Pensieri cupi e alteri

turbavan sonni avari,

sepolta anima avita

da opaca pietra viva.

Forse costui non dormì,

mai:

crucci, rivolti all’indomani.

Fiorian stelle cadenti

e brulicava il mare,

solo,

non gioia, né dolore,

non udì poesia di venti,

né di fronde stormire gaio:

avido,

contava chicchi nel granaio.

Ma di un sol chicco non degnò

eterni sili di cieli alti,

di pace non addusse segno,

né mietè prodighi talenti

arido

stelo non produsse fiore,

né di un sol seme fecondò le terre.

Dorava spighe il prato

e novellava l’alba,

ei non sognava voli di farfalla,

né di un bambino lo stupore ardito:

cupido,

aveva brama di possesso

e fu per questo che smarrì

se stesso.

2 pensiero su “L’Avaro”
  1. Leggiadria e ricercatezza ….splendido stile che io personalmente adoro….
    Poco diffuso, per taluni obsoleto, che conserva però a parer mio un fascino sottile, un’eco di tempi lontani, magici ed affascinanti…
    Caratterizza splendidamente il personaggio che temo fin troppo attuale soprattutto spiritualmente parlando…
    Ottima composizione a mio modesto parere
    5 stelle

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