Non ricordo più quando iniziai. So solo che volevo apparire diversamente da quello che sono in realtà. Volevo sembrare forte, soprattutto davanti a te. Da allora, ogni mattina, mi sveglio con il cuore appesantito e la indosso. Ma per quanti sforzi faccia, sono solo una debole.
Ormai, non ricordo più da quando il nostro rapporto è diventato così. Forse lo è sempre stato ed io non me ne sono mai resa conto. So solo che ora mi è davvero difficile parlarti, perchè ho paura. Ho paura delle tue risposte che mi feriscono più di ogni altra cosa. Aprono squarci che non si richiuderanno mai più. Ma, davanti a te, continuo a sorridere. Il mio cuore sanguina, ma sorrido. E continuo a farlo, finchè non torno a casa. Ed è lì che la maschera va in frantumi e, protetta dalle coperte, piango. Nascosta nel buio della mia stanza, piango in silenzio e mi chiedo se davvero meritavo tutto questo. Mi domando perchè, anche stavolta, è andata così. Se potevo fare qualcosa per impedirlo… Le lacrime scivolano sul mio volto, accarezzandomi dolcemente le guance, quasi volessero consolarmi. Solo il cuscino le asciugherà. Mi agito sotto le lenzuola e urlo in silenzio tutto il mio dolore. Precipito in un baratro senza fine. Un grido muto esce dalle mie labbra: “Aiuto…”. Verrà inghiottito dalla notte. Nessuno mi aiuterà. Allora mi aggrappo disperatamente ai nostri ricordi felici. Penso a quando ero davvero contenta di stare insieme a te. Allora fermo la mia caduta e guardo in alto. Un’ondata di tristezza mi avvolge, ogni volta mi sembra di cadere sempre più in basso. Quando toccherò il fondo? E se mai lo toccherò riuscirò a tornare in cima? Domande che rimangono senza risposta. Mi rimbocco le maniche e risalgo pensando a quanto ti voglio bene. So che non lo fai apposta, sono sicura che neanche te ne rendi conto. E, in fondo al cuore, prego affinchè tu non te ne accorga mai. Non lo sopporterei. Cullo il mio cuore, da oggi ha una nuova cicatrice. Ogni volta spero che sia l’ultima. Tristemente, rido ripetendomi che sono solo una stupida. So benissimo che non sarà l’ultima e neanche la peggiore. Allora mi volto a guardare la mia maschera e mi chiedo se non sarebbe meglio smettere di indossarla. Mi rispondo che non posso. Mi vorresti ancora bene se scoprissi come sono in realtà? Mi correresti ancora incontro sorridendo? Forse no. Credo ti deluderei solamente. Mi sembra già di vedere la tua espressione di disgusto posata proprio su di me. I tuoi occhi riflettere ribrezzo verso la mia debolezza e falsità. Mi sento morire, perchè avrei tanto voluto essere come te: forte e sincera. Così raccolgo i frantumi e la ricompongo. Domani la indosserò ancora, facendo comparire sulle mie labbra un sorriso che in realtà non c’è. E continuerò a sorridere facendo finta che nulla sia accaduto stanotte. Nessuno lo saprà mai. Si affaccia un nuovo giorno, si alza il sipario. Indosso la maschera ed inizio a recitare.
Il testo è ben scritto ma…chi te lo fa fare? Vivi la vita di un’altra persona…e la tua? Chissà come sei forte, in realtà, tu, la vera. Una storia triste.
Ti ringrazio tantissimo. Comunque, grazie ad una persona, è da un po’ che non la porto più… E finalmente mostro il mio vero sorriso.
Meno male, liberarsi dalle maschere è un grande passo verso la maturità. Quando le tiriamo su aiutano, per un certo periodo di tempo, anche lungo, regalano gioie e sicurezza ma dopo diventano una vera prigione. Danno solo il voltastomaco. E non c’è cosa più brutta che stufarsi di se stessi, ascoltare le nostre parole e sentirle suonare false. Eccedere e nascondersi. Meglio uscire fuori, a cercare il sole.