sono una madre, una moglie, una donna con una professionalità mia e che per questa ho sudato sette camicie e mi è sembrato sempre più che normale il doverlo fare, mi vedo sopraffatta dal mondo delle scorciatoie, della carriera realizzata a seconda del gruppo di appartenenza, a seconda della protezione che si è scelta di darsi, perché concedersi a cuor leggero garantisce successo, visibilità e valore.

Una donna non varrebbe, quindi, per quello che è, ma per il padrone che ha, come se fosse un mancipium, un soggetto di genere femminile in possesso di qualcun altro e asservito al suo potere, pronto a passare di mano in mano come una cosa, un animale.

Ma quali madri, quali donne hanno allevato altre donne che credono che la felicità ha radici in labbra innaturalmente gonfie, in un sedere o in un reggiseno di sesta misura riempito in modo trasbordante da mostrare ballonzolante in tv o da far valere in situazioni “personali”?

Che il punto di svolta stia nel darsi a qualcuno che spinge il carro su cui si sta sedute, invece di pensare che una buona passeggiata a piedi faccia bene alla salute?

Perché darsi a qualcuno, piuttosto che darsi a un’ideale, a una passione, a una professione?

Ci sono donne che alla voce professione scrivono: escort.

Ma forse che scriverlo in inglese cambia la cosa?

E costoro, come si dice adesso, dicono di metterci la faccia e vengono ospitate in programmi televisivi, come star della trasmissione.

Perché tutto questo mi dà fastidio, tanto da fuggire questa “realtà”?

Perché mi danno fastidio i censori che di niente si possono vantare, visto che l’onestà non è garantita dall’appartenenza, visto che da poco abbiamo finito di stracciarci le vesti su foto, filmati e considerazioni quali il fatto che andare a trans è un vizietto personale e privato?

Perché la morale, che una volta si coagulava nell’idea del senso del pudore, ci viene fatta da chi predica bene e razzola male?

Perché da qualche tempo qualche imbecille drogato o tatuato, tutto muscoli e con faccia da sberle, pur se di buona famiglia, è assurto a modello di comportamento generazionale maschile, quando non addirittura oggetto del desiderio? E perché donne con storie molto complicate sembrano divenute modelli di vita per ragazze che potrebbero contare invece su di sé, sul proprio ingegno e sulla propria energia?

Perché qualcuno ha cominciato a pensare che Cappuccetto Rosso sia un esempio positivo e non il personaggio di una favola spaventosa?

Perché il lavoro, quello semplice e onesto, sta diventando una opzione di vita desueta?

Perché noi donne di tutto questo non siamo arrabbiatissime?

Perché, noi, l’altra metà del cielo, quelle che generano, partoriscono, nutrono e allevano tutto il cielo, anche quella parte che nulla sarebbe se non cercasse giustificazioni perfino religiose per difendere diritti accampati in verità tribali, perché noi non ne siamo arrabbiatissime?

Perché camminiamo qualche passo indietro, perché accettiamo di valere meno, perché sopportiamo l’importazione, la diffusione e l’omologazione di un pensiero che ci vuol rendere solo mancipium, cioè un animale, una cosa, perché non siamo arrabbiatissime?

Perché non boicottiamo questo ciarpame culturale e comportamentale che ci seppellisce?

Impariamo a sentirci arrabbiatissime.

E che nessuno mi dica che “arrabbiato” non è corretto e che nel linguaggio colto non si dice, non esiste.

Perché noi donne esistiamo e siamo arrabbiatissime!

25 pensiero su “Donna e arrabbiatissima”
  1. Le scorciatoie… sembrerebbero appartenere alle persone furbe, ma non a quelle intelligenti e di buon senso, comunque di sicuro, aiutano a perdersi soltanto.
    Escort…, sembrerebbe una parola elegante, ma è solo un suono, in realtà rappresenta il mestiere più vecchio del Mondo. Ho sempre pensato che il lavoro corretto, faticoso, la ricerca per migliorare il proprio Io, dovesse in qualche modo essere sofferta, perchè andare in fondo, guardare se stessi e riuscirci a vedere qualcosa non è facile, nè breve. E penso a tutti questi giovani che cercano il lavoro per cui si sentono disposti, per cui hanno studiato, a tutti coloro che sono costretti ad andarsene per poter lavorare, ed ecco che le scorciatoie mi appaiono delle trappole per gente che alla fine non conosce più la propria identità.
    Io non sono arrabbiata, sono imbelvita.
    Imbelvita per il momento storico che il nostro Paese sta vivendo, per l’imbarazzo che viviamo in questo momento, per il nulla che vedo oltre tutto questo, tuttavia, da donna che ha lavorato seriamente, correttamente, superando altri momenti storici difficili, nutro speranza per quella grandissima parte di giovani disposta a salire con la zavorra sulle spalle con sani principi, disposta a lottare per avere quel pezzo di Vita degna di chiamarsi tale.
    Grazie Anna, per questo bel pezzo che ci permette una discussione, che senz’altro non risolverà la situazione, ma sicuramente aprirà un dialogo su questo Paese che in questo momento, di nobile, purtroppo non ha niente, e di sicuro, per il suo passato storico, per quello che gli italiani hanno saputo dare e fare, non merita.
    Un bacio.
    Sandra

  2. P.s.:
    Sul Corriere.it di oggi un’altra grande notizia : la pornodiva Sexy Cora è morta dopo il sesto intervento chirurgico per farsi fare tette sempre più gigantesche.
    Il marito e la madre la piangono.
    Forse anche i depravati che la osannavano.
    Non so che commento fare.
    O, meglio, lo so perfettamente, ma me lo tengo per me.
    a

  3. Splendido affresco. Anch’io ormai rifuggo dalle notizie, dai commenti alle notizie, dai commenti ai commenti che giornalisti tv (hai fatto caso che sono quasi sempre uomini??) ci propinano ogni giorno; sono sempre stata convinta che essere donna fosse un fattore qualificante, un qualcosa in più… E queste signorine utilizzano il loro fattore qualificante in modi così deprimenti che mi lasciano interdetta… Non riesco nemmeno a essere arrabbiatissma (termine assolutamente corretto in contesti di questo genere: portatore di rabbia). Invierò il tuo racconto a tante amiche, se me lo permetti.
    5 stelle o 6… è così che si vota?

  4. Quello che tu hai scritto così bene, io l’ho pensato ieri, quando, su tutti i Giornali Radio (non i telegiornali, perchè, come te sono nauseata, la Tv la guardo solo se c’è qualche bel film purtroppo infarcito di pubblicità), la prima notizia non è stata sull’Alpino Italiano morto per qualcosa in cui credeva, ma l’ennesima storia vera o falsa, come dici tu, dell’ennesima escort che va a testimoniare davanti a magistrati guardoni e desiderosi di pescare nel torbido e di godere di ciò. A chi mi dice qualcosa adducendo la morale ecc… rispondo sempre con quel famoso passo del Vangelo che tutti sembrano dimenticare inconsciamente o volutamente “Chi è senza peccato, scagli la prima pietra”. Qui di pietre ne sono state scagliate a iosa, perfino l’Illustre… Cardinal Bertone si mette di mezzo a parlare di moralità, ma forse farebbe bene a stare zitto, visto che il Vaticano di castagne bollenti ne ha parecchie per le mani con tutti i preti pedofili sui quali ci sono prove schiaccianti.
    Sai cosa penso? Che c’è così tanto livore, perchè la maggioranza dei censori vorrebbe stare insieme a una o 100 di quelle escort, per provare “brividi” di cui penso non sono mai stati capaci.
    Anch’io sono arrabbiatissima e stufa. Purtroppo quando ne parlo con qualcuno che sia fuori dalla cerchia dei miei cari o degli amici più vicini (che so come la pensano), trovo irrigidimento e incapacità a dialogare. Lucia

  5. Già… perchè? Cara Anna, la questione è complessa e articolata: credo che ad essere arrabbiate per fortuna siamo in molte, moltissime, arrabbiate col sistema e con chi lo alimenta, ma soprattutto, per quanto mi riguarda, deluse dal fatto che spesso (ahimè) siano le stesse donne a sguazzare col sorriso in un simile letamaio, a cercare il miglior padrone a cui vendersi. Leggere di ragazze che si guardano in cagnesco perchè una ruba la piazza d’onore all’altra e si guadagna temporaneamente il ruolo di prima donna dell’harem, questo davvero mi lascia un’amarezza infinita. Non mi sento rappresentata nè politicamente, nè umanamente dal quadro desolante che stiamo esportando. Non so se stai seguendo la cosa, ma su Facebook le donne “pensanti” hanno creato diversi gruppi di protesta, in difesa della dignità della donna o per prendere le distanze da certi stili di vita. E’ solo una voce virtuale, certo, ma dimostra come il mondo di internet (uno dei pochi ancora liberi, forse) si stia muovendo. Mi piace pensare che le rivoluzioni di pensiero si facciano anche dal basso, che possano avvenire per contagio, con la speranza che non sia solo un’utopia…
    Grazie per aver sollevato la questione con la delicatezza e la profondità che ti sono proprie.

    Katia
    Arrabbiata e presente!

  6. Mah… con una certa dose di coraggio, forse spregiudicatezza, vorrei aggiungere qualcosa di mio a questa serie di commenti al femminile… Io non ho mai considerato che la cozzaglia di anime dannate che popola i media, il mondo dei vip ed il gossip potesse in qualche modo essere specchio dell’umanità, intendo quella vera, sia essa femminile che maschile. Vedo quindi tutto questo carosello con molto distacco e qualche goccia di compassione. Per quanto riguarda la meritocrazia nei posti di lavoro o nella società in genere, ti do ragione.
    Qualche anno e molte delusioni fa pensavo che ci fosse qualche possibilità che le cose cambiassero, ora ci credo pochissimo e questo è il vero peccato.
    Mi consola l’idea che in fondo siamo animali molto più di quanto non crediamo… madre natura ci salverà…

  7. Quante verità che dici in questa cruda e amara realtà!
    Ormai la “normalità” ha preso pieghe diverse, il “sano” o viene reputato folle, o viene scansato, perchè diverso.
    Nessuno crede più in quei principi su cui si fonda l’essenza umana…
    Il solo apparire ad ogni costo ed a ogni prezzo, perfino della propria persona, facendosi “passare addosso” senza nessun ritegno, pare che sia la cosa più necessaria… che appaga…
    Si, sono arrabbiatissima e oltre, se penso a quante Donne hanno dovuto lottare negli anni di lotta, quando gli ideali erano altri, e il valore umano aveva altri valori, per accreditarsi dei diritti, sul lavoro o nella società civile, ed ora vengono calpestati da 4 escort di passaggio e dai loro protettori, quella stessa gente che dovrebbe essere il simbolo della correttezza per dirigere un Paese!
    Desolante è il quadro che si prospetta, purtroppo,
    massacrante è l’idea che chi ha costruito sulle proprie forze e sulle proprie capacità la propria esistenza venga declassata in questo modo…
    Ma è L’Italia, quella fatta d’inganni in ogni luogo, quella che premia con un alloggio a 5 stelle uno ubriaco e drogato che ti uccide 3 passanti per strada, dove chi è più furbo ha la meglio, dove chi lotta per il proprio posto di lavoro, viene obbligato a dire o si o si..!
    L’Italia che dice di pensare al futuro dei nostri figli, inquinando senza sosta e negando l’evidenza, ma in compenso elegge presidente vigilante dell’inquinamento proprio chi viene finanziato nel “suo progetto sulla ricerca sul cancro” proprio dalle ditte che progettano i cosidetti SANI termovalorizzatori”…
    L’Italia dove ognuno che s’accaparra la poltrona, prima pensa a se… e Dio per tutti…
    L’Italia strana di chi si lamenta perchè dopo la scoperta della truffa parmalat, gli vengono tolti i quadri di valore a casa della figlia… ect ect ect… fino all’inverosimile!
    Questa è L’Italia, quella che vuole festeggiare i 150 anni dell’Unità d’Italia… Italia dove di Unione non ce n’è nemmeno il segno e di Unione proprio non ne ha capito il senso!

  8. Cara Anna, ti ho letta, come al solito, con piacere.
    Abbiamo diverse cose in comune: la professione, la data di nascita (anch’io sono venuta al mondo nel primo dopoguerra), la propensione a comunicare per iscritto…
    Non mi appartiene però il tuo senso della misura, la tua moderazione…
    Io è una vita che mi arrabbio (!)
    Mi arrabbio con gli amici, mi arrabbiavo molto con le colleghe ed anche con gli alunni; soprattutto mi arrabbio con chi non si pronuncia, non si schiera, non prende posizione.
    L’età non mi ha resa “grigia”, per me esiste ancora il bianco e il nero e il bianco lo chiamo bianco e il nero, nero…
    Non è vero che tutti hanno scheletri nell’armadio e nessuno può lanciare la prima pietra.
    Una volta si diceva che bisogna condannare il peccato, non il peccatore; ora però non si condanna più nemmeno il peccato; ognuno pretende di affermare la “propria verità” ed è come dire che la verità non esiste, in quanto non possono esserci mille verità diverse, è una contraddizione in termini.
    Ok, tutti sbagliano (ma perseverare è diabolico…) “una volta” però, quando si veniva scoperti, almeno… ci si vergognava! Ora invece, in sfregio a qualunque morale, quasi ci si vanta: le scorrettezze diventano giuste reazioni a leggi opprimenti, i reati, simpatiche peculiarità.
    Allora, ben venga chi, uscendo dal coro dei consensi e dei disvalori omologati, dice “pane al pane e vino al vino”. Non mi interessa che sia la Chiesa (per la quale è doveroso farlo!!!) o il politico di turno, l’importante è che si alzi qualche voce, che ci sia un Savonarola che grida allo scandalo, altrimenti tutto passa, tutto diventa lecito, tutto diventa grigio e il grigio diventa il colore di tutti.
    I bambini si educano con i NO e con i SI’, non con i NI. Bianco o nero, vero o falso, buono o cattivo; puoi scegliere il male… ma devi sapere che è male e lo sai se qualcuno te l’ha fatto capire…
    Non bisogna essere salomonici, c’è sempre chi ha un po’ più torto e un po’ più ragione ed è doveroso stabilirlo, altrimenti ci aspetterà solo un mondo ingiusto e indifferente.
    Io MI ARRABBIO con gli IGNAVI e
    mi lusinga il fatto che anche Dante non li avesse molto in simpatia…

    Con simpatia… Paola C.

  9. Grazie per quello che scrivi che condivido in pieno e grazie per il modo bello chiaro con cui lo scrivi. Continua così, è stato un piacere leggerti.
    Cordialmente Giovanna

  10. Ho atteso con ansia i vostri commenti e li ho letti tutti con molta attenzione e vi ringrazio.
    Per noi che viviamo in questo squarcio di tempo, il nostro momento è sempre il più drammatico, qualunque sia la situazione che ci tocchi di vivere.
    Per chi guardasse ai nostri accadimenti con l’occhio distaccato del viaggiatore del tempo che “visita” la nostra società o la nostra epoca, forse, non vedrebbe nulla di più o di meno di qualche fremito di novità o di desiderio di novità rispetto alle epoche passate o a quelle future.
    Per noi, però, è la nostra vita.
    E per questo motivo il problema ha solo due teste.
    O ci assoggettiamo al modello imperante di comportamento, veicolato anche in modo sottilmente silenzioso e impensato dai mezzi di comunicazione (linguaggio, vestiario, superficialità, dissacrazione, scelta di argomenti e azioni da comunicare) oppure con scelte personali, con comportamenti personali e con la trasmissione di idee giuste e regole etiche sul modo di agire verso le nuove generazioni, testimoniato dal nostro nodo di essere, cerchiamo di fare la nostra piccola parte per migliorare o cambiare il modello imperante.
    Il problema non è solo e meramente politico come sembra, ma culturale e non vi sono, a mio modesto parere, santi e venerabili in nessuna parrocchietta.
    Che i modelli proposti dai media non si offrano come esempi di vita vera non è vero.
    Quanti / e non si vanno convincendo all’idea che è più importante ciò che appare a contronto di ciò che è?
    E, soprattutto, quanti/ e sono in grado di operare il distinguo?
    Desidero rispondere, a questo punto della conversazione e a tutti, con i versi di alcune poetesse che ho avuto modo di conoscere di persona, che ammiro e che riescono a cristallizzare il mio pensiero: Lina Lolli, Paola Surano, Maria Grazia Coco, e la nostra Sandra Carresi, di cui non so quanti di noi, ogni tanto non si rileggano le poesie.
    Ecco:
    .
    Virtualità (di Lina Lolli )

    Calibrati paradossi
    transitano
    in realtà surreali.
    – Malessere –
    Dietro il velo della verità,
    Cieca
    la mente
    solleva
    piramidi di polvere
    assemblando
    componenti perverse.
    .

    Non infiniti orizzonti (di Paola Surano )
    Credi di vivere, a volte,
    e sei solo dentro un sogno.
    Credi di vivere a volte
    e sono solo volute di fumo.
    E scopri
    che non infiniti orizzonti
    ha disegnato per te la vita
    ma spazi angusti
    e strade tortuose
    e muri
    che lo sguardo non oltrepassa.
    …E poi, a poco a poco,
    anche i sogni
    volano basso.
    .
    L’anima (di Maria Grazia Coco)
    L’anima
    serena accoglie in sé
    certezza che consola amari
    cammini, accoglie
    sicurezza di essere
    sulla strada giusta anche se
    avremo contrario il vento nel nostro andare.
    Limiti l’anima
    non ha, accoglie
    estremi desideri vincendo
    solitudini grandi, ascoltando
    sussurri che diventano voci.
    .
    La limonata amara (di Sandra Carresi)
    Nessuno dovrebbe accontentarsi
    delle verità mediocri.
    Ogni disincanto
    dovrebbe
    accendere il fuoco
    che esiste dentro di noi,
    così da non essere sciagura,
    ma benedizione,
    guardando sempre oltre,
    nuotando per arrivare
    ad una meta, senza
    perdersi in labirinti,
    ristabilendo così
    le verità al posto di comando.
    Ogni processo di guarigione
    per iniziare nel modo giusto
    esige la riapertura di
    vecchie ferite,
    condannando il panico,
    esaltando il coraggio.
    Così come una limonata amara
    può restituire il vigore
    di tutto l’ardore che si ha
    per gli ideali di gioventù.

  11. Io ormai non mi arrabbio neppure più
    Ho 33 anni e sono già nella fase “rassegnazione”
    Essere donna dovrebbe essere sinonimo di dignità, ne vedo sempre meno intorno a me.
    Sono cresciuta con una donna che allevava mucche con una mano e faceva tutto il resto con l’altra. Sono figlia di una donna che è rimasta vedova a 27 anni, alta un metro e cinquanta che ha fatto tutti i lavori immaginabili. Ho una nonna che ha cresciuto sei figli da sola zappando la terra ed era analfabeta.
    Questi sono i miei modelli.
    Un bel visino e due tette non mi hanno impedito di seguire la strada meno “furba”.
    5 stelle a te Anna, che come sempre dimostri di essere una gran Donna
    un bacio
    Tilly

  12. Il pensiero delle donne e non solo il loro è molto più articolato e serio di quanto non si creda.
    Mi ha colpito il numero di apprezzamenti su questo mio incitamento al ritorno all’etica come esigenza primaria del nostro tempo e della nostra società che mi è arrivato in mail private.
    Alcune riflessioni meritano di essere lette:

    E’ davvero emozionante, mi ha commosso!
    E’ proprio il pensiero di molte donne (e anche uomini…)
    Ho condiviso il link (con nome e cognome dell’autrice!) sul mio profilo di facebook e molte mie amiche hanno condiviso il tuo pensiero e la tua rabbia!
    Grazie mille!
    Nicoletta

    Ho ricevuto attraverso Paola Surano le tue bellissime riflessioni sulla donna arrabbiata e volevo complimentarmi con te soprattutto per la chiarezza e l’indiscutibile forza di sottolineatura degli aspetti lampanti della nostra situazione civile e morale (meglio dire incivile e immorale)
    Donne arrabbiatissime siamo sicuramente tante e lo esprimiamo nel nostro piccolo spazio ma non fa rumore. E’ come una apparente saggezza rassegnata che si accontenta di non annientarsi in luoghi comuni ormai spalmati a macchia d’olio in modo, a questo punto, forse subliminale oltre che semplicemente mediatico.
    Una saggezza che si accontenta perchè forse la sensazione di impotenza è più forte degli strumenti percorribili per esprimere tale rabbia oltre che, a volte, l’incredulità nell’accettare come possibile quanto avviene nonostante la nostra enorme e ricchissima civiltà che, da tempi remoti, ha già sperimentato, discusso, filosofeggiato, denunciato, sviluppato e insegnato principi di etica e di “quasi tutto”.
    Brava!
    Benedetta


    Certamente, sapendo scrivere bene, è riuscita a trasmettere il senso di malessere e disgusto che in questo momento attanaglia molti (speriamo) di noi.
    Chissà come si potrà fare un passo indietro…
    Franco

    —-
    Ho letto il tuo pezzo, condivido pensieri, parole, virgole e spazi.
    Federica

  13. La presenza del folletto in questo mondo al femminile è una presenza indubbiamente imbarazzata.
    Tento di ricostruire a mio modo il mondo al femminile di questi ultimi anni.
    Fare quello che fanno gli uomini in una società maschilista, e in più fare tutto quello che la famiglia comporta, perchè poi se si sfascia la famiglia per la società dal prete del paese, al Sindaco Dottore compreso, tutti ma proprio tutti guarderanno “storto” questa povera donna che magari veniva malmenata e da duemila anni taceva, adesso non più.
    Il giudizio peggiore per una donna arriva da un’altra donna.
    Sempre.
    Noi non siamo così, noi facciamo gioco di squadra.
    Sono convinto che le nuove generazioni di donne sapranno trarre vantaggio da questa vostra lotta per l’emancipazione.
    Ho visto ataviche situazioni nel sud Italia da me visitato più volte, per amore del paesaggio e penso che anche loro possano imparare da donne come voi, anche solo leggendovi.
    Spero lo facciano.
    Spero anche che tutte queste situazioni mediatiche che ci propinano tutti i santi giorni, finiscano, perchè come ha scritto S. Agostino, il male divora se stesso perche non nasce da una forza propria, ma da una deficenza di bene.
    Spero tutti voi possiate star bene anche in una società come la nostra composta da maschilisti come me, che tentano di affossare la vostra superiorità solo per paura del confronto.
    La stessa paura di confronto che ha motivato la Crocifissione del Cristo.
    Bastatevi a voi stesse e applicate la legge della civile convivenza in ogni dove vi troviate.
    Per Anna, le persone come te cambiano i colori all’arcobaleno, continua a dipingere.
    Aspetto.

  14. Ciao Anna,
    io mi associo ai tanti commenti.
    Credo che le scorciatoie non portano nulla di buono, credo che la cosa più bella sia fare tutto contando sulle proprie forze: peccato però, che sempre più spesso si mostra una faccia del nostro paese poco bella e che L’Italia non merita.
    Hai ragione, dovremmo arrabbiarci un po’ di più e forse non solo noi donne! Ma anche chi le donne le ama e le rispetta veramente.
    Mi associo a Tilly, le persone come la sua mamma e la sua nonna sono quelle che inconsapevolmente hanno reso grande il nostro paese.
    Grazie per questa bella riflessione che ci hai permesso di fare e naturalmente 5 stelle.

  15. Cara Anna grazie per quello che hai scritto. Tu hai esternato un disagio che, penso e spero, tante donne vivono. Io ti considero una grande amica. Sei una persona con la P maiuscola. Quello che hai scritto su di te è vero. Grazie. Un affettuoso abbraccio. Nicasia

  16. Non posso che ringraziare tutti, anche coloro che mi hanno scritto personalmente.
    Per Davide, poi, che ha un’età da figlio e un’intemperanza e un bisogno di dolcezza che spesso si ritrova nelle nuove generazioni, una pensiero a parte:
    Grazie per quella considerazione sull’arcobaleno, perchè io vorrei correre sull’arcobaleno (vedi la mia poesia “Sciamana” che cattura molto di me), ma ti confesso, che non ho mai pensato, neanche per un momento nella mia vita, di vivere in un mondo maschilista.
    Delle due l’una: o sono poco leziosa io o mi ritrovo un gradino sopra gli uomini soltanto maschilisti.
    In effetti ho conosciuto solo Uomini e Donne.
    Le mezze cartucce, di qualsivoglia genere, le ho lasciate ad altri.
    Un abbraccio collettivo.
    anna

  17. Ciao
    Spero di non essere l’ultima a dirti che quel che hai scritto, mi ha fatto bene nel profondo. Non solo per l’argomento, ma per il coraggio e l’eleganza con cui lo hai proposto a tutti noi. Ma devo avvisarti, hai spalancato mille porte.
    I tanti commenti che ti sono arrivati, rivelano che il tuo è un sentimento molto comune che non si è ancora rivelato con forza.
    La società e il periodo storico che viviamo, portano molti, uomini e donne, a pensare che l’unica cosa importante sia l’apparire, e ci ritroviamo con l’eterno dilemma dell’essere o avere.
    L’umanità è così fragile, ma per fortuna c’è qualche voce fuori dal coro, che porta i più fortunati alla riflessione.
    Naturalmente i fortunati a mio giudizio, sono quelli che pensano, perché ironicamente, il pensiero rimane e sopravvive al fisico, alle rughe o ai seni e alle labbra che si sgonfiano.
    E visto che di queste “persone costruite” non mi pare, ci sia rappresentanza in questo sito, vorrei sottoporvi un’idea che mi è venuta stamattina, in una di quelle situazioni fortunate che vi descrivo:
    oggi giornata uggiosa, piove e sembra pioverà tutto il giorno, non ho fretta di alzarmi e mi coccolo nel mio caldo piumone, situazione ideale al mio pensiero libero e creativo.
    Ripenso al fatto che da giorni voglio commentare questa pagina di Anna donna arrabbiatissima, ma non ho ancora trovato il tempo anche perchè voglio passare oltre i commenti, voglio andare al contrattacco.
    Si ma come? Cosa possiamo fare, noi donne arrabbiatissime, oltre l’arrabbiarci?
    Possiamo scrivere, ma certo! Scrivere di donne diverse. Donne che siamo o che conosciamo o che vediamo o semplicemente immaginiamo, contrapposte a questi nuovi modelli.
    Quindi propongo a tutti voi di scrivere di Donne o sulle Donne, potremmo fare una raccolta di racconti e magari divulgarla o semplicemente leggerla in contrapposizione ai banalissimi spettacolini da 8 Marzo in cui molte di noi cadono pensando di essere libere o emancipate, quelle stesse da cui non riceverete risposte se chiedete se conoscono le vicende legate a questa data.
    Non so se questo è il modo giusto per fare una proposta del genere, ma chi tra voi è più pratico può consigliare se è fattibile un simile progetto, magari la Redazione può aiutarci, magari…..
    Magari la combinazione di giornata uggiosa, piumone e tempo a disposizione non è molto salutare ed io “sfarfallo” e la piccola ribelle che è in me torna sulle barricate, ma suvvia! Insomma, Ragazze arrabbiatissime, possiamo farcela!
    Un grazie immenso ad Anna e naturalmente a tutti quelli che sono arrivati a leggere questa ultima parola. Ciao Luxia

  18. Per Luxia:
    ottima idea!
    Stiamo lavorando per noi/voi!
    A presto
    …e grazie della tua attenzione e delle tue parole.
    anna

  19. Carissima signora Anna, non trovo parole nuove, originali, apprezzamenti che non siano già state dette e fatti, posso solo ringraziare, e di cuore, l’ing. Alberto, noto anche come sua dolce metà, per avermi fatto conoscere questa pagina ed in particolare le sue poesie, racconti ecc. ecc. Come lei, anch’io non ho un gran bel carattere, purtroppo dico pane al pane… e non tutti lo accettano: non ho vie di mezzo, anch’io o piaccio subito o niente. Lei mi piace come persona, credo ci accomuni il fatto di essere sempre presenti per gli altri, possono sempre contare su di noi… vabbè adesso basta, la mia intenzione era di congratularmi ed invece mi son dilungata in altro, magari avremo modo di scambiare opinioni in altre occasioni. Un abbraccio sincero e… a presto spero, Ivana

  20. Per Ivana:
    Grazie per le sue belle parole e grazie anche alla mia metà che silenziosamente legge.
    a

  21. Mentre leggevo il tuo brano, non pensavo che tu avessi ricevuto già tanti commenti, che non leggerò, perchè non occorre.
    Il tuo sdegno è anche il mio, sono paralleli. Credo che siamo cresciuti nello stesso periodo e nella stessa terra, ma i valori da te espressi sono di tutti i tempi e di tutti i luoghi.
    Conserviamo ancora l’autonomia di pensiero, la capacità di scandalizzarci, ma non per qualche stupido pettegolezzo, per le grandi indecenze che ci circondano.
    La scala dei valori sembra capovolta, perchè il cattivo giornalismo cerca lo scoop a tutti i costi.
    Però la TV non è l’oracolo di Delfi, è soltanto un veicolo del marketing, sempre al limite tra il lecito e l’illecito, il legittimo e l’illegittimo. Insomma è spesso diseducativa.
    Dobbiamo riabituarci a pensare con la nostra testa, a valutare i prodotti leggendo le etichette e cercando sulle enciclopedie il significato dei termini che non conosciamo.
    Per il nucleare dovremmo capire che cosa significa scorie o contaminazione. E così via per tutti gli idoli che ci mettono davanti.
    Ho avuto una grande madre (e padre), ho una grande moglie, non ho avuto figlie femmine (ma ne sarei stato orgoglioso comunque). Stimo le donne, hanno soltanto un po’ di forza fisica in meno e un po’ di vivacità in più. Hanno diritto a una completa uguaglianza con l’uomo. Spero che questa si realizzi su un livello alto anzichè basso. Per quanto riguarda gli Oracoli, basta un clic per annullarli. Non ci occorrono opinioni preconfezionate, a volte espresse soltanto per stupire. Ci occorre usare bene quell’intelligenza che la natura ci ha dato.
    Complimenti per l’interessante brano che mi hai fatto leggere. Quasi non credevo più che esistessero persone vere così. Michele Fiorenza –

  22. Grazie, Michele.
    Grazie per aver apprezzato quanto ho scritto.
    Come avrai visto nella home del sito, sono pensieri condivisi, tanto che è stato poi pubblicato l’ebook “La parola delle donne”.
    Noi persone “normali” siamo in gran numero e costituiamo quella tal maggioranza silenziosa che è il nerbo della società.
    Se la società tiene è perchè le persone normali tengono fede a ideali di dignità che garantiscono la convivenza.
    Bisogna solo avere il coraggio di esprimere i propri pensieri e relegare all’oblio gli stolti, i vanagloriosi e i disonesti.
    Ciao
    anna

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *