Sorrisi, guardandoti dormire
e tante volte attesi che ti svegliassi sola
senza alcun cenno, o parola
che tu risorgessi dal nostro silenzio
al quale entrambi consacrammo la vita
quella di due amanti che s’amano
e bastano a sé stessi.
Tante volte spiai oltre il muro di siepe il tuo arrivo
quante sere rimasi in compagnia dei tuoi passi
quelli che udivo sul vialetto di ghiaia
l’approssimarsi della mia felicità,
tu, che ti facevi sempre più vicina
sopra il mio cuore ti andavi a posare
o, avesse potuto durare per sempre
quel bacio, unico nel suo genere
quella di una sola anima
destinata a vivere in due corpi…
Lontani, eppure così vicini
come quelle sere in cui sentivo il tuo respiro sul collo
farsi flebile fino all’istante del sonno
tu credi che io, pazzo come sono
non ricordi nulla di noi due
eppure mai ricordo fu così tenace
nella memoria, così vivo
al passare degli anni resistente
lo stesso amore che mi bruciò l’anima
che io coltivai, nella lontananza
e nella sofferenza, ma che fu anche motivo di
gioia, tu mia unica felicità
Se amare è vano, lo è ancor di più amare poco
o non amare affatto
svuotai i tormenti della mia anima nella tua bocca
sulle tue labbra riposò la sofferenza di una vita
trascorsa forse non nella maniera giusta
ma ormai andata,
fosti la mia salvezza, la luce in un sentiero scuro
la strada che porta sempre a casa
il tuo corpo di ragazza la mia dimora
e nascondiglio dei miei pensieri stanchi…
Per quanto contino le parole di un vecchio pazzo
pazzo d’amore, che la vita ha deriso
se tutto fosse finito e ogni mio tentativo vano
se l’amore fosse già andato prima di noi
t’amai