In questo “maggio odoroso” e soleggiato “fervon l’opre” di ristrutturazione nella casa a fianco.
All’istallazione dell’impianto d’aria condizionata, nuovo di pacca, in vista della calura estiva con tanto di buchi e controbuchi in questi vecchi muri di pietra e sassi profondi e nemici dei martelli pneumatici, è seguito il rifacimento di facciata e ora siamo al tocco finale della tinteggiatura.
Un bel rosa salmone.
In fondo siamo in un paese lacustre e il salmone è in tono.
Nelle vie del centro storico il grigio e il bianco degli intonaci poveri è stato soppiantato dal “giallo Milano” e dal rosa carico, appunto, a testimoniare la voglia di nuovo e di colore che la primavera già porta con sé.
Sono giorni di blackout telefonico in cui mamma Telecom (sorella dell’altra madre snaturata, mamma RAI spesso, e non sempre a torto, vilipesa) mi ha abbandonata al mio destino e mi dà e mi toglie la linea telefonica, lasciandomela giusto quel poco che le permette di non superare le 72 ore di silenzio che avviano, per contratto, il rimborso per il disagio provocato. Ma questa è un’altra storia. In questo giorno senza internet, dicevo, che mi taglia fuori dai miei abituali contatti e dalle mie attività quotidiane, qui sul terrazzo di casa mi dedico a uno dei miei noiosissimi lavoretti da mamma: rammendo calzini e ascolto i due “pittori dal manico lungo” che lavorano alla facciata della casa a fianco chiacchierando tra loro.
Borbottano.
Ce l’hanno con la dittatura.
Ce l’hanno con quel tal dittatore che non sopporta i baffi e la barba lunga.
Di chi parlano? Di che cosa, soprattutto?
Argomentano e si infervorano.
“Il dittatore, dice uno, è chi ha sempre organizzato invasioni… come quella della Corea e del Giappone!”
Mi faccio molto attenta.
E’ una parte di storia che non conosco.
“Sì , continua il tizio, tutti dovevano tagliarsi barba e baffi … e anche i capelli …e le donne piangevano…”
“Sì, ne conviene l’altro, è proprio una brutta cosa la dittatura!”
“Certo, aggiunge il primo, lo stesso nome è brutto: dittatura, una brutta cosa e un brutto nome!”
In questa tautologia non mi ritrovo: una cosa è brutta perché è brutta.
I due continuano a discutere sostenendosi a vicenda.
Sanno come votare, loro… eh… sì, lo sanno proprio.
Niente dittatura.
Libertà di baffi, di barba e di capelli.
Mi chiedo quale partito in questo tempo di elezioni stia propugnando simile principio.
Ecco, però, che sento un gran rumore: qualcosa deve essere caduto dal ponteggio.
Il barattolo della vernice.
Peccato.
Raccogliere e pulire.
Capita.
Sento dire che la colpa è di quello dei due che è innamorato.
“Sì, dice uno all’altro, dice di avere vent’anni, ma non ne avrà più di sedici…”
“Come fai a dirlo?
“Così… a occhio… Del resto io sono un esperto del colpo d’occhio e capisco al volo l’età delle donne…!”
“Ma tu quanti anni hai di preciso?”
“Venticinque!”
“Eh, certo… hai esperienza… è vero sei un esperto.”
A questo punto, curiosa, mi affaccio e cerco di valutare i due saggi che sciorinano sapienza a ogni parola che dicono.
Lavorano alacremente.
Ma non capiscono niente.
“Ma tu per chi voti adesso?
Passano alle confidenze.
“Mah… non so”
“Fai come me. Vota per lei, vota per la nostra Prof. che si candida anche lei”
“Ma va…! A scuola era un dittatore”
“Appunto! E’ così che deve essere uno che comanda: deciso!”
“Sei sicuro?”
“Certo!”
“Allora voto anch’io per lei!”
E’ vero.
Anche i due tizi esperti di vita e di politica, qui a fianco, hanno diritto di voto.
Come me, come te, come tutti.
Voteranno per la dittatrice che a scuola li faceva filare.
Chissà se ha in programma di far tagliare barba, baffi e capelli a tutti i cittadini maschi del paese provocando il pianto greco di tutte le residenti donne…
Se la loro candidata vincerà, a giorni vivrò in un paese di calvi glabri.
Che novità…
Da Guinness dei primati!
Carissima, la Telecom! E’ vero, senza telefono ci sentiamo abbandonati, per la mancanza di comunicazione, cosa gravissima.
Però a quanto vedo sei riuscita a carpire una discussione ampiamente interessante, e ancor meglio, sei riuscita a trarne un racconto umoristico!
Eh….cara mia, chi sa vedere, ascoltare intorno a sè, riesce anche a capire come votare!
Un bacio.
5st.
Sandra
Un racconto breve e piacevole da leggere.
Forse è stata una piccola fortuna restare senza telefono, perché così hai dato vita a questo bel racconto.
Tanti complimenti e 5 stelle.