“È merce delicata non si tocca”,
mi disse con rapidi movimenti di bocca
e dal tono alterato della voce
capii quanto ci teneva.
Restava lì con aria scura,
se ne fregava che non vendeva;
poi d’un tratto mi rivolse la parola:
“Se non vuoi crescere lascia stare.
Di gente che d’impegni non ha voglia,
gioca e poi sbaglia ce n’è già troppa;
abituata a curiosare soltanto per provare.
Nei miei sacchi c’è aria
ma chi la respira riecheggia nella storia;
non farla rimanere soltanto una parola”.
Risposi col sorriso
poiché avevo inteso il vero
nel discorso affascinante del mercante.
“Misterioso venditore, ha ragione.
Ho processato, insolente, l’intenzione
credendomi in errore,
trovando in giro solo terra arsa
da cui era scomparsa la speranza.
Si vive come si ricorda,
si ricorda per vivere:
ogni gesto è già frutto di un percorso
che prevede un altro volto
su cui farlo apparire.
Sfuggire a questo principio universale
sa tanto di fallire.
E proprio io non lo posso abbandonare,
smettere di ritenermi tale:
un viaggiatore a cui non serve ripartire
perché già cammina la strada
che giunge al posto
dove spariscono i passi dell’egoismo
e il suo mostro”.
Difficile ma affascinante..
Brava…
Grazie Folletto per aver commentato. Si e’ una storia che va interpretata; non si capisce subito che parla dei sentimenti che credo siano merce delicata e non si puo’ giocare con loro. Comunque sono uomo!!!