Ho letto di recente e con piacere un saggio dedicato alla comparazione dell’opera della Bronte, Jane Eyre, con altri testi sequel e prequel, forma letteraria usata soprattutto nel mondo anglosassone e a cui anche la nostra celebre Bianca Pitzorno ha contribuito in proposito con la sua opera “ La bambinaia francese”.

Il titolo dell’opera è “Jane Eyre. Una rilettura contemporanea”, l’autore è Lorenzo Spurio, giovane scrittore molto attivo e conosciuto nel web che ama la scrittura ed è autore di molti testi di critica letteraria.

Egli mi ha permesso di leggere questa sua ultima creazione in anteprima e insieme abbiamo discusso su come le letture giovanili condizionino la formazione degli individui e l’approccio personale alla problematiche della vita.

Parlando con lui, mi sono trovata a ripensare a quali sono state le mie prime letture di bambina e mi sono ricordata della grande difficoltà incontrate in prima elementare, quando io sapevo già leggere e scrivere mentre apprendere ai miei tempi passava attraverso la lenta liturgia dei puntini, delle aste e delle immagini a cui corrispondeva il suono di una lettera dell’alfabeto; mi sono anche ricordata di quando un mio cugino, molto più grande di me, che si era trovato ad una festa della Befana del CRAL della ditta per cui lavorava, mi aveva regalato uno scatolone di “avanzi” della festa, i regali scartati dagli altri bambini: una quantità, che allora mi era sembrata enorme, di libri da leggere.

Oggi penso che quel mio cugino mi ha salvato la vita da quel momento in poi, perché ho scoperto prestissimo che c’era un luogo in cui potevo ritirarmi quando tutto mi dava fastidio, il mondo dei libri.

In quel primo grande e meraviglioso regalo c’erano testi che forse non erano del tutto adatti alla mia età, ma io mi abituai subito a distinguere tra la realtà che vivevo e quella dei libri; per me i due mondi erano ben divisi.

Chiacchierando con Lorenzo, mi sono ricordata di aver letto Jane Eyre dopo averne avuto notizia grazie alla citazione in un altro libro e mi sono arrovellata per ricordare quale fosse, Piccole donne, Piccole Donne crescono o Papà Gambalunga?

Curiosa, ho pensato di chiedere soccorso alla mia amica di una vita, Angela che come me è una lettrice infaticabile, a Laura e Federica che custodiscono ancora nella loro grande casa di famiglia i libri letti dalla nonna; mi manca di chiederlo a Lucia Grazia che ha condiviso con me affetto, banchi e anni di scuola elementare e media. L’informazione, al momento, non è ancora tornata alla memoria di nessuna di noi. Ho perfino fatto una scappata in biblioteca per cercare di trovarli, ma questi libri non sono disponibili.

In libreria non si vendono più.

Ma cosa leggono i ragazzetti oggigiorno?

Storie di vampiri, di fantasmi, di dinosauri, di gnomi, di extraterresti.

E i sani libri che parlano di bambini, di bambine, di vita normale, di famiglie, di ideali, di aspettative, di comportamenti, di valori, di virtù?

Non ce ne sono più, nessuno li scrive.

E pensare che noi, le nostre mamme, le nostre nonne abbiamo letto libri come Piccole donne, Piccole donne crescono, Piccoli uomini, I figli di Jo, La capanna dello zio Tom, Papà Gambalunga, Il lampionaio, Sandokan, Le tigri di Mompracen, Jane Eyre, Cime tempestose, Cuore,…

Libri stupidi?

Non credo proprio, perché veicolavano idee ed erano quegli scritti dei grandi autori che formarono le nostre coscienze.

Se pensiamo a chi era la Alcott che nei suoi libri scriveva dell’importanza dell’istruzione per le fanciulle, del dolore e della povertà collegata alla guerra, dell’importanza degli ideali, dell’amore fraterno e filiale, della dignità della persona e che può essere a buon conto considerata una delle prime scrittici che sostennero il valore della donna nella società americana…

Se pensiamo al libro della Beecher-Stowe, La capanna dello zio Tom, che al giorno d’oggi è criticato dalla comunità di colore americana per l’eccessiva remissività del protagonista, ma che ha creato la coscienza abolizionista nel mondo dei Bianchi che era contemporaneo all’autrice e ha successivamente inculcato l’idea del rispetto verso il ogni essere umano in generazioni di lettori giovani che hanno rivoluzionato in seguito il modo di pensare mondiale…

Se pensiamo al libro della Cummins, Il lampionaio, di cui si è persa notizia e che parlava del dramma dell’infanzia abbandonata associando la figura della bimba/giovane donna a quella di Cosetta nei Miserabili di Hugo e se riflettiamo sul fatto che la denuncia delle condizioni di sopraffazione e miseria non sono scomparse dalla faccia del mondo col passare del tempo, ma persistono e restano attuali nelle società terzo e quarto mondiali, sebbene ci sembrino incredibili e lontane da noi anni luce…

Se pensiamo a Papà Gambalunga della Webster che partendo dalla descrizione della vita dei ragazzi orfani cresciuti negli orfanotrofi, trattava il tema del miglioramento sociale dell’individuo e nel caso specifico della protagonista, una giovane donna senza famiglia che realizzava il suo desiderio di promozione sociale attraverso la conoscenza e lo studio, tanto che non mancava il lieto fine con un fortunato matrimonio miliardario…

Se pensiamo ai libri di Salgari che hanno aperto orizzonti impensati e voglia di viaggiare a generazioni di ragazzi, quando l’“andare in vacanza” e la “meta esotica” non esisteva ancora nemmeno concettualmente, se non per i pochissimi esploratori di cui leggiamo i nomi sulle enciclopedie…

Bene, se pensiamo a tutto ciò, ci rendiamo conto di quali grandi scrittori, dalle sorelle Bronte a London, a Kipling, a Verne, a Twaine, per citare solo pochissimi nomi tra i grandi scrittori che i ragazzi leggevano, ci rendiamo conto di quanto del pensiero moderno si sia formato nei piccoli lettori e nelle piccole lettrici di un tempo grazie alle letture dell’infanzia e dell’adolescenza.

Si parla spesso di superficialità di giudizio e di comportamento delle attuali giovani generazioni.

Forse tra i doveri degli adulti nei loro confronti va annoverato anche quello di fornire argomenti di riflessione che sappiano incidere sulle coscienze.

Forse al di là della teatralità, è necessario riscoprire il messaggio che si vuol dare.

Leggevo poche settimane fa di Winnie the Pooh, l’orsacchiotto buono, idolo dei bambini che nell’ultima trasposizione cinematografica delle sue avventure, prossimamente nelle sale cinematografiche, recupererà la semplicità dei cartoni animati all’origine. Il tentativo di farne un eroe avulso dalla semplicità che lo caratterizza e con effetti speciali fantasiosi, non piace ai bambini che hanno disertato quelle, tra le trasposizioni cinematografiche precedenti, rese in modo inutilmente avveniristico.

Il messaggio, dicevamo…

Se il compito dell’adulto è dare un messaggio educativo e se l’adulto rinuncia a tale suo compito precipuo, a chi si deve imputare la responsabilità della “superficialità” delle giovani generazioni?

6 pensiero su “Piccole Donne, Piccoli Uomini leggono…”
  1. Grazie cara Anna di questa intelligente riflessione.
    Samo in tempi diversi carissima, ma la bellezza, la capacità di trasmettere valori base, sogni, idee, voli sani, sono tutte componenti senza tramonto. Raccolgo queste riflessioni ricordando che anche in un futuro più o meno vicino, potrei avere ancora l’opportunità d’insegnare qualcosa ad un piccino.
    Baci.
    Sandra

  2. Ciao Anna
    anch’io da piccolo ho ricevuto in dono da un mio cugino uno scatolone, solo che al suo interno c’erano dei fumetti… sono stati però allo stesso modo loro a farmi avvicinare alla magia della lettura, e sono stati sempre loro a farmi passare poi alla lettura dei libri… Lo stesso discorso più o meno, si può fare anche con i cartoni animati, non c’è quasi più oggi un cartone animato “normale”, che parli di vita quotidiana… saranno i tempi diversi? Una cultura diversa?

  3. Per Slash:
    Forse gli anni sono diversi, ma l’uomo non cambia e ciò che costituisce il nucleo fondamentale dell’umanità resta integro, al di là del passare del tempo.
    La polverizzazione della cultura, la distribuzione delle idee in un porta a porta semplificato (vedi internet, tv) permette l’accesso a strati sempre più ampi di individui alla “cultura”.
    Perchè se è vero che internet può essere un rischio per le giovani (e non solo giovani) generazioni, considera, a quanto di gratuito può essere scaricato per arricchire il proprio bagaglio culturale.
    Resta ignorante, superficiale e membro di una mandria solo chi lo vuole.

    Per Sandra:
    Credo proprio che tu abbia ragione, saresti perfettamente in grado di trasmettere valori, sogni e principi ai piccoli.
    I tempi non cambiano e pensa a tutta la serie di favole (qualcuno ha fatto studi approfonditi in tale senso) che trasmettono idee, raccontate di nonna in nipote dall’inizio della notte dei tempi: il buono, prima o poi vince, il malvagio perde, sempre.

  4. Ciao Anna,
    una riflessione giusta e bella!
    Hai ragione, i tempi sono cambiati, ma per quanto mi riguarda trovo che sia bello leggere e scrivere storie che oltre a divertire o a emozionare sappiano anche insegnare qualcosa.
    Complimenti!
    Un abbraccio e 5 stelle.

  5. Cara Lucia,
    sì, i tempi sono cambiati, ma per fortuna non per tutti: se giovani come te amano leggere e scrivere, significa che c’è continuità e speranza.
    Ciao
    anna

  6. Ciao Anna, effettivamente la lettura, quella che ci insegna qualcosa intendo, non è più comune fra la gente, personalmente, mi piace leggere, e quando posso cerco di coinvolgere nella lettura i miei nipoti, perchè penso che leggere aiuta ad esprimersi, a capirsi, a capire la gente che ci vive intorno. Io mi sono fermata alle medie, purtroppo, e la lettura mi ha aiutato molto a potermi esprimere correttamente (almeno credo e spero!!!!!!!!!!!) Grazie per lo spunto di riflessione, un abbraccio da Betta

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