L’agonia di perdere un figlio é incomparabile. La morte del giovane figlio è la morte dell’innocenza. Una parte del genitore muore quando il figlio muore, forse perché il futuro, con tutti i sogni e le speranze, va in frantumi, ma…
“DESTINY”
– In che luogo sono! –
Esclamò Andrea in uno stato confusionale. L’uomo che gli era immobile accanto, dall’abito bianco e barba lunga gli rispose soave:
– Sei nell’oscurità della tua memoria, ma purtroppo ti è rimasto pochissimo tempo ancora per fare ciò che devi, prima di dirgli addio. –
– Cos’è questo, posto. – gli chiese il giovane osservando l’immenso terreno verde e l’uomo angelico indicandogli lo spazio esteso rispose:
– E’ il cimitero, dove le anime lasciano il corpo inumato nelle viscere della terra, nell’attesa del giudizio finale “Polvere sei e polvere diventerai” così è scritto. –
Andrea rivolse poi lo sguardo verso una lastra di marmo nero, osservando una donna genuflessa che pregava così:
– Oh mio Dio, perdonami, compatiscimi poiché ti ho rimproverato unicamente dopo aver dato ascolto al mio cuore lacerato da un dolore soffocante, da un immane tormento. Comprendimi per averti chiesto di riportare in vita il mio bambino, e scusami Maria Santissima se ho pregato anche te, perché ciò accadesse. Purtroppo so che non ritornerà mai più da me. –
Poi incominciò a lambire ogni lettera scolpita nel marmo, le carezzava in un lento movimento come se stesse facendo carezze al volto del suo bambino, e continuando a coccolarlo gli sussurrò con tono emozionante:
– Oh figlio mio! Cuore mio ardente, mi manchi tantissimo; vorrei stringerti forte a me, ancora e ancora per non lasciarti andare via mai più, mai più, mai più. –
E tante lacrime le scivolavano su quel volto distrutto dal dolore. Andrea la fissava intensamente emozionato; allora lo spirito così sovvenne:
– Sei stato investito, otto giorni fa, e come ti dicevo c’è rimasto poco tempo, prima che tu abbandoni la tua memoria. –
Poi la creatura celeste gli mostrò un libro e sfogliandolo gli comunicò:
– Guarda attentamente ciò che ti mostrerò – Andrea osservò incuriosito dalla meraviglia, il susseguirsi delle immagini che rappresentavano la sua vita terrena, le fotografie gli apparirono fedeli negli anni, da neonato, ragazzino ed infine giovanotto, rivide la madre ed il padre, gli amici e le feste trascorse in riva al mare aspettando l’arrivo del nuovo anno, poi il messaggero divino fermò l’indice su una pagina bianca ed Andrea rivide la sua ultima giornata vissuta.
“La luce della sua stanza si accese e la mamma gli porse il bicchiere di latte osservando:
– Forza Andrea, sveglia, oppure farai tardi. –
Lui si strofinò gli occhi poi rispose:
– Mi passi i panni, ma. –
La mamma si diresse verso il guardaroba prendendogli il jeans nero ed il golf grigio, poi s’informò:
– Sai se questa mattina, s’entra, oppure è un’altra manifestazione?
– Non saprei cosa dirti, se non entro ritorno a casa, non preoccuparti. –
Qualche minuto dopo, la mamma lo guardava pettinarsi e commossa gli disse:
– Come ti sei fatto grande, figlio mio. –
– Sebbene sia cresciuto, tu rimani sempre bella mia dolce mamma. –
Gli rispose lui sorridente, poi lei continuò preoccupata:
– Per favore Andrea mi raccomando, non accettare niente da nessuno…-
Andrea la guardò intensamente ed accarezzandole il viso le confermò:
– Ho quindici anni mamma, non temere per me, e poi sai che non fumo. –
– Ho tanta paura figlio mio, scusami di essere angosciata per te. Si sentono tante di quelle cose da inorridire, il mondo è così marcio dentro che mi spaventa. –
– Cosa dico sempre io? – Sussurrò Andrea:
– Non sentire il babbo, quando rientra dalla questura! Io penso che è, scritto da qualche parte il nostro destino, anche se poi noi lo cambiamo più delle volte. Non è colpa di nessuno bensì è la magia di quella bella donna bionda chiamata fatalità, che ci affascina fino a commettere delle imprudenze. –
– Troppo comodo incolpare il destino…-
Si affrettò ad intervenire la mamma, guardando Andrea che indossava il giubbotto e lui prima di uscire palesò sorridente:
– Io credo davvero che ci sia una bella donna a guidare la nostra sorte, bisogna solo capire la sua manovra infausta. – Ed uscì avviandosi verso la scuola.
A due isolati di distanza, in una stanzetta malconcia, un’umile donna aveva appena messo sul fornello un pentolo d’acqua con dentro delle patate. Il marito indossando la sua giacca frusta, chiese guardando la donna dall’aspetto trascurato:
– Come si sente la ragazzina, questa mattina? –
– Ha un aspetto orribile. Vorrei fare qualcosa ma purtroppo mi rendo conto che sono impotente, e poi non abbiamo nemmeno l’assicurazione per portarla in ospedale. Ci sono rimaste solo queste patate, spero che riesca a mandarle giù e che Iddio ci protegga. –
Affermò amareggiata fissando il marito che dalle tasche aveva prelevato del denaro e mostrandoglielo disse con un tono nostalgico:
– Prendi, non ho che questi pochi spiccioli, spero di trovare lavoro durante la giornata. –
Ciò nonostante notevolmente testarda, lei riferì convinta:
– Tienilo tu, metti la benzina nell’auto e buona fortuna per il lavoro. Noi due c’è la caveremo vedrai.-
– Cosa posso dire, mi dispiace…-
– Non pensarlo nemmeno – lo rimproverò lei
– Non devi sentirti un fallito, non è colpa tua se ti hanno licenziato perché sei ebreo. –
Lui la strinse forte a se, poi le ricordò:
– Avevamo tutto a Gaza, e per venire qui rischiamo di morire. –
Lei lo strinse più forte poi gli confermò:
– Hanno messo nelle mani del nostro bambino un fucile, avrebbero fatto altrettanto con lei. Non dono un altro figlio alla morte. –
Irrigidendosi dal dolore pianse, e lui la baciò sulla fronte prima di uscire da casa.
Una quindicina di minuti dopo l’uomo percorreva la strada in direzione del parco continuando a pensare alla moglie stanca ed afflitta, quando all’improvviso vide davanti al suo paraurti un ragazzo. Invano tentò di frenare, uccidendolo all’istante.”
Andrea guardò l’angelo poi chiese:
– Perché mi hai fatto vedere tutto questo, sostieni che sono morto io in quell’incidente?. –
– Si! – Rispose lui con decisione poi continuò.
– Dobbiamo far presto, il tempo stringe e tu devi fare una cosa…-
Andrea lo interruppe chiedendo:
– Sono tre volte che ribadisci “non ho tempo” ma per far cosa, ormai deduco che n’avrò per l’eternità. –
L’anima celestiale chiuse il libro della vita e ribatté:
– Non proprio, dobbiamo portarci all’ospedale poi ti accennerò –
In un battere di ciglia, si trovarono innanzi al capezzale di una bambina, ed Andrea seguì attentamente il via vai delle infermiere messe in apprensione dall’intervento dandosi il cambio in un susseguirsi di andare e rinvieni. Poi domandò:
– La conosco? –
Il messaggero divino evidenziò:
– No! Tuttavia lei ti può aiutare. E’ la figlia dell’uomo che ti ha investito, e che si è tolto la vita in carcere. Ora è rimasta orfana, la madre è morta di stenti. –
Poi lui gli mostrò ciò che il terribile fato aveva in serbo per lei, un suo lontano parente l’avrebbe venduta ad un musulmano che a sua volta l’avrebbe sfruttata sessualmente. Così dopo di ciò l’angelo gli comunicò:
– Sbrigati ora ad entrare in lei e va’ da tua madre dille ciò che accadde quella mattina. Fallo, prima che si risvegli dal coma. Tu hai salvato la sua vita, poiché nel momento in cui sei morto, i medici, hanno prelevato il tuo cuore trapiantandoglielo. Ora lei ti darà in prestito le sue sembianze umane; così tu potrai rivelarti parlando a tua madre. –
Andrea entrò nel suo corpo e come soffio vitale trasparente si alzò dal letto e si recò al cimitero, dove la mamma ormai passava tutto il tempo genuflessa sulla sua tomba. Quant’è bella pensò guardandola, ha gli occhi del mare ed i capelli color fuoco; non vedeva in lei il supplizio lento che l’avrebbe uccisa, lui la contemplava con gli occhi dell’amore ed avvicinatosi le sussurrò:
– Il destino è una bella ragazza bionda che nasconde un’infausta sorte. –
Detto questo la madre si voltò di scatto e atterrita guardò quello spirito celestiale che sotto spoglie di ragazzina, avvicinandosi ripeté:
– Ricordi quando ho confermato, che nonostante gli anni resti sempre bella. Bene lo confermo, sei bellissima ma. –
La mamma allora lo riconobbe e si alzò, gli accarezzò il dolce viso, e i suoi occhi si bagnarono di lacrime, poi lui attestò:
– Si mamma, sono il tuo ragazzo. Quanto mi sei mancata, quanto dolore profondo ho avvertito separandomi per sempre da te. Oh mamma cara il suono della tua voce mi manca terribilmente; quel dolce tuo sorriso è una carezza nel profondo dell’anima. Stringimi forte, mamma, più forte ancora poiché ho poco tempo per restare con te.-
Emozionata col cuore pulsante la madre abbracciò quel corpo esile, più forte che poté restando così, per dei lunghi minuti. E mai avrebbe voluto lasciarlo andar via perdendolo ancora, e risentire così nuovamente il triste suono della morte che le corrodeva l’animo, purtroppo però Andrea, spezzò quel dolce incantesimo, riferendo:
– Devo dirti qualcosa, ascolta. Quella mattina non sono morto accidentalmente, ma assassinato. Quattro ragazzi – hanno fatto un tocco, e a colui che sarebbe stato il vincitore del gioco, gli toccava spingermi fuori strada, ed al passaggio dell’ebreo sono stato lanciato.-
– Andrea cosa stai dicendo? Chi ti avrebbe ucciso?. –
Si affrettò a domandare la mamma piena di timore e lui continuò:
– Non conosco la loro identità, ricordo solo che uno dei ragazzi montava una bicicletta con uno stemma raffigurante un’aquila.
Poi le accarezzò il volto tormentato, dicendogli:
– Non piangere per me…-
– Non puoi chiedermi questo! Avevamo una vita intera da passare insieme. Avevo tante cose da dirti e tu tante da viverne, ti hanno rubato la vita, ti hanno ucciso sottraendoti al tuo destino…-
Andrea gli accarezzò la testa, tenendola abbracciata a sé, poi gli rivelò:
– All’età dei ventotto anni sarei morto ugualmente “giovane poliziotto muore ucciso da un balordo; sua madre si spegne un paio d’ore dopo, dal profondo dolore”. Saresti morta per colpa mia, ed io questo non avrei mai voluto che accadesse. Ecco qual era il mio ed il tuo destino. Ora però voglio che tu mi prometta di non piangere più, sii felice per me, poiché ho meritato il paradiso. –
Guardarono entrambi il cielo che diffondeva una luce stupenda e calda riscaldandogli i cuori, poi con voce emozionata Andrea le prospettò:
– Desidero farti un regalo. Recati all’ospedale reparto medicina d’urgenza, stanza cinque, e così scoprirai che io resterò per sempre con te, fino alla fine dei tempi. –
Lei sentì quella promessa restando stretta tra le sue braccia ancora un poco. E, quella dolce affermazione le riscaldò l’animo allontanando via il dolore; passarono varie settimane da quel giorno e, finalmente il ragazzo che uccise volutamente Andrea, fu incarcerato per omicidio intenzionale. La madre intanto si recò ogni giorno da allora in ospedale dalla ragazzina e quando lei infine aprì gli occhi uscendo dal coma, la brava donna le disse:
– Tu sei un regalo del cielo, un dolce dono del destino che mi resterà per sempre vicino.–
NAIDA SANTACRUZ
Io non credo al destino… perché non credo esista un qualcosa di già scritto. Esistono le nostre scelte, che ci possono portare a sbagliare o a far bene… ed esiste poi la vita che è sempre imprevedibile… Cmq per quanto riguarda il testo non è male, ma avresti potuto scriverlo molto meglio… 4 stelle! Ciao!