“È merce delicata non si tocca”,

mi disse con rapidi movimenti di bocca

e dal tono alterato della voce

capii quanto ci teneva.

Restava lì con aria scura,

se ne fregava che non vendeva;

poi d’un tratto mi rivolse la parola:

“Se non vuoi crescere lascia stare.

Di gente che d’impegni non ha voglia,

gioca e poi sbaglia ce n’è già troppa;

abituata a curiosare soltanto per provare.

Nei miei sacchi c’è aria

ma chi la respira riecheggia nella storia;

non farla rimanere soltanto una parola”.

Risposi col sorriso

poiché avevo inteso il vero

nel discorso affascinante del mercante.

“Misterioso venditore, ha ragione.

Ho processato, insolente, l’intenzione

credendomi in errore,

trovando in giro solo terra arsa

da cui era scomparsa la speranza.

Si vive come si ricorda,

si ricorda per vivere:

ogni gesto è già frutto di un percorso

che prevede un altro volto

su cui farlo apparire.

Sfuggire a questo principio universale

sa tanto di fallire.

E proprio io non lo posso abbandonare,

smettere di ritenermi tale:

un viaggiatore a cui non serve ripartire

perché già cammina la strada

che giunge al posto

dove spariscono i passi dell’egoismo

e il suo mostro”.

2 pensiero su “Il mercante”
  1. Grazie Folletto per aver commentato. Si e’ una storia che va interpretata; non si capisce subito che parla dei sentimenti che credo siano merce delicata e non si puo’ giocare con loro. Comunque sono uomo!!!

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