Nell’ora che volge all’ultimo sole,
dalla mia loggia nel borgo antico,
guardo la valle che dolce si stende,
si stende l’occhio sul colle declive,
mentre il silenzio si tinge di verde,
mentre quel verde dipinge la pace,
mentre più in alto, nubi azzurrine,
velano ceruleo color d’infinito.
E’ questo il luogo dove adoro restare,
guardiano di pietra che immoto appari,
tu che dal colle sorvegli la valle
che poi si offre a uno spicchio di mare.
Luogo di grazia, luogo d’infanzia,
bellezza angusta che fiera intrecci
teorie di vicoli a dossi di pietra
che si diramano in trame intricate
di basse case con scuri chiusi,
con vetri a specchio,
ove s’alternano all’oro del sole
tremule notti d’argento lunare.
Tu che racchiudi come uno scrigno
dolci tesori di giovinezza:
lì sulla siepe dove fu colta
al primo sole la prima rosa
l’ora disgiunge
l’ultima luce del giorno tardivo
dalle prim’ombre di livida sera.
Ora che sveli fredda la notte,
fa che non muoia, come la luce,
di questa terra nobile e fiera,
l’alta memoria, la rabbia e l’orgoglio.
Abbia la notte ansia dell’alba,
la porti il sole che sorga dai monti,
venga alla brezza di prima mattina,
segua la scia d’un’eco lontana
di giubbe rosse mosse nel vento
che furon mille o forse cento.
Vermigli un fiore sul ciglio del fosso,
abbia il profumo del primo amore.
Immagini, ricordi e suggestivi accostamenti si inseguono nella mente di chi legge e coglie la pace che il luogo descritto suscita nella mente del poeta.
5 stelle.
anna
Un bel quadro, leggero, colorato e malinconico.
Una poesia molto bella.
5st.
sandra
Complimenti, una bella poesia con un bel ritmo.
Un saluto e 5 stelle.
Bella grazie.
Martellante sequenza di ritmici decasillabi alternati a versi minori. In alcuni versi il ritmo si spezza per l’accostamento di fonemi cozzanti. L’incipit è molto intenso e coinvolgente soprattutto con l’immagine molto familiare e di leopardiana memoria del “borgo antico”. Poi l’espansione dell’ES con “il sorvolamento” della valle alla quale ci fai accedere e la descrizione del guardiano di pietra solenne come “le spalle” dall’alto monte dantesco. Reminescenze pascoliane nel fiore da cogliere e nel primo amore della clausola. Colori e tinte padellate di scenari preraffaelliti alternati a contrasto vividi di descrizioni paesaggistiche. Una poesia eterea e leggera che accarezza l’anima nella tranquillità del sogno o del ricordo. Bella ma da sistemare nella metrica.