Già conosco quest’istante
Non so quante volte i miei occhi
l’hanno scrutato arrivare rapido da dietro l’angolo

Hanno aspettato
Con impazienza
Che scagliasse il suo colpo fatale

L’attesa
È peggiore della tempesta stessa
Meglio saperla presente che sentirla arrivare

L’attimo
Incrocia l’infinito…
In un gioco di luci e mistero
L’uomo è la sua umanità…

È un labirinto travestito di ricordi
“L’infinito”
Ha il potere irreale del trasformismo
Eppure
Anche adesso
Anche adesso che lo conosco…
Non riesco ad evitarlo

Non posso…
Prevedere il suo impeto
Né con che volto si presenterà “questa volta”

Ricordo
Il suo aspetto
Ma anche l’ultima volta aveva un volto nuovo
Del tutto diverso
Cambiato

Ha sempre avuto lo sguardo languido dei miei ricordi…
È quasi come se lo conservasse con gelosia
In uno scrigno fatto di lacrime
L’ha protetto
Per tutti questi anni
Custode inflessibile di una chiave

Gli leggo negli occhi la fame arida dei pensieri

Nello specchio…
Si sono vestiti di silenzio
I miei sguardi

L’attimo
Si è mascherato di mutismo:

Ride di me
L’orologio

Ride…
Ride di me
La mia anima

Il tempo
Indossa i panni delle parole che le mie labbra non sanno dire

Temono
Il riflesso di un fantasma ingombrante
La sua presenza…

Non osano
Pronunciare il suo nome

Le bocca sigillata di lamenti…

Eccolo

Nel viso pallido
L’ignoranza degli occhi:

Solitudine

Francesco Schioppa
tratto da “La memoria e il tempo”

3 pensiero su “L’attesa”
  1. E’ vero… “L’attesa è peggio della tempesta stessa”. Molto bella, 5 stelle

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